TURCHIA: La legge francese sul genocidio armeno che non piace agli armeni

di Murat Cinar

Il 23 gennaio 2012 il Senato francese ha accettato una proposta di legge che riconosce come atto criminale la negazione delle tesi legate al genocidio armeno. Questo senz’altro ha originato tensioni nei rapporti tra Turchia e Francia, ma anche suscitato dubbi tra i cittadini di diversi Paesi di etnia armena.Una legge contro il negazionismo

Qualche giorno prima il Parlamento francese aveva approvato la stessa proposta di legge. La scorsa settimana anche il Senato ha discusso l’argomento e centoventisette senatori hanno espresso parere favorevole, mentre ottantasei membri hanno dissentito. Adesso tocca al Presidente della Repubblica firmare la proposta di legge che diventerà così una legge a tutti gli effetti. Les jeux sont, praticamente, faits: il presidente Nicolas Sarkozy ha inviato infatti una lettera, il giorno seguente, al primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan augurandosi che questa decisione non danneggiasse i rapporti tra i due Paesi e sottolineando quanto fosse importante fare i conti con il passato.

Le sanzioni e la Corte costituzionale

Garantiva, così, alla comunità internazionale che avrebbe firmato la proposta nel momento in cui fosse arrivata al suo tavolo. Le sanzioni previste per i negazionisti sono piuttosto salate; tre anni di galera e quarantacinquemila euro di multa. Tuttavia, una proposta di legge – con le firme di almeno sessanta parlamentari e/o senatori – può essere portata dinanzi alla Corte costituzionale e, secondo la dichiarazione, della senatrice Nathalie Goulet, c’è questo tipo di intenzione tra i membri del Parlamento e del Senato.

Le presidenziali francesi e la questione armena

Le motivazioni che hanno portato il Governo francese a fare una mossa del genere sono molte: il presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, sta certamente cercando di assicurarsi il maggior numero di voti possibile considerando che il 22 aprile prossimo si svolgeranno le elezioni presidenziali ed i sondaggi non lo mostrano come l’unico possibile vincitore; inoltre, durante la campagna elettorale del 2007, Sarkozy aveva promesso di varare questa legge. I voti dei cittadini francesi di origini armene, come soprattutto quelli che vivono a Marsiglia, sono più che preziosi. Ovviamente, oltre alla garanzia dell’appoggio di una parte dell’elettorale nazionale, Sarkozy mostra di voler ribadire la sua posizione contraria, chiara e netta, rispetto all’ingresso della Turchia in Europa. Così facendo, Sarkozy riuscirà ovviamente a rafforzare la propria posizione verso l’elettorato più orientato a destra, probabilmente riuscendo a “spostare” a suo favore i voti dei candidati più nazionalisti.

La posizione di Orhan Dink: “una Francia razzista

Tuttavia quello che è più importante, a mio parere, è l’impatto di questa legge sulla società francese e sulla storia umana. Possiamo parlare per ore ed ore in merito e scrivere pagine su pagine di tesi e proposte. Io preferisco riportare le parole sagge di Orhan Dink (fratello di Hrant Dink, giornalista di origini armene, perseguitato dallo Stato turco e ucciso cinque anni fa da un giovane nazionalista), critico nei confronti dei governi turchi che hanno quasi sempre ignorato la storia e le possibilità di creare spazi e momenti per iniziare a costruire un futuro di convivenza pacifica tra i popoli della Turchia.

“Chiamo in causa i nostri fratelli e le nostre sorelle: prima di tutto voi dovete essere contro questa legge. Non possiamo lasciare il nostro dolore e la nostra dignità nelle mani di queste persone. Noi non vogliamo rivivere i nostri dolori presso i Parlamenti. Mio fratello è stato condannato grazie all’articolo 301 del codice penale, ossia l’hanno accusato di aver offeso l’identità turca. Anche se lui non ha mai commesso un atto del genere questo regolamento razzista l’ha portato alla morte. La Francia sta facendo la stessa cosa: in Turchia le persone non sono ancora ben informate sulla storia e su quello che è successo nel 1915 quindi, partendo da questa considerazione, come può la Francia pretendere che nasca una coscienza collettiva che non nega quello che è successo nel 1915?.

Una legge contro la libertà d’espressione

Questa decisione è contro la libertà di espressione e contro i diritti umani. Questa legge non serve ad alleggerire il dolore dei nostri antenati. Di questo dolore dovrebbe parlare il Parlamento turco. Nel momento in cui si inizierà a parlare in tutte le sedi del nostro dolore noi potremmo avere una prospettiva per il futuro in questo Paese.”

Il pozzo della verità negata

Concludo rifugiandomi in alcune dichiarazioni di Hrant Dink:
“Ci sono persone che cercano di trattenere il popolo armeno in un pozzo sotto la terra profonda per 1915 metri. Vogliono fargli vivere ancora quel trauma. Invece il popolo armeno dovrebbe ormai raggiungere la luce che sta fuori e liberarsi da quel pozzo. […] Non si dovrebbe cercare l’identità armena tra le tombe del 1915. Io vivo il mio dolore dentro di me ogni giorno”.

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4 commenti

  1. Grazie al lavoro di Murat abbiamo finalmente potuto raccontare su queste colonne del genocidio armeno, e lo abbiamo fatto ricordando Hrant Dink, giornalista turco di origini armene perseguitato da Ankara e poi ucciso da un giovane nazionalista turco. Testimonianza di come, ancora oggi, la minoranza armena in Turchia sia minacciata.

    Ora, sempre grazie a Murat, possiamo anche discutere sul senso della condanna al negazionismo. Quella francese, abbiamo visto, è una legge finalizzata ad accaparrasi il voto degli armeni di Francia. Ed è anche, secondo me, un pericolo. Imprigionare, multare, mettere a tacere, chi nega il genocidio armeno o quello ebreo è (sempre secondo me) sbagliato. Tutti, in democrazia, hanno il diritto di esprimere la propria opinione. Altrimenti non è più una democrazia compiuta ma “limitata” ad alcuni aspetti.

    Se le democrazie hanno paura delle idee, per quanto prive di fondamento storico e per nulla condivisibili, che negano i genocidi allora le democrazie sono deboli. Non le si rinforza certo mettendo bavagli ai detrattori. Ma coltivando cittadini che siano “buoni democratici”, consapevoli e svegli. Come? Con la scuola. Una scuola democratica, aperta a tutti, di buon livello, gratuita. Visto lo Stato della scuola nelle democrazie, è forse bene cominciare da lì: in modo che cittadini di domani non siano più vittime di retoriche infondate.

    Matteo

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