Tatari di Crimea è il termine usato per identificare le popolazioni turche tradizionalmente stanziate sulla costa settentrionale del Mar Nero, e in particolar modo nella penisola di Crimea. Tatari (spesso storpiato in tartari), è in realtà un vocabolo estremamente generico che sta ad indicare tutti i popoli di lingua e cultura turca dell’Europa orientale e della Russia. Originariamente riferito ai turchi che si insediarono nella regione del Volga a seguito degli eserciti mongoli, e che costituirono il nerbo del Khanato dell’Orda d’oro, questo appellativo finì per designare un insieme vasto ed estremamente eterogeneo di popolazioni. Tutti i tatari sono infatti di stirpe turca, ma possono differire gli uni dagli altri allo stesso modo di un italiano e un portoghese all’interno del mondo romanzo. I tatari di Crimea non vanno quindi confusi con altre realtà che portano lo stesso appellativo, e neppure considerati come una varietà locale di un’ipotetica ed inesistente nazionalità tatara. È dunque necessario sottolineare come, malgrado il nome, essi siano un popolo diverso per lingua e cultura dai tatari che vivono nel Tatarstan o in altre regioni.
L’importanza della Crimea nel mondo turco è data innanzitutto dalla sua particolare posizione di confine e cerniera tra due grandi gruppi etnico-linguistici turchi: gli oğuz e i kıpçak. Il gruppo oğuz, a cui appartengono proprio i turchi dell’Anatolia, è sicuramente il più grande e conosciuto. Esempi di popoli di stirpe kıpçak sono invece i tatari della Russia, i kazaki e i chirghisi. Queste due grandi famiglie hanno storicamente avuto nella Crimea un luogo privilegiato di incontro e di commistione culturale.
I tatari di Crimea non rappresentano in effetti una totalità omogenea, ma piuttosto un insieme di micro-etnie unite dall’appartenenza al gruppo linguistico turco e da una storia comune. Si possono distinguere almeno tre sottoinsiemi chiaramente definiti. Gli yalıboyu, che vivono sulle coste meridionali della Crimea, hanno caratteristiche culturali e linguistiche tipicamente oğuz, tanto da essere difficilmente distinguibili dai turchi della Turchia. Al contrario i noğay, storicamente insediati nelle zone steppose del nord, sono a tutti gli effetti identificabili come kıpçak. La maggioranza dei tatari di Crimea appartiene tuttavia all’etnia tat, tradizionalmente diffusa in tutta la costa settentrionale del Mar Nero e che presenta caratteristiche intermedie tra i gruppi oğuz e kıpçak.
A questi tre gruppi principali, costituiti quasi esclusivamente da musulmani sunniti, vanno aggiunti i cristiani turcofoni chiamati urum. Particolarità caratteristica della Crimea è anche la curiosa presenza di una piccola minoranza di ebrei di lingua turco-tatara, a loro volta divisi nei due sottogruppi dei kırımçak e dei karay: i primi aderiscono all’ebraismo rabbinico, mentre i secondi al caraismo.
Da un punto di vista tanto politico quanto culturale, la Crimea ha tradizionalmente gravitato attorno all’Impero ottomano, e quindi a Istanbul e alla Turchia. Per questa ragione la parlata degli yalıboyu, estremamente affine al turco parlato in Anatolia, ha storicamente avuto un prestigio maggiore. İsmail Gaspiralı, uno dei più grandi intellettuali che l’intero mondo turco abbia mai avuto, alla fine del XIX secolo sviluppò una lingua letteraria tataro-crimeana, ispirandosi proprio a questi dialetti oğuz della Crimea meridionale. Tuttavia, la moderna lingua letteraria dei tatari di Crimea si basa più sui dialetti tat – i più diffusi e caratteristici della Crimea – e presenta, accanto a tratti genuinamente oğuz, anche alcune caratteristiche tipicamente kıpçak. Gaspiralı aspirava infatti a dare il suo contributo alla civiltà turca in senso più generale, mentre oggi l’interesse principale è di utilizzare una lingua il più possibile caratterizzante dei tatari di Crimea, per contribuire alla sopravvivenza di questa cultura sempre più minacciata.
