L’Ucraina continua a fare i conti con il proprio passato rivedendo e reinterpretando la propria storia del novecento. Appena qualche mese fa le incaute, e prestabili a facili interpretazioni, parole del Premier Yatseniuk sulla presunta “invasione sovietica della Germania” durante la seconda guerra mondiale hanno provocato qualche imbarazzo diplomatico a Berlino. Episodio passato in secondo piano grazie alle dichiarazioni di Grzegorz Schetyna che hanno messo in discussione la paternità russa/sovietica della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz alla vigilia della commemorazione annuale. Nelle ultime settimane il governo ucraino è passato dalle parole ai fatti presentando alcuni progetti di legge volti a mutare la visione fin ora dominante di alcuni eventi storici del novecento.
La parola d’ordine è lotta per l’indipendenza
Tra i progetti di legge più controversi e potenzialmente divisivi approvati di recente dalla Verkhovna Rada troviamo quello sullo “status giuridico e memoria dei partecipanti nella lotta per l’indipendenza ucraina nel ventesimo secolo”, sul divieto della “propaganda del comunismo e del nazismo” e sull’istituzione di una nuova festività, la “giornata della memoria e della riconciliazione”.
La prima legge (N°2538-1) del pacchetto della cosiddetta “decomunistizzazione” dell’Ucraina è stata promossa da Yuriy-Bohdan Romanovych Shukhevych. Eletto nelle file del Partito Radicale di Oleg Lyashko, ex-membro dell’Assemblea Nazionale Ucraina (organizzazione politica confluita nel 2014 all’interno di Praviy Sektor) Yuriy Romanovych è figlio di Roman Shukhevych, comandante in capo dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA) dal 1943 alla sua morte nel 1950. Grazie al voto favorevole di 271 parlamentari la nuova legge riconosce l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) di Stepan Bandera, di cui l’UPA era il braccio armato, insieme ad alcune altre organizzazioni vicine al nazionalismo ucraino, come i principali “artefici della lotta per l’indipendenza” del paese. Il documento sottolinea, inoltre, che per lotta per l’indipendenza nel ventesimo secolo s’intende il periodo che va dal 1917 all’agosto 1991.
Questo provvedimento arriva al culmine del percorso di rivalutazione del ruolo di OUN-UPA che, dopo l’interruzione dal 2010 (nomina di Stepan Bandera come eroe nazionale da parte di Yushenko), ha ripreso vigore nell’ultimo anno con il simbolico spostamento, ad opera di Petro Poroshenko, del “Giorno del difensore dell’Ucraina” al 14 ottobre, anniversario della nascita dell’UPA.
Fine del comunismo
Lo stesso giorno la Verkhovna Rada ha trasformato in legge il progetto che vieta la propaganda dell’ideologia comunista e di quella nazional-socialista. Uno dei punti cruciali e dei presupposti della legge risiede nel riconoscimento ufficiale del regime sovietico (’17-‘91) come “criminale” e responsabile della politica di “terrore di stato”. La stessa terminologia viene utilizzata per il regime totalitario nazista. L’utilizzo di simboli e materiali legati sia al comunismo sia al nazismo saranno così banditi ed i trasgressori puniti.
Sul piano politico rimane sempre più incerto il futuro del Partito Comunista Ucraino, nonostante il fatto che il tribunale distrettuale amministrativo di Kiev abbia di recente respinto la richiesta del Ministero della Giustizia di vietare l’attività del partito di Symonenko, giudicando infondate le accuse di separatismo.
Rivedere la seconda guerra mondiale
Il Parlamento ha sostenuto, infine, la legge per l’istituzione di una nuova festività nazionale, “Giorno della memoria e della riconciliazione”, con lo scopo di onorare tutte le vittime della Seconda Guerra Mondiale. Pur non annullando la “Giornata della Vittoria” dell’Armata Rossa sulle forze nazi-fasciste, festeggiata il 9 maggio, l’istituzione di una nuova festività l’8 maggio andrà a creare in pratica due feste parallele in onore del secondo conflitto mondiale.
L’approvazione delle leggi che vanno a toccare il passato sovietico e “la Grande Guerra Patriottica” (definita ora solo come Seconda Guerra Mondiale), si inseriscono così in un già teso dibattito politico-diplomatico su questi temi, sfociato in una puerile “lotta” tra le cancellerie mondiali e Mosca sulla partecipazione dei vari leader alla consueta parata del 9 maggio. Lo stesso Pavel Petrenko, Ministro della Giustizia, al momento delle presentazione del pacchetto di leggi, aveva promesso, infatti, che queste sarebbero state approvato al più presto e “comunque prima del 9 maggio”. L’obiettivo appare quello di istituire una festività simbolicamente alternativa a quella che a Kiev chiamano “dell’aggressore”.
Provvedimenti divisivi
In un contesto estremamente polarizzato come quello dell’Ucraina attuale, alle prese con una guerra che si combatte anche in forma di slogan e propaganda, i recenti provvedimenti della Verkhovna Rada rischiano di ampliare ulteriormente le divisioni interne al paese. Di questo avviso, ad esempio, è Vladimir Paniotto, direttore dell’Istituto Sociologico Internazionale di Kiev, che sottolinea come “l’assenza di consenso all’interno della società su alcuni temi storici” potrebbe essere ulteriormente amplificata dalle nuove leggi che reinterpretano simboli e storia del paese. Secondo le ricerche dell’Istituto, la vittoria nella seconda guerra mondiale si trova al terzo posto tra le festività più sentite dalla popolazione, mentre l’attività e la storia dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN), dell’UPA e della figura di Stepan Bandera è tuttora uno degli argomenti più divisivi e controversi.
Irina Bekeshkina, direttrice del Fondo “Iniziativa democratica”, sottolinea come simili provvedimenti in un momento così conflittuale non sono solo privi del tempismo e del consenso necessari per affrontare temi così delicati, ma rischiano anche di provocare reazioni e movimenti di gran lunga più “pericolosi e con attitudini maggiormente filorusse” rispetto all’attuale Partito Comunista.
Nel tentativo di rigettare i legami storici con Mosca e ogni pretesa di “dominio” da parte del Cremlino, il pericolo è quello di accrescere le contrapposizioni e la divisione che caratterizzano la società ucraina. Il modello “riparativo di state-building” che ha alle spalle quello che Richard Saka nel suo ultimo libro definisce come una “visione monista” dello stato Ucraino, rischia di marginalizzare ulteriormente l’approccio pluralista alla questione dell’identità nazionale. Quest’ultimo, rappresentato negli anni ’90 dal dissidente sovietico Viacheslav Chornovil e dal suo movimento Rukh, ha una visione multidimensionale e inclusiva dello stato, l’unica capace di trarre forza dalle contrapposizioni del paese.
In effetti, proprio il fallimento nel trovare una forma politica in cui tutte le diversità possano essere iscritte in un ordine costituzionale ampiamente condiviso appare come una delle cause più profonde dell’attuale crisi. Probabilmente solo una lenta e partecipativa riscoperta di queste diversità potrebbe rimarginare le ferite di un paese che è ancora alla ricerca della propria identità unificante.