Vincono i laici di Nidaa Tounis (Appello per la Tunisia), grande sconfitta per il partito islamista Ennahdha (Movimento della Rinascita) che perde quasi il 10% dei voti. Stando agli exit poll e a diversi istituti di rilevazione, la situazione ormai è chiara. Nidaa si attesta fra il 36 e il 38%. Lo segue a distanza Ennahdha, dato in una forbice fra il 24 e il 31%. Sotto il 10% tutti gli altri 90 partiti, molti dei quali entreranno in parlamento grazie al sistema proporzionale. I primi tre sono l’Unione Patriottica Libera (UPL) col 4,8-7%, il Fronte popolare, che raggruppa diverse formazioni socialiste e marxiste (5-5,5%), e Afek Tounis (2,8%). Resterebbero praticamente senza rappresentanza il Congresso per la Repubblica (CPR) e Ettakatol, che nel 2011 erano entrati nella coalizione di governo.
Un parlamento senza maggioranza
I risultati ufficiali saranno resi noti entro giovedì 30, ma è difficile che ci siano sorprese. La disfatta di Ennahdha si misura con il numero di seggi guadagnati: appena 60 rispetto agli 89 delle scorse elezioni. Va decisamente meglio per Nidaa, fondato nel 2012 e quindi alla sua prima prova elettorale, anche se con circa 80 seggi resta lontano dalla soglia di autosufficienza, fissata a 109. Per raggiungerla dovrà stringere alleanze con altre formazioni.
Né Nidaa né Ennahdha hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali, preferendo aspettare che l’ISIE, l’istanza superiore indipendente per le elezioni, fornisca i risultati definitivi. Beji Caid Essebsi, leader di Nidaa, in conferenza stampa si è limitato a dichiarare: “Gli indicatori in nostro possesso sono positivi e ci rassicurano”, senza però parlare di vittoria. Rashid Gannoushi ha invece dichiarato che gli exit poll non sono attendibili, precisando che in ogni caso rispetterà la volontà degli elettori.
La macchina elettorale ha funzionato bene
Già alla chiusura delle urne, domenica alle 18, sono invece arrivati i dati sull’affluenza. Il tasso di partecipazione supera di poco il 60%, ovvero circa 3 milioni di elettori. Ne manca all’appello più di un milione tra chi si era recato alle urne nel 2011 per eleggere la Costituente. È nelle regioni più povere dell’interno che si è votato di meno. Kasserine, Gafsa, Sidi Bouzid: qui erano nate le prime proteste che portarono alla rivoluzione dei gelsomini, qui il malcontento sembra sempre alto. Scarsa invece la partecipazione degli elettori all’estero, che non raggiunge il 30%.
Soddisfatti gli osservatori internazionali. Secondo Annemie Neyts-Uyttebroeck, capo della missione d’osservazione dell’Unione Europea, “il voto si è svolto in maniera più che soddisfacente”. Per garantire la sicurezza ai seggi, il Governo ha mobilitato 80mila poliziotti. Nella serata di domenica il presidente degli Stati Uniti Obama ha inviato un messaggio di congratulazioni al popolo tunisino, definendo questa tornata elettorale come una tappa fondamentale nel consolidamento della democrazia.
Foto: AP/Hassan Ammar