DA BRASOV – Negli ultimi mesi abbiamo visto rinvigorirsi nella parte occidentale del continente, dalla Catalogna alle Fiandre, movimenti autonomistici che sempre più spesso non nascondono intenti separatistici. In Transilvania il popolo seclero si trova invece a dover lottare ancora per il riconoscimento della propria identità e dei propri simboli, richieste a cui segue la rivendicazione di autonomia amministrativa, persa nel 1968.
I secleri abitano compattamente nella Romania centrale. Dal 1952 al 1968, negli anni dello stalinismo più intransigente, godettero di una propria regione autonoma, la Regione Autonoma Ungherese, abolita per volere di Ceausescu. Così dal 1968 fino ad oggi sono divisi nelle tre regioni di Hargita, Covasna, Mures, delle quali nella prime due continuano ad avere una solida maggioranza, tra l’85% e il 75%.
Negli ultimi anni sempre più frequentemente e con maggior vigore hanno richiesto un riconoscimento formale ed il ripristino di una regione unica al governo, ottendendo solamente risposte negative. Ai nied di Bucarest si sommano le provocazioni a cui sono stati sottoposti negli ultimi mesi. L’ultima in ordine di tempo riguarda Codrin Munteanu, prefetto della regione di Covasna, che ha redarguito il sindaco di un villaggio per aver issato la bandiera seclera di fronte al municipio definendo i secleri come “entità inesistente”. Lo stesso prefetto, nominato dal nuovo governo di Victor Ponta, qualche mese prima aveva criticato l’utilizzo del termine seclero in avvenimenti sportivi, festival e culturali, minacciando la cessazione dei finanziamenti.
La risposta delle associazioni seclere non si è fatta attendere. La settimana scorsa è stato presentato il testo “Storia dei secleri”, un manuale di storia per la scuola media con l’intento, secondo gli organizzatori, di colmare le lacune e le omissioni che i programmi scolastici di Bucarest compiono. Un popolo senza storia non è in grado di mantenere e difendere la propria identità, la prima vera sfida per i Secleri è quindi veder riconosciuta e tramandata la propria storia. Gli amministratori locali si sono già profusi nei tentativi di adozione del testo nonostante le critiche provenienti da Bucarest. Il presidente della regione Covasna, Sandor Tamas, durante la presentazione del testo non ha usato mezze parole: “Il manuale scolastico ha avuto successo prima ancora di essere pubblicato. A Bucarest non è stato ancora letto, ma già vorrebbero triturarlo. Hanno paura! Ma non hanno paura del libro, hanno paura dei secleri. Questo significa che siamo sulla buona strada”.
L’identità nazionale è contornata da simboli dei quali la bandiera è probabilmente uno dei più importanti. Dopo le accuse rivolte dal prefetto sull’uso della bandiera seclera, partiti, amministratori locali, società civile si sono riuniti l’8 novembre di fronte la prefettura per protestare contro quelle che reputano mere provocazioni. Nella petizione presentata dai manifestanti si richiedono scuse formali. “Ci aspettiamo che i nostri simboli e le nostre tradizioni vengano rispettati, poichè questo è sinonimo di convivenza pacifica. Codrin Munteanu provoca i secleri, sparge denunce, mentre non ha alzato un dito per lo sviluppo di questa regione. E’ ora di dire basta, questo non si può più sopportare” sono state le parole di Sandor Tamas.
Saranno capaci i secleri di conquistarsi il riconoscimento di Bucarest e l’autonomia? L’Unione Europea che tanto ha fatto per la decentralizzazione e il rispetto dei diritti delle minoranze oggi è presa da altri problemi. Basescu il presidente romeno che sebbene abbia sempre rifiutato l’autonomia “etnica” è stato più di altri disposto ad ascoltare le rivendicazioni seclere (i risultati del referendum revocatorio di luglio testimoniano l’appoggio ricevuto dai secleri) oggi è in crisi di consenso è non sarà rieleggibile, mentre la comunità ungherese-seclero si presenterà divisa in tre partiti alle prossime elezioni di dicembre, rischiando così di perdere influenza nel futuro parlamento.
— Foto di Aron Coceancig
… e tornato l’incubo seclero sul sito. 🙂
Testina di un Coceancig, capisci che sei solo l’agente elettorale di minuscolo partito sciovinista ungherese? Un partitino molto collegato agli Jobbik, Magyar Garda y compris le Croci Frecciate ? Un partitino medioevale che di europeo non ha niente?
Capisci, caro maldestro propagandista, che si trata solo di una faida a’l interno de la comunità ungherese di Romania e la cosa ché a loro interessa e solo l’elezione ne’l tanto “odiato”parlamento rumeno ?
Cioè il partitino molto fascista di quell’ pretaccio sulfureo chiamato Tokes e la mastodontica e corrotta Udmr.
…
Caro Ej, siete diventati agenti elettorali
per le Croci Frecciate ungheresi, o cosa ?
…
Però, certi ungheresi non cambiano mai, come il nostro Coceancig, essendo archisaputo il suo odio antirumeno, un odio quasi viscerale.
Egr. lettore
gli articoli di Coceancig mi sono sempre parsi equilibrati, né li ho mai creduti propagandistici. Non conosco così profondamente la realtà romena da esprimere giudizi in merito alle sue osservazioni ma la invito, per l’equilibrio che ci è proprio, a scrivere un articolo in cui si argomenti quanto asserisce. Lo pubblicheremo senz’altro. La nostra testata è un’insieme di approcci differenti, se legge quanto scritto sull’Ungheria di Orban capirà che c’è distanza rispetto alle posizioni del nazionalismo e irredentismo ungherese. Delle minoranze seclere e csangò finora mi pare si sia rimasti molto al di qua della propaganda. Certo l’autore dimostra passione e sensibilità al tema e non mi aspetto (come non me lo aspetto da nessuno) che dalla passione nasca asettica obiettività. Quello che chiedo ai collaboratori è onestà, è rendere palese un punto di vista, senza cosmesi. E mi sembra onesto quanto fin qui scritto, non subdola propaganda politica: a che fine, poi? Non credo ci leggano in Romania. Le rinnovo l’invito a scrivere un articolo di segno opposto: il pluralismo, secondo me, è far sentire quante più voci su uno stesso tema. Cordialmente
Matteo Zola
Caro lettore,
non è mia intenzione fare propaganda per alcun partito ungherese, tra l’altro non ho neanche grande simpatia per il partito di Tokes al quale penso faccia riferimento. Quello che mi interessa è riportare il dibattito e la situazione che vivono gli ungheresi di Transilvania, perchè vivendo nella regione di Hargita ne sono un diretto osservatore. Sinceramente non arrivo a comprendere quale parte dei miei articoli evidenzino o istighino odio antiromeno. Se me li specifica possiamo volentieri confrontarci.
Lei, Aron Coceancig, e troppo di parte… E fa tanta propaganda… Ed e molto malintenzionato… Io vivo in Transilvania, ed ho amici ungheresi, e nessuno di loro ha mai parlato di autonomia….Certo, nessuno di loro fa politica…
Cara Mihaela,
io penso che l’autonomia da molti sia vista come strumento non come fine. Io qua parlo solamente delle regioni di harghita e covasna, che storicamente hanno già goduto di autonomia, al contrario degli ungheresi delle altre zone della transilvania. Io spesso parlo con persone chiedendogli cosa pensano dell’autonomia, c’è chi la reputa importante, chi meno, ma per tutti ci sono problemi più importanti, come per esempio il fatto che le due uniche regioni a maggioranza ungherese abbiano i salari medi più bassi della romania (http://www.incont.ro/infografice/evolutia-romaniei-pana-in-2015-cum-vor-arata-salariile-in-fiecare-judet-al-tarii.html). questo è forse il problema maggiore, molti pensano però che sia possibile se non risolverlo almeno migliorarlo con l’autonomia.
Poi penso che sia innegabile il fatto che tutti i partiti ungheresi delle regioni seclere parlino e rivendichino l’autonomia, anche se in diverse forme. Io come osservatore della situazione di questo devo pur tenerne conto…….
Aron Coceancig, i suoi argomenti per sostenere l’autonomia “che storicamente hanno già goduto?????????????” fanno ridere…
Non e la mia guerra, non ho intenzione di andare avanti, anche per il rispetto per i cittadini romeni di origine ungherese in buona fede… pero… lei dovrebbe dirci se, quelle persone che sostengono l’autonomia fosse la loro salvezza, sanno parlare il romeno? Hanno mai studiato un’altra lingua(tranne l’ungherese), sono mai usciti dal loro piccolo paesino? Vivo a Brasov, Covasna e qui, a due passi , ci vado spesso a Sfantu Gheorghe ( Covasna) e nelle vicinanze…Ho incontrato persone che a quasi 60 anni non sapevano neanche una parola in romeno, i loro figli hanno anche loro figli che non sanno parlare e non capiscono nessun’altra lingua che ungherese… Sono loro quelli che sostengono l’autonomia? Certo, perché e facile manipolare queste persone! Forse dovrebbe “osservare ” anche quelli che riescono a pensare da soli. Perché la minorità ungherese e formata anche da persone come i miei amici, che sanno distinguere un estremista o un manipolatore!
E poi, come faranno a migliorare gli stipendi in autonomia? Io sapevo che l’unione fa la forza! L’unione dei cittadini romeni, di tutte le minorità …
Pace!
mi pare incontestabile dire che i secleri abbiamo goduto in passato di autonomia. Già dal medioevo e fino in epoca moderna all’interno del Regno d’Ungheria e poi d’Austria; dal 1952 al 1968 con la
Regiunea Autonomă Maghiară. certo autonomia in forme e modi differenti, ma negare questo mi pare paradossale.
Vorrei ribaltare le sue tesi, mi pare di capire che lei sostiene che chi rivendica l’autonomia è un estremista. io sono nato in una regione autonoma il Friuli-Venezia Giulia, e non penso di essere un estremista se dico che l’autonomia ha arricchiato la nostra regione permettendo anche un livello di convivenza fra differenti lingue, culture e nazionalità che non ci fu in altri periodi storici.
Quasi tutti gli stati dell’Europa occidentale, e molti di quella orientale, posseggono forme di autonomia, la Romania no. Ma quello che mi duole di più è il fatto che molti romeni, non tutti per l’amor del cielo, hanno una totale chiusura mentale verso l’idea di “autonomia”. E allora mi chiedo perchè avete tanta paura?
Sul fatto che ci siano alcuni ungherese, una piccola minoranza, che non sappiano parlare romeno, sono d’accordo con lei. Penso che tutti gli ungheresi di romania debbano essere in grado di parlare in romeno. ma le dirò di più, sono un fiero sostenitore della legge sulle minoranze finlandese che “obbliga” non solo la minoranza a parlare la lingua della maggioranza ma anche la maggioranza a conoscere in parte la lingua della minoranza. solo così penso si possano superare ancora ostacoli e diffidenze culturali.