Il primo ministro polacco Donald Tusk ha promesso ieri di bloccare eventuali modifiche al trattato UE che impediscano ai lavoratori migranti di avere accesso alle prestazioni sociali in altri stati membri. “Se qualcuno, si tratti del premier Cameron o chiunque altro, vuole cambiare il trattato europeo per rendere questo possibile, la Polonia opporrà il veto, oggi, domani e per sempre”, ha detto Tusk ai giornalisti a Varsavia.
Secondo Tusk, la Gran Bretagna può cambiare le sue norme nazionali in materia di lavoratori migranti per evitare abusi, “ma ciò non può applicarsi a un solo gruppo nazionale. Esso deve applicarsi a tutti i potenziali beneficiari. Nessuno ha il diritto di puntare il dito contro i polacchi come un gruppo speciale che ne abusi”, ha aggiunto.
David Cameron aveva sostenuto domenica che i trattati dell’Unione europea dovrebbero essere modificati per consentire agli Stati membri di trattenere assegni familiari e altre prestazioni sociali per i lavoratori provenienti da altri stati membri. Cameron aveva fatto riferimento diretto ai polacchi come al maggior gruppo di beneficiari e aveva detto che era stato un “errore monumentale” per la Gran Bretagna ad aprire le sue porte nel 2004 ai lavoratori migranti provenienti dall’Europa centrale e orientale, che poi avevano incassato e inviato a casa i benefici sociali.
Il sindaco di Londra, il conservatore Boris Johnson, ha affermato che è necessario essere “realistici” circa il modo in cui la Gran Bretagna agisce come un “magnete” per i cittadini di stati UE in cui le prestazioni sociali sono meno generose. “Se vuoi venire a lavorare qui si può fare, ma ci dovrebbe essere un periodo transitorio prima che sia possibile accedere a tutte le prestazioni sociali e sembra del tutto ragionevole che esso sia di due anni”, ha detto.
Il ministro degli esteri polacco Radek Sikorski ha replicato che gli immigrati polacchi hanno contribuito “il doppio” rispetto alle spese che lo stato britannico ha sostenuto per loro. “Se gli inglesi vogliono un sistema di welfare meno generoso hanno il diritto di introdurlo – ma le eventuali modifiche dovrebbero applicarsi a tutte le persone che vivono e lavorano nel Regno Unito“, ha detto lunedì Sikorski.
La retorica di Cameron si è intensificata nelle ultime settimane prima del 1 ° gennaio, quando dovevano essere revocate, in linea con il diritto UE, a sette anni dall’adesione di tali paesi, le ultime restrizioni nazionali per i lavoratori provenienti da Romania e Bulgaria. I tabloid britannici avevano pubblicato diversi articoli che predicevano un “diluvio” di rumeni e bulgari a partire dall’inizio del mese di gennaio . Un atterraggio aereo a Londra da Bucarest il 1 ° gennaio era stato accolto da decine di giornalisti desiderosi di contare i nuovi arrivi. Ma di tutti i romeni che viaggiavano in quel giorno, solo due erano nuovi migranti, ed entrambi avevano già un posto di lavoro nel Regno Unito.
Circa mezzo milione di cittadini polacchi vive e lavora nel Regno Unito, che è stato (assieme all’Irlanda) uno dei pochi paesi UE a non introdurre barriere temporanee all’ingresso nel mercato del lavoro dei cittadini dei nuovi stati membri. Secondo un rapporto dell’University College London (UCL), i migranti europei arrivati nel Regno Unito dopo il 1999 avevano il 45% di probabilità in meno di ricevere benefici sociali rispetto ai cittadini britannici, ed il 3% in meno di vivere in case di edilizia sociale, oltre ad essere in media dotati di un più alto grado d’educazione (32% di laureati, contro il 21% degli inglesi). In media, i migranti europei nel Regno Unito contribuiscono per il 34% in più, in tasse, rispetto a quanto ricevano come sussidi. Tra tutti i 371,000 non-britannici che ricevono un sussidio di disoccupazione, i polacchi sono solo 13,940 – meno del 4% – e sono l’unico gruppo nazionale dei nuovi stati membri UE tra i primi venti. Per quanto riguarda bulgari e romeni, la maggior parte dell’emigrazione da tali paesi si indirizza verso Italia e Spagna – circa un milione ciascuno – mentre i migranti verso il Regno Unito sono meno di 100.000. “Il populismo è una scelta“, ha commentato Nacho Torreblanca, professore all’UNED. Da Sofia, nel frattempo, si risponde con l’ironia alle paure inglesi.
La stretta retorica di Cameron sull’immigrazione e sull’Europa – che gli è valsa il richiamo anche del suo collega di coalizione Nick Clegg – è riconducibile all’avvicinarsi della data delle elezioni europee, in cui il partito nazionalista e xenofobo UKIP rischia di superare i Tories. L'”isteria” sul tema dell’immigrazione dall’Europa orientale rischia di mettere a repentaglio le relazioni con i pochi alleati rimasti ai britannici nell’UE nella loro impresa di chiedere una riforma radicale dei trattati entro i prossimi anni. Sottolinea James Kirkup del Telegraph: “mi domando francamente perchè non siamo molto più simpatetici verso i nostri amici polacchi, nel Regno Unito come in Polonia. Sono persone che lavorano sodo, e alla fine di una dura giornata di lavoro apprezzano una birra. E alla fine di una settimana di duro lavoro, vanno in Chiesa. Non suona parecchio vicino all’ideale di vita tanto caro ad una buona fetta di popolazione britannica?”
Foto: Kancelaria Premiera, Flickr