Il movimento Alleanza per la Famiglia sta esercitando pressione mediatica affinchè la Corte Costituzionale limiti i diritti delle coppie omosessuali in Slovacchia e ponga freno al riconoscimento di quelle che secondo il movimento sono condotte morali che ledono la comune e tradizionale concezione di famiglia, sia essa cristiano-cattolica, luterana, calvinista o ortodossa.
Per dare voce all’ istanza che emerge dalle numerose famiglie aderenti è stato creato un comitato referendario che si pone l’obiettivo di introdurre tre quesiti agli elettori slovacchi, qualora il presidente Andrej Kiska appoggerà la proposta del referendum. Inizialmente il comitato chiedeva di poter sottoscrivere quattro domande, ma quella relativa alle unioni civili registrate è stato respinta da parte della Corte Costituzionale
Ora la patata bollente passa di nuovo al presidente Kiska, che potrebbe approvare il referendum con le altre tre domande. In sostanza, le domande chiedono se alle coppie dello stesso sesso debba essere vietato o meno di adottare e educare figli, se il matrimonio debba essere esclusivamente l’unione di un uomo e una donna, e se i genitori debbano avere la facoltà di impedire ai loro figli di partecipare a lezioni sul comportamento sessuale e l’eutanasia nelle scuole.
Secondo i giudizi della controparte l’intenzione nascosta degli organizzatori del referendum è, tra le altre altre cose, di limitare l’accesso di una parte della popolazione all’istituto giuridico del matrimonio, all’adozione e alle unioni registrate, che rientrano nell’insieme dei diritti civili, di famiglia e di diritto alla privacy.
Secondo le stime del Ministero dell’Interno il referendum, che potrebbe aver luogo entro 60 giorni dal via libera del presidente, costerebbe più di 5 milioni di euro. Se il referendum dovesse andare avanti, la società slovacca si dividerà tra coloro che parlano di quadro allarmante di omofobìa diffusa e chi invece accentua richiami ai sacramenti e alla tradizione.