UNGHERIA: Lo scandalo del monopolio del tabacco

Il cambiamento è di forte impatto, non solo per i fumatori. Prima di tutto cambia l’aspetto delle città. Passeggiando per Budapest già da diverse settimane si nota un’esplosione di insegne marroni e di simboli rotondi bordati con i colori della bandiera ungherese, verde, bianco e rosso. Positivo da un lato per i turisti che trovano finalmente la lettera “T” a indicare i punti vendita di sigarette, poco appagante per gli occhi il resto. Un’uniformità che spaventa, non importa che interessino o meno gli articoli da fumo. I negozi hanno i vetri oscurati e mettono un poco di tristezza addosso. Con quel divieto d’accesso ai minori di 18 anni fanno pensare a degli squallidi locali a luci rosse. Dal 1 luglio 2013 i tabacchi possono essere venduti solo in appositi punti vendita, gestiti dai vincitori delle circa 5mila licenze concesse dietro bando dal governo ungherese. Tutti gli altri rivenditori hanno a disposizione l’estate per finire le scorte, poi non potranno più commercializzare sigarette e tabacco. Secondo la stampa locale in questo modo i punti vendita dove, in Ungheria, è possibile acquistare tabacchi sono passati da 42mila a 5.400.

La vera rivoluzione, o dovremmo dire terremoto, è ai danni dei proprietari dei vari piccoli empori tanto diffusi in Ungheria, i minimarket spesso aperti 24 ore noti come “ABC”, dove trovare generi alimentari di base, alcolici, prodotti per l’igiene e, fino a poco tempo fa, le sigarette. Già colpiti duramente dal divieto di vendere alcolici dopo le ore 22, adesso vedono il loro giro d’affari ridursi drasticamente e non sono in pochi a gridare rabbia contro la decisione del governo. Oltretutto i nuovi tabaccai potranno vendere anche snack, gelati, birre e altri prodotti, portando via ancora più ricavi agli altri negozi. Una stretta inserita nell’ambito di un più ampio programma contro il fumo e in questo senso condivisibile, ma che presenta almeno due punti critici: primo quello sull’assegnazione delle licenze che sarebbe stata, a quanto pare, condizionata del tutto dalla vicinanza o meno alla Fidesz e dai contributi al partito; secondo la limitazione di libertà, la capacità di intervenire sulla vita delle persone e sulle possibilità dei negozianti. Si parla di 700 licenze finite in mano alla stessa famiglia, 700 su 5000 non sono certo poche!

Gli stranieri che non sanno niente della nuova legge guardano spaesati gli espositori di sigarette del tutto vuoti di uno dei tanti negozi di generi vari del centro di Pest. Chiedono dove sono le sigarette, la cassiera sbuffa, dice che può vendergli solo cartine e accendini, indica con occhio torvo il nuovo shop, pronto ma chiuso, dall’altro lato della strada: “tra qualche giorno potrete comprarle lì”.

Devo dirlo, questa è una modifica che fa impressione. Certo, al mio arrivo in Ungheria trovai eccessivo e anomalo che vendessero le sigarette persino al bar della mensa dell’università e che la gente fumasse in ogni dove senza ritegno, persino in treno. Indubbiamente è piacevole rientrare a casa con gli abiti che non puzzano di fumo come se fossi appena uscito da una ciminiera, quindi ben vengano le norme che vietano di fumare nei luoghi pubblici, nelle stazioni dei mezzi e davanti ai locali, ma pare che adesso le regole stiano diventando troppo stringenti. Senza contare i dettagli.

Per comprare di sigarette di notte bisogna munirsi di mappa: se ne trova una con tanto di indicazioni sugli orari di apertura sul sito dei negozi di tabacchi di stato, da cui è evidente la disomogeità delle insegne “T”. Se la persona che si ferma a comprare le sigarette ha con sè un minorenne, deve lasciarlo fuori dalla porta: non si possono vendere le sigarette davanti ai minori di anni 18. Quindi il figlio di due anni va lasciato da solo sul marciapiedi, per entrare a comprare un pacchetto di sigarette. Orbán, si sapeva già, se la prende con tutto ciò che non apprezza, se ne impadronisce in qualche modo e lo gestisce a suo piacimento. Nel caso del fumo c’è l’attenuante di provocare una riduzione di un vizio dannoso per la salute, ma i danni di questo provvedimento sono tangibili, “sulla pelle” di tanti negozianti che ora faticano più di prima a restare a galla.

Chi è Claudia Leporatti

Giornalista, è direttore responsabile del giornale online Economia.hu, il principale magazine in italiano sull'economia ungherese e i rapporti Ungheria-Italia, edito da ITL Group. Offre tour guidati di Budapest in italiano e inglese. Parla inglese e ungherese, ma resta una persona molto difficile da capire. Scrive racconti e sta lavorando (o pensando) al suo primo romanzo. Nata a Bagno a Ripoli (Firenze) senza alcuna ragione, vive a Budapest, per lo stesso motivo.

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4 commenti

  1. Ottimo articolo. Complimenti a Claudia Leporatti!

  2. L’articolo rende molto bene l’idea come un provvedimento di questo genere potrebbe scombussolare gli equilibri di un’importante fetta di economia. Non sono fumatrice, anzi mi reputo una persona che nel suo piccolo contribuisce alla lotta contro il tabacco, ma sono d’accordo col fatto che il problema è molto più complesso. Un rinnovato grazie per il Vs. servizio svolto a Budapest.

  3. ottimo articolo della sempre brava Claudia. Il tema è molto complesso e le soluzioni non posso non scontentare una parte delle persone chiamate in causa, vuoi come fumatori o esercenti. Poi bisogna considerare che quando si vanno a toccare e ledere degli equilibri soprattutto in periodi di vacche magre, le ferite sono ancor più dolorose. Detto questo vorrei solo soffermarmi su un aspetto, LA SALUTE, fumare fa male ed il governo deve trovare forme di disincentivazione e pongo una domanda a cui solo il tempo potrà dare risposta: è più deterrente obbligare l’acquisto all’interno di negozi vietati ai minori o rendere tale vendita accessibile a tutti in agni luogo ed a qualiasi ora???

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