A poco più di un mese di distanza dalle elezioni anticipate del parlamento, il Partito Progressista Serbo (SNS), forte del 48% conseguito, ha comunicato nella giornata di venerdì scorso i nomi dei ministri che comporranno il nuovo esecutivo di Belgrado.
Il partito di Aleksandar Vučić, che fino a marzo ricopriva l’incarico di vicepremier, si aggiudica la maggioranza dei ministeri mentre pare confermata, anche se rimodellata, l’alleanza di governo con il Partito Socialista Serbo dell’ex primo ministro Ivica Dačić, che assume la guida del ministero degli esteri.
Aleksandar Vučić, che ha avuto il merito di costruire attorno a sé l’immagine di “uomo delle riforme”, sarà quindi il nuovo primo ministro della Serbia. Di seguito gli altri incarichi ministeriali:
Ministero delle finanze – Lazar Krstić
Ministero dell’economia – Dušan Vujović
Ministero dell’edilizia, dei trasporti e infrastrutture – Zorana Mihajlović (SNS)
Ministero del commercio, turismo e telecomunicazioni – Rasim Ljajić
Ministero della giustizia – Nikola Selaković (SNS)
Ministero dell’amministrazione statale e amministrazioni locali – Kori Udovički
Ministero dell’interno – Nebojša Stefanović (SNS)
Ministero della difesa – Bratislav Gašić (SNS)
Ministero degli affari esteri – Ivica Dačić (SPS)
Ministero del lavoro, dell’impiego e delle questioni sociali – Aleksandar Vulin
Ministero della scienza e dell’educazione – Srđan Vrebić
Ministero della sanità – Zlatibor Lončar
Ministero dello sport e della gioventù – Vanja Udovičić
Ministero della cultura e dell’informazione – Ivan Tasovac
Ministero delle risorse energetiche e minerarie – Aleksandar Antić (SPS)
Ministero dell’agricoltura e dell’ambiente – Snežana Bogosavljević Bošković (SPS)
Infine, Jadranka Joksimović (SNS) sarà ministro senza portafoglio per l’integrazione europea, mentre Velimir Ilić sarà ministro senza portafoglio per le situazioni eccezionali.
L’alleanza con i socialisti, che aveva animato l’esecutivo precedente, è stata ridimensionata anche se i tre ministeri affidati al SPS – esteri, agricoltura e questioni energetiche – rappresentano tre questioni fondamentali per lo sviluppo del paese, in vista sia dei negoziati per l’integrazione UE che per lo sviluppo di settori chiave quali agricoltura ed energia, di grande rilevanza anche dal punto di vista internazionale.
Il nuovo esecutivo serbo presenta inoltre diversi esperti, estranei ai partiti, provenienti soprattutto dal mondo della finanza internazionale, come il nuovo ministro dell’economia Dušan Vujović, già collaboratore del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, Kori Udovički, che ha lavorato sia per il Fondo Monetario Internazionale che per le Nazioni Unite, o Lazar Krstić (il cui incarico è stato confermato), giovane laureato a Yale e consulente finanziario per McKinsey & Company.
Il nuovo governo di Belgrado sarà caratterizzato dalle direttive di Aleksandar Vucic, autentico uomo politico del momento, e dal suo programma di riforme necessarie che è stato più volte definito “doloroso ma indispensabile” per il futuro della Serbia. Tuttavia, la stessa scelta di nominare esperti del settore in quei ministeri chiave per lo sviluppo del paese sembra allontanare i rischi, spesso paventati sia dall’opposizione che da alcuni media, di una “deriva autoritaria” del paese, lasciando piuttosto presagire che saranno le logiche della finanza mondiale e dell’integrazione nell’UE a guidare il futuro percorso di riforme.
Secondo molti analisti, infine, la politica serba sembra caratterizzata sempre più da due fattori: il crescente disinteresse della popolazione per i politici, come testimoniato dalla scarsa affluenza alle urne lo scorso marzo, e il consolidamento di un “partito unico” a livello nazionale, che sembra rievocare il passato del paese ed è senz’altro emblematico delle difficoltà politiche dei processi di “transizione democratica”.
Foto: telegraf.rs
Si procede dunque, a tappe forzate, verso la definitiva perdita da parte delle Serbia della sua sovranità nazionale ed economica.