RUSSIA: Fallisce il lancio del "Proton", paura per la nube tossica

DA MOSCA – A quanto pare, nel settore spaziale russo le cose vanno di male in peggio, provocando panico e smarrimento nelle stanze del potere. E anche preoccupazioni di carattere economico. Il fallito lancio del missile-vettore “Proton-M”, con tre satelliti “Glonass-M”, che la notte del 1° luglio è precipitato ed è esploso subito dopo la partenza, è costato quattro miliardi e mezzo di rubli. Questa somma dovrà ora essere rimborsata dalle compagnie di assicurazione, mentre il danno d’immagine procurato al programma spaziale russo è difficilmente quantificabile in termini monetari. Infatti, oltre alle perdite di prestigio che minacciano la Russia, con il disastro che ha colpito il suo maggior programma spaziale, il paese stesso ha creato un nuovo argomento a cui può appellarsi il Kazakhstan, sul cui territorio si trova la base di lancio di Bajkonur, nel corso dei prossimi negoziati con Mosca.

Danni materiali e morali dal fallimento del lancio, per la Russia

La produzione del missile-vettore e dei tre satelliti, insieme all’organizzazione del loro lancio, sono costati circa 4,4 miliardi di rubli, come ha calcolato il database specializzato „SPARK”. Il quotidiano „Kommersant” precisa che per il solo „Proton” se ne sono andati 2,4 miliardi. Si può contare sul risarcimento del danno secondo il contratto d’assicurazione concluso contemporaneamente con alcune compagnie russe. Il limite complessivo di responsabilità verso terzi, secondo il contratto, rappresenta 6 miliardi di rubli. Il peso assicurativo maggiore ricadrà sul “Russkij Strakhovoj Tsentr”.

Nel frattempo in internet è comparso un video del lancio e della caduta del missile, ripreso da uno dei testimoni oculari: il lancio veniva osservato da una distanza di sicurezza da funzionari della protezione civile, ma, con ogni evidenza, anche da civili. Nella registrazione, fatta probabilmente con un cellulare, si vede che alcuni uomini osservano il lancio del missile, mentre l’entusiasmo al cospetto della sua partenza si trasforma in stupore e poi in paura. Alternando inviti ai compagni di nascondersi ed esclamazioni fortemente emotive, l’autore del video fugge in un fosso temendo di essere colpito dai rottami che dopo lo scoppio volavano in tutte le direzioni.

Valutare e restaurare il danno di reputazione provocato dal disastro sarà chiaramente più complicato che rimpiazzare il danno materiale. Nelle cause immediate della disgrazia cercano di vedere chiaro gli specialisti responsabili, mentre altri esperti consigliano di cercare le fonti di simili incidenti più in profondità.

“In ogni caso vi sono determinati problemi nel settore missilistico-spaziale che ha bisogno di una ristrutturazione (perestrojka), di una riorganizzazione. Per questo non bisogna semplicemente cercare le cause tecniche, ma, probabilmente, queste cause sono più profonde e vanno ricercate in determinati difetti insiti nella governabilità del settore”: questa è l’opinione, per altro ovvia, espressa alla radio “Kommersant FM” da Aleksandr Zheleznjakov, membro dell’Accademia cosmonautico-spaziale “Tsiolkovskij”. E un altro membro della stessa accademia, Jurij Karash, ha dichiarato sempre alla stessa emittente, che molti fattori “parlano di una situazione straordinariamente disastrata nel programma spaziale russo”.

Intanto “il primo ministro ha incaricato Dmitrij Rogozin di formare una commissione governativa per appurare le cause del fallimento ed ha ordinato di presentare un elenco dei responsabili di quanto è accaduto, compresa tutta la dirigenza di Roskosmos”. Questa è la prima misura presa da Dmitrij Medvedev, annunciata dal suo portavoce. Si annunciano anche “rafforzamenti del controllo sul settore spaziale per evitare simili accadimenti”. Intanto il Comitato inquirente a Bajkonur ha incominciato le indagini sull’incidente. Al “cosmodromo” è entrata in azione anche una commissione del “Roskosmos”

Il rischio apocalisse-eptile: panico per un nuovo disastro ecologico

Frattanto in Kazakhstan si diffondono sempre più le “voci” relative ad un inquinamento del territorio che circonda il “cosmodromo” a causa dei vapori del carburante per il missile. Nonostante le assicurazioni delle autorità locali e degli specialisti secondo i quali non si attende una catastrofe ecologica, (la maggior parte della sostanza tossica è bruciata in seguito all’esplosione del “Proton”, e il fumo dell’incendio è stato portato dal vento lontano dai centri abitati) i residenti della regione di Kyzyl Orda rimangono chiusi nelle case aspettando l’”apocalissi dell’eptile”, cioè del gas alla base del carburante missilistico. Ne dà notizia la stampa locale.

Le “voci popolari” parlano di contadini ai quali ha incominciato a morire il bestiame e che negli ospedali vi sia un forte afflusso di persone che hanno inalato i vapori del gas tossico. Non pochi commenti ispirati al panico si possono trovare sui social networks e su YouTube incominciano a comparire video che mostrano il cielo plumbeo sulla steppa kazaka, nel quale gli autori credono di vedere “nubi di eptile”
Le autorità, per contro, non valutano la situazione in modo così drammatico. Così dopo solo alcune ore nella città di Bajkonur sono state revocate le misure eccezionali di sicurezza. In mattinata agli abitanti era stato raccomandato, possibilmente, di rimanere in casa, di tenere chiuse le finestre e non usare i condizionatori. Tuttavia fino a tarda sera in città la maggior parte dei negozi era rimasta chiusa.

Si suppone che l’aspetto ecologico della questione darà al Kazakhstan l’occasione per cercare di conquistarsi delle preferenze nella discussione del futuro uso del cosmodromo da parte della Russia. Ma il già citato Jurij Karash ha dichiarato a “Kommersant FM”: “Credo che non si tratterà di espellere la Russia da Bajkonur. Ma non bisogna dimenticare che il Kazakhstan già più di una volta ha cercato di imporre delle quote sui lanci dei missili-vettori “Proton”, naturalmente a causa della loro straordinaria pericolosità ecologica”

C’è anche un commento di „Grenpeace” a proposito dell’incidente di Bajkonur. Un rappresentante della sezione russa dell’organizzazione ha spiegato: „Il rimedio è assai semplice: gradualmente rinunciare all’eptile. Vi sono miscele che lo possono sostituire, esse sono più a buon mercato, certo, e richiedono lavori di adattamento tecnico. I voli nello spazio devono essere accompagnati da minori rischi ecologici, e questo è fattibile”

Ancora nel 2004 la Russia e il Kazakhstan si misero d’accordo per istituire sul territorio del cosmodromo il complesso „Bajterek” progettato apposta per i missili-vettori „Angara” che funzionano in base ai più ecologici cherosene e ossigeno liquido. Ma finchè il Kazakhstan viene irrorato di eptile (dosi del carburante missilistico ricadono sul territorio del paese anche durante i lanci riusciti, per via della ricaduta sulla terra delle sezioni esaurite dei missili-vettori) le autorità locali hanno non solo una ragione per indignarsi, ma anche una carta vincente nel condurre le trattative.

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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