Nonostante la presenza di molti sottogruppi linguistici e confessionali, i tatari di Crimea si percepiscono come un solo popolo, unito da una storia e una cultura comune. L’identità del popolo tataro di Crimea coincide in gran parte con il Khanato di Crimea, uno Stato esistito tra il XV e il XVIII secolo nella parte settentrionale del Mar Nero. Retto dalla dinastia dei Giray, discendente di Gengis Khan e vassalla degli ottomani, il Khanato rappresentò per molti secoli una delle maggiori potenze dell’Europa orientale. Coerentemente con il proprio carattere di frontiera, l’organizzazione del Khanato presentava una mescolanza tra le leggi e i modelli mutuati dall’Impero ottomano, e l’organizzazione per clan familiari, tipica dei Khanati kıpçak che l’avevano preceduto nell’Europa orientale. I tatari di Crimea prosperarono fin quando poterono contare sul supporto degli ottomani, da cui dipendevano fortemente dal punto di vista politico, militare ed economico. Quando l’Impero ottomano cominciò a palesare segni di debolezza, tali da non potere più reggere un confronto ad armi pari con il rivale russo, per il Khanato fu la fine.
Gli Zar entrarono in possesso della Crimea nel 1783, e da questo momento cominciò un esodo di massa dei musulmani turcofoni dalle coste settentrionali del Mar Nero verso la Turchia. Si stima che nel corso del XIX secolo, circa un milione di persone abbandonarono i territori dell’ex-Khanato per rifugiarsi in Anatolia. Oggi la maggioranza dei tatari di Crimea vive in Turchia: nella sola provincia di Eskişehir, una delle più massicciamente interessate dall’arrivo dei profughi, essi eguagliano il numero totale di coloro che risiedono ancora in Crimea.
Per chi scelse di rimanere nella propria terra, il destino fu quello di essere sudditi di seconda categoria, che videro i propri scarsi diritti ulteriormente ridotti nel corso del tempo. Questa situazione non cambiò in modo sostanziale con la caduta dello zarismo e la nascita dell’Unione sovietica. Fu anzi nel periodo staliniano che i tatari di Crimea vissero le persecuzioni più atroci. Nel maggio del 1944 tutta la popolazione tatara crimeana, pretestuosamente accusata di collaborare con gli invasori nazi-fascisti, fu deportata in Asia centrale. Quasi la metà morì durante gli interminabili viaggi e il lavoro nei campi di prigionia, e ai sopravvissuti fu concesso di ritornare nella propria terra solo con l’inizio della perestrojka a metà degli anni ’80. Essi trovarono però una Crimea molto cambiata, ormai quasi totalmente russificata, che non si dimostrò accogliente verso i musulmani di lingua turca che tornavano. Oggi in Crimea vivono poco più di 200.000 tatari, circa il 12% della popolazione, una comunità piuttosto piccola e mal vista dalla maggioranza russofona. Dopo decenni di esilio i tatari sono oggi nella situazione di chi è diventato straniero nella propria terra. L’ostilità e la paura che i tatari nutrono oggi verso la Russia, è dunque conseguenza di una lunga storia di violenze e soprusi.
Eppure questo piccolo popolo, quasi del tutto ignorato prima che i venti di guerra tra Russia e Ucraina puntassero i riflettori del mondo sulla Crimea, ha avuto un ruolo non secondario nella storia dell’Europa. La temibile cavalleria dei Khan di Crimea, componente fondamentale degli eserciti ottomani, ha suscitato per secoli il terrore di tutti i nemici del Sultano, al punto di creare il mito occidentale dei “tartari” come sanguinari cavalieri della steppa. Nel 1683, dopo il disastro rappresentato dal fallito assedio di Vienna, una parte della dirigenza ottomana prese in considerazione di sostituire la Casata di Osman con un’altra dinastia. La scelta sarebbe caduta proprio sui Giray della Crimea. Questa possibilità ovviamente non si concretizzò, ma l’esempio può essere sufficiente a dimostrare l’eccezionale prestigio del Khanato di Crimea. I tatari di Crimea sono dunque una piccola nazione con una grande storia, di cui non è ancora arrivato il momento di scrivere la fine.
FOTO: AP, BBC
Grazie, molto interessante.
In effetti, presi dalle tensioni dell’oggi, ci si dimentica sempre degli abitanti originari della Crimea. E’ come se ci dimenticassimo della incisiva e fondamentale presenza germanica in Slesia e Prussia Orientale o di quella veneta in Istria e Dalmazia, solo perché oggi la composizione etnica di quelle terre molto è differente da ciò che era fino a sessant’anni fa.
I tatari NON SONO gli abitanti originari della Crimea, sono anche loro discendenti di invasori, i mongoli dell’Orda d’oro
Gentile Vlad,
non capisco il senso del tuo commento, e soprattutto l’indignazione che traspare dall’utilizzo della maiuscola, che in internet equivale ad urlare, e non è mai bello.
Nell’articolo non si parla dei tatari come del popolo “originario” della Crimea. Come sicuramente sai, nessun popolo in Europa – ad eccezione forse dei baschi e pochi altri casi estremi – è “originario” della terra in cui vive. Però ci sono popolazioni storicamente insediate in un determinato territorio con cui hanno un legame unico che rende quel posto la “loro terra”. Questo legame è dato innanzitutto dalla continuità storica e culturale. Considerando che le origini più remote dell’etnogenesi dei tatari di Crimea risalgono alle invasioni dei Khazari nell’VIII secolo d.C., e che da quel momento la Crimea è stata ininterrottamente abitata da popoli di stirpe turca (non solo ovviamente… ma questo è un altro discorso) che oggi definiamo nel loro insieme “tatari di Crimea”, mi sembra che ciò sia sufficiente per definire i tatari di Crimea come il popolo “autoctono” della Crimea.
Inoltre il Khanato di Crimea nasce effettivamente come “erede” dell’Impero mongolo e la sua dinastia regnante era discendente di Gengis Khan, ma i tatari di Crimea non sono che in minima parte discendenti dei mongoli, come è testimoniato dalla loro lingua, dalla loro cultura e dalla loro religione. Sono quindi turchi e non mongoli.
Cordialmente,
CP
La mia era una risposta al commento del lettore “Leonardo”, non all’articolo ! E’ lui che parla dei tatari come popolo originario della Crimea. Per il resto non intendevo esprimere alcuna indignazione nè tanto meno urlare, semplicemente sottolineare un dato di fatto.
I tatari di Kazan del Tatarstan si identificano perfettamente nei tatari di Crimea tanto che li hanno esortato a votare per l’annessione, durante una interrogazione della duma di Kazan prima del referendum.
Quindi non è vero che non c’entrano nulla coi tatari di Crimea !!!
Gentile Alberto,
dove avrei scritto che i tatari del Tatarstan “non c’entrano nulla coi tatari di Crimea”? Mi pare invece di avere sottolineato che entrambi i popoli sono di lingua e cultura turca e, come è noto, in larga maggioranza musulmani sunniti. Mi sembrano somiglianze non di poco conto. Queste sono tuttavia affinità paragonabili a quelle che gli italiani hanno appunto con i portoghesi (entrambi parlano lingue romanze, entrambi sono cristiani cattolici). Nessuno si sognerebbe però di dire che italiani e portoghesi sono lo stesso popolo.
E’ innegabile che i tatari di Crimea parlino una lingua diversa da quella dei tatari del Tatarstan (entrambe di origine turca, ma ben distinte), e abbiano cultura nettamente differente per molti aspetti. Le vicende storiche hanno inoltre legato i tatari di Crimea molto più strettamente ai turchi della Turchia che ai tatari della Russia.
Tatari di Crimea e tatari del Volga non sono poi nemmeno parenti stretti all’interno del mondo turco. I tatari del tatarstan sono kıpçak, mentre quelli della Crimea un misto di elementi oğuz e kıpçak. Inoltre la componente kıpçak della cultura tatara di Crimea deve molto più ai nogai (come si evince dal nome del sottogruppo noğay) che non ai tatari del Tatarstan.
Cosa viene fatto nella Duma di Kazan è inoltre un aspetto molto interessante da un punto di vista politico, ma non cambia nulla su questi dati di fatto etno-linguistici e storici.
Nessuno nega che i tatari di Crimea e i tatari del Tatarstan abbiano molte affinità, essendo entrambi turchi, ma questo non toglie che siano due popoli distinti.
Cordialmente,
CP
Gentile Carlo, ho già avuto modo in passato di poter apprezzare i tuoi articoli. Finalmente dopo tanti articoli “palesemente anti-russi”e dopo aver letto per mesi e mesi articoli iper-europeisti proposti in salsa anti-moscovita, ecco un articolo davvero interessante.
Ho però qualche osservazione da fare in merito alla questione Crimea-tartari.
La Crimea negli ultimi secoli è stata sicuramente dominata da genti turche, ed il suo territorio ha mantenuto con esse un speciale filo e legame. E’ esatto affermare che sia stata abitata ininterrottamente dopo l’VIII d.C. da popoli turco-mongoli, ma questi popoli non l’hanno mai “dominata in tutto e per tutto!”
Per questioni logiche ed esplicative posso affermare però anche questo: i popoli turchi della Crimea, nogai e oghuz-kıpçak hanno mantenuto costantemente un certo controllo territoriale sulla Penisola, controllo che tuttavia è rimasto nel corso dei secoli assai disomogeneo e spesso non continuo.
La Crimea ha subito prima (e anche dopo la dominazione tartara) molte occupazioni e molti influssi da parte di altri popoli: è stata veneziana e genovese, greca ed armena e tanto altro ancora.
Subendo le spavalde incursioni dei cosacchi del Don, in mille fasi di “reazione” o di contro-aggressione, è diventata spesso terra di scaramucce “tra piccoli popoli islamici e cristiani”!
I Tartari l’hanno dominata, ma in tante fasi alternate, ne hanno perso ripetutamente il pieno controllo. Alla fine del settecento è diventata poi parte dell’ Impero Russo.
Anche il Kosovo, una volta serbo al 100%, è diventato in seguito più Albania che Serbia!
Lo stesso dicasi per la Crimea, o per il Tauro Armeno (oggi Turchia), ecc., e lo stesso dicasi per tantissimi altri esempi !!!
Riporto adesso i concetti già da me espressi precedentemente in un altro commento:
Tatari del Tatarstan e Tatari di Crimea sono diversi, nonostante abbiano la medesima affinità linguistica e genetica.
Tuttavia, negli ultimi anni le comunità dei Tatari di Kazan’ e dei Tatari di Crimea, si sono orientate verso una ricerca comune delle proprie radici e riguardante un certo “Rinascimento Culturale” di tipo unitario. Questa operazione riguarderebbe solo alcuni popoli turco-tatari non-osmanli. I tatari vivono anche in altre aree dell’ex Urss soprattutto in Uzbekistan, ma tendono a non confondersi mai con gli altri “tartari” !
Gli studiosi di entrambe le comunità mirano a fare della loro lontanissima e forse fin troppo remota genesi comune, una base per rilanciare quel rinascimento culturale e storico riguardante la tanto sparsa eredità turco-mongolica di queste genti.
Sono molto ammirato dai tuoi articoli e spero di poterTi rileggere.
cordialmente.