Svegliatevi trentenni

Oggi non stiamo a est, perdonateci. Ma non c’è solo l’est nella vita. Quindi vi proponiamo questa riflessione, scritta da una grande giornalista italiana, che riguarda da vicino (almeno per questioni anagrafiche) alcuni redattori di East Journal e parecchi lettori. Nella foto è con Aleksos Panagoulis, suo compagno, simbolo della resistenza liberale greca al regime dei Colonnelli di cui abbiamo parlato altrove.

«Io mi diverto ad avere trent’anni, io me li bevo come un liquore i trent’anni: non li appassisco in una precoce vecchiaia ciclostilata su carta carbone. Ascoltami, Cernam, White, Bean, Armstrong, Gordon, Chaffee: sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perché è finita l’angoscia dell’attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni!

Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perché anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi.

Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna: e allora com’è che in voi non è così? Com’è che sembrate i miei padri schiacciati di paure, di tedio, di calvizie? Ma cosa v’hanno fatto, cosa vi siete fatti? A quale prezzo pagate la Luna?

La Luna costa cara, lo so. Costa cara a ciascuno di noi: ma nessun prezzo vale quel campo di grano, nessun prezzo vale quella cima di monte. Se lo valesse, sarebbe inutile andar sulla Luna: tanto varrebbe restarcene qui. Svegliatevi dunque, smettetela d’essere così razionali, ubbidienti, rugosi! Smettetela di perder capelli, di intristire nella vostra uguaglianza! Stracciatela la carta carbone. Ridete, piangete, sbagliate. Prendetelo a pugni quel Burocrate che guarda il cronometro. Ve lo dico con umilità, con affetto, perché vi stimo, perché vi vedo migliori di me e vorrei che foste molto migliori di me. Molto: non così poco. O è ormai troppo tardi? O il Sistema vi ha già piegato, inghiottito? Sì, dev’esser così».

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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6 commenti

  1. e quindi??? oltre a pensarla diversamente sulla grandezza della giornalista, non riesco a capire il senso di queste righe… ho bisogno di un altro caffè?? buona giornata e buon lavoro

    • e quindi niente, non tutti i gusti sono alla menta. Il senso di queste righe (e il motivo per cui le abbiamo pubblicate) mi sembra chiaro fin dal titolo.

      • come no! sicuramente molti 30enni, dopo la lettura dell’articolo, si procureranno la lozione anti-calvizie…

        • sicuramente non si tratta di un articolo da pulitzer. Mi chiedo però quanto un giudizio negativo sull’autore possa influire sul giudizio che si dà di quanto scrive. Ogni tanto penso di prendere, che so, una frase di Mandela e attribuirla a Borghezio. O una di Marx e attribuirla a Giuliano Ferrara. Chissà se (e come) verrebbero criticate…

  2. la mia non è una critica, ma una semplice constatazione… alla prima lettura non sapevo chi fosse l’autore

  3. Forse a trent’anni è ora di finirla con i “motivational”, forse a trent’anni è arrivato il momento di abbandonare gli eroi, di smettere d’esprimersi con le parole altrui, di staccare i santini e i poster dai muri, di “uccidere il Buddha” volendo tirarsela un po’ con quella patina di profondità che tanto piace ai portatori di pensierini riportati.
    La Fallaci è stata un’eccezionale reporter e una pesantissima “Pasionaria” di crociate discutibili.
    Alle fine quel che resta a un certo tipo di persone è la pappetta pre-digerita, le frasi ad effetto, il “chi mi ama mi segua”, il “testimone”, il “monito”, in breve il catechismo.

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