Quadro generale
La Macedonia è una piccola repubblica balcanica, con capitale a Skopje, indipendente dal 1991. La sua popolazione è composta in prevalenza da slavo-macedoni (65%), albanesi (25%), turchi (4%), rom (3%), serbi (2%) e minoranze bosgnacche e valacche. La lingua nazionale è il macedone, lingua slava meridionale assai vicina al bulgaro, accanto all’albanese che è lingua ufficiale nei comuni in cui tale minoranza superi il 20% della popolazione.
Il paese non è stato toccato dalle guerre che sconvolsero la Jugoslavia ma venne parzialmente coinvolto nella guerra del Kosovo, del 1999, quando circa 350mila albanesi fuggirono dal paese per rifugiarsi in Macedonia. Al temine dei conflitto i profughi albanesi rientrarono rapidamente in patria ma un movimento radicale albanese, l’UCK, rivendicò con le armi l’autonomia o l’indipendenza delle regioni macedoni a maggioranza albanese. Ne seguì una breve guerra civile, dal gennaio al novembre 2001, le cui perdite si limitarono a poche decine. Il conflitto si risolse con gli Accordi di Ocrida che garantì maggiori diritti alla comunità albanese del paese.
La Macedonia è al centro di un contenzioso internazionale a causa del nome. Atene si oppone all’uso del nome “Repubblica di Macedonia” che ritiene un’usurpazione della storia e cultura ellenica, contestando a Skopje di non avere alcun legame storico con l’antico regno di Macedonia, che fu di Alessandro Magno, e che il paese slavo non sia mai stato chiamato così fino al 1944. La Grecia da dieci anni pone il veto all’ingresso della Macedonia nell’Unione Europea e della NATO, nonostante le pronunce internazionali sull’illiceità di tale posizione.
Nel 2006 Nikola Gruevski è stato eletto primo ministro macedone, carica che ricopre ancora oggi. La sua politica si è fatta progressivamente più autoritaria. Attualmente è a capo di un governo di coalizione che vede il suo partito conservatore VMRO-DPMNE, alleato con l’Unione Democratica (DUI), uno dei partiti che rappresentano la comunità albanese.
Come si è giunti alla crisi di Gianluca Samà
Una crisi a quattro velocità. Un breve riassunto: articolo riassuntivo delle ragioni politiche e sociali della crisi macedone
- La crisi della giustizia, dell’equità e della tutela delle minoranze: negli ultimi mesi in Macedonia la minoranza albanese si è sentita discriminata dal crescente nazionalismo del primo ministro Gruevski. A complicare il quadro del già fragile equilibrio etnico del paese le accuse di jihadismo nei confronti degli albanesi
- La società civile rinasce nelle piazze: l’ondata di proteste che ha investito la Macedonia non riguarda soltanto il mondo albanese, ma anche i fino ad oggi silenti movimenti studenteschi e il mondo dell’informazione. Segno che il governo, che con il suo operato rischia di spaccare il paese, non piace nemmeno alla comunità macedone
- Crisi politica senza vincitori né vinti: brogli elettorali, dimissioni, pugni in aula, accuse di frode immobiliare e intercettazioni telefoniche. Il governo macedone si trova ad affrontare una grave crisi di credibilità
- Ingresso nel club UE sempre più lontano: L’adesione all’UE è sempre più lontana non solo a causa del veto greco ma per l’incapacità del governo Gruevski di sviluppare un regime realmente democratico
Verso il regime di Lavdrim Lita
Il governo intercetta i giornalisti e controlla la magistratura: il leader dell’opposizione Zoran Zaev ha pubblicato alcuni nastri audio dove si dimostrerebbe il totale controllo del governo sulla magistratura e sui media in cui ci sono le prove che il governo sta spiando illegalmente migliaia di cittadini macedoni
Gli albanesi protestano contro una giustizia discriminatoria: la minoranza albanese denuncia da mesi casi di discriminazione. Una recente sentenza di condanna nei confronti di alcuni albanesi ha scatenato la protesta della comunità.
La crisi in corso
Attacco alla frontiera con il Kosovo. Torna l’UCK? 28 aprile 2015 – un gruppo armato attacca una postazione di polizia di confine. Il governo sostiene sia un commando terrorista proveniente dal Kosovo – di Matteo Zola
Ha inizio la rivolta contro Gruevski? 7 maggio 2015 – Per la prima volta nella storia del paese albanesi e slavo-macedoni scendono in piazza insieme per protestare contro il governo Gruevski – di Lavdrim Lita
Scontri a Kumanovo 9 maggio 2015 – Un attacco da parte di un gruppo armato mette a ferro e fuoco la città di Kumanovo, la seconda del paese. L’esercito è intervenuto e gli scontri hanno registrato morti e feriti. L’attacco arriva come un fulmine a ciel sereno e si diffonde il sospetto sia in qualche modo diretto dal governo stesso, in difficoltà di fronte alle proteste popolari. – di Davide Denti e Alfredo Sasso
Il governo rischia una guerra civile pur di restare al potere? 12 maggio 2015 – La bizzarra coincidenza dell’azione delle forze di sicurezza macedoni a Kumanovo, in concomitanza dell’acuirsi delle proteste in piazza da parte delle forze d’opposizione, appare come un disperato tentativo di sviare l’attenzione dell’opinione pubblica, dirottando la pressione mediatica verso il pericolo di una insurrezione armata da parte di elementi irredentisti della comunità albanese. – di Christian Costamagna
Dimissioni nel governo dopo i fatti di Kumanovo, ma Gruevski resiste 13 maggio 2015 – Il ministro dell’interno Gordana Jankulovska e quello dei trasporti Mile Janakievski non saranno più parte del gabinetto del tre volte premier Nikola Gruevski, in cui sedevano dal 2006. Viene rimosso anche il capo dei servizi segreti, Sasho Mijalkov, parente del premier. Una exit strategy per il governo? – di Lavdrim Lita
Grande manifestazione contro il governo. Ora tocca a Gruevski 17 maggio 2015 – Manifestazione riuscita a Skopje. Opposizione e movimenti sociali in piazza, in