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UNGHERIA: Il monumento in memoria dell'invasione nazista divide il paese

Lo scorso gennaio il premier Viktor Orban ha annunciato la costruzione di un monumento in memoria dei caduti durante l’occupazione nazista a Budapest. Inizialmente il giorno dell’inaugurazione era previsto per il 19 marzo 2014, anniversario dell’occupazione tedesca in Ungheria, poi posticipato al 31 maggio. I manifestanti, tra occupazione e distruzione delle recinzioni metalliche, hanno ottenuto il rallentamento dei lavori, ma il governo non ha ancora fatto marcia indietro ufficiale sulla questione.

Il leader del Fidesz è stato già diverse volte accusato di antisemitismo e favoreggiamento di movimenti sciovinisti. Questo nuovo progetto non ha fatto altro che incrinare ancora di più i rapporti con le comunità ebraiche ungheresi, che hanno definito l’iniziativa come un tentativo del governo in carica mirato a minimizzare e sottovalutare il ruolo che ha avuto il popolo magiaro durante la seconda guerra mondiale.

L’associazione delle comunità ebraiche d’Ungheria (Mazsihisz), tra i primi oppositori, ha messo in luce il fatto che le deportazioni sono avvenute anche grazie alla collaborazione dei nazisti ungheresi, in quanto all’epoca alleati della Germania nazionalsocialista. “Così facendo si accusano solo gli occupanti” sostiene l’Associazione “in realtà le deportazioni sono avvenute con la piena collaborazione delle autorità ungheresi durante il regime Miklos Horthy”.

Orban, d’altro canto, ha spiegato che il suo è un tentativo di onorare le vittime del nazismo, senza nessuna distinzione razziale o politica. Il premier ha inoltre aggiunto che la comunità ebraica è perfettamente integrata con la nazione, è stato stabilito un Giorno della Memoria dell’Olocausto e costruito un museo dedicato, le associazioni vengono sempre consultate per ogni decisioni loro riguardanti e ha dichiarato zero tolleranza verso l’antisemitismo.

Gli oppositori, però, ipotizzano che il suo sia più un gioco strategico sia a livello di revisione storica per purificare l’immagine dell’Ungheria durante l’invasione nazista(ciò traspare anche dal bozzetto della statua: l’aquila imperiale tedesca attacca l’Arcangelo Gabriele, simboleggiante la nazione), sia per questioni politiche. Negli ultimi anni, purtroppo, movimenti nazionalisti di estrema destra stanno sempre più prendendo piede: esemplare il caso Movimento per un’Ungheria Migliore (Jobbik), notoriamente antisemita e negazionista, che alle scorse elezioni è risultato terzo partito nazionale con il 20,46% dei voti, di cui la maggior parte ex elettori del Fidesz, che ha perso circa 700.000 elettori e ora punta ad una supermaggioranza.

L’olocausto è un argomento delicato e controverso in Ungheria. Budapest ospita una delle più numerose comunità ebraiche d’Europa. Passeggiando per le sue strade si può ammirare la seconda sinagoga più grande del mondo fuori da Israele (la Grande Sinagoga in via Dohany), posta nell’ex ghetto, oggi uno dei luoghi più vivi e suggestivi della capitale.

Uno dei problemi fondamentali che le associazioni rimarcano è il mancato riconoscimento da parte dell’Ungheria della collaborazione con i tedeschi, nonostante all’epoca molti cittadini ungheresi parteciparono attivamente alle attività naziste, tra cui le deportazioni di cittadini ebrei.

Le reazioni alla notizia sono state diverse. Le associazioni ebraiche, oltre ad avere boicottato la serie di eventi “Holocaust 2014” per il 70° anniversario dell’occupazione in Ungheria da parte delle truppe tedesche, hanno anche rifiutato i soldi del governo destinati al rinnovo e restauro di alcune sinagoghe della capitale.
Le proteste sono arrivate persino oltreoceano: lo storico americano di origini magiare Randolph L. Braham ha riconsegnato l’onorificenza conferitagli dall’Ungheria nel 2011. Braham, sopravvissuto alla Shoah, ha usato le parole “falsificazione tendenziosa della storia ungherese” riferendosi all’iniziativa proposta dall’attuale governo, aggiungendo inoltre: “aggiunto che il monumento ha come scopo quello di “assolvere gli ungheresi dalle colpe dell’Olocausto”.

Ultimo ma non meno importante, il luogo scelto per l’erezione dell’opera commemorativa è Szabadsag tér, (in italiano “Piazza della libertà”) dove sorge già il memoriale che ricorda l’occupazione sovietica in Ungheria.

Chi è Giulia Pracucci

Classe 1991, laureata in Mediazione Linguistica e Culturale con una tesi sulla carriera degli interpreti dei dittatori. Dopo aver passato un inverno in Lettonia e una primavera in Germania, si stabilisce a Budapest dove vive e lavora da quasi tre anni.

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