Doveva svolgersi il 15 marzo 2014, poi gli eventi in Ucraina hanno spinto gli organizzatori a scegliere un’altra data. Così, dopo altri due tentativi a ottobre e novembre dello scorso anno, il 22 marzo 2015 San Pietroburgo ha infine ospitato il Forum Nazionale Russo, occasione d’incontro e di dibattito per le estreme destre russe e nostrane. Tra i vari obiettivi del convegno, stando alla pagina web del comitato organizzatore, c’era quello di coordinare l’azione delle forze politiche conservatrici europee e nazionali, ma anche “rinsaldare i legami culturali, spirituali ed economici” che uniscono il Vecchio Continente alla Russia.
Il risultato, a dire il vero piuttosto risibile, è stato una specie di dichiarazione d’intenti in cui i soliti richiami ai comuni valori cristiani si mescolano in maniera disordinata alla condanna del governo di Kiev, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Anche l’idea di un mondo multipolare e libero dal giogo della NATO – una costante della geopolitica neo-eurasiatista di Aleksandr Dugin – trova spazio in questa sorta di manifesto del conservatorismo internazionale. Mosca sarebbe, insomma, la Terza Roma – erede della corona imperiale dopo la caduta di Costantinopoli – a cui spetta il compito di unire Russia ed Europa nella comune lotta al liberalismo ed al fondamentalismo islamico.
Un’Internazionale nera (con un pizzico di tricolore)?
Sul piano retorico, insomma, nulla di nuovo né di particolarmente sorprendente. L’incontro di domenica è semmai servito come ennesima conferma di qualcosa ormai noto, ossia l’esistenza di una linea diretta tra la Russia più reazionaria e certi esponenti delle destre radicali europee e non. Nella lista degli oratori – un quarto d’ora a disposizione per ciascuno – figurano ad esempio Alexey Zhuravlyov del partito nazionalista russo Rodina – fondato nel 2003 da Dmitry Rogozin, ora vice-primo ministro – ma anche esponenti di formazioni come il Movimento Imperiale Russo ed anche Aleksandr Kofman, Ministro degli Esteri della Repubblica Popolare di Donetsk.
Tra gli ospiti internazionali troviamo invece l’ex-leader del British National Party Nick Griffin e Jared Taylor, fondatore del periodico online “American Renaissance” e accanito difensore delle teorie del white power. Diversi inoltre i nostri connazionali presenti all’incontro. Oltre a Luca Bertoni – tesoriere di Lombardia Russia, associazione vicina alla Lega Nord di Matteo Salvini – spiccano i nomi di Orazio Maria Gnerre dei comunitaristi di Millennium e Roberto Fiore, leader di Forza Nuova. Quest’ultimo è – dallo scorso febbraio – presidente dell’Alliance for Peace and Freedom, organizzazione che raccoglie sotto la propria egida partiti come il tedesco NPD di Udo Voigt, i neo-nazisti di Alba Dorata e gli ultranazionalisti spagnoli di Democracia Nacional. Tutti concordi nel riconoscere a Putin il ruolo di campione della tradizione e tutti, con la sola eccezione di Alba Dorata, politicamente irrilevanti nei rispettivi paesi. Sono mancati, insomma, i grandi nomi.
Il Forum Nazionale Russo: un altro tassello di una strategia ormai evidente
Possiamo dunque bollare il Forum di San Pietroburgo come semplice palcoscenico di una destra tanto radicale nelle sue posizioni quanto marginale sul piano elettorale? Può darsi, ma non bisogna dimenticare che l’invito – tali almeno le intenzioni degli organizzatori del convegno – era stato esteso anche a formazioni di ben altro calibro come il Front National di Marine Le Pen, i nazionalisti ungheresi di Jobbik e il movimento anti-islamico tedesco Pegida. Il loro rifiuto non deve però trarre in inganno e può (e forse deve?) essere interpretato come una scelta strategica – perché esporsi e prestare il fianco a facili critiche in un momento così delicato sul piano internazionale? – piuttosto che come un’effettiva presa di distanza.
Proprio il Front National, infatti, ha recentemente beneficiato di un prestito di circa nove milioni d’euro dalla First Czech Russian Bank, dietro cui – secondo alcuni – si celano le alte sfere del governo russo. Lo stesso Salvini, in tempi non sospetti, si è recato in visita in Russia e non manca di prodigarsi in critiche contro le sanzioni decise dall’UE. Perché, in un’Europa che gli appare sempre più ostile, il Cremlino o chi per lui è già da tempo attivo nella ricerca di potenziali interlocutori. Non solo a destra: Anton Shekhovtsov, ad esempio, si è occupato dei legami tra Dugin e Syriza, il partito dell’attuale primo ministro greco Alexis Tsipras (il cui nome apparirebbe anche in una lista, redatta dallo stesso Dugin, di persone potenzialmente disposte ad appoggiare le strategie di comunicazione del Cremlino).
Questo, però, non vuol dire che l’attuale governo greco sia un avamposto russo in Europa. Come d’altronde spiega lo stesso Shekhovtsov, non esiste alcuna prova di un legame tra Tsipras e Dugin. Il fatto che il nome di Tsipras figuri in una lista di potenziali alleati significa piuttosto che la Russia guarda con favore anche a quelle forze che, a torto o a ragione, si oppongono alle attuali politiche dell’UE. Il Forum Nazionale Russo – benché diretto unicamente ai suoi interlocutori di destra – è l’ennesimo tassello di questa strategia che ha fatto di Putin un campione alternativamente della tradizione o della lotta al “neo-fascismo” targato NATO e Kiev. Un discorso, insomma, che si adatta alle esigenze dettate dal momento e il cui potere di seduzione non deve essere sottovalutato.
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Nella foto: “I fascisti non sono in Ucraina, si trovano qui”. Fonte: Twitter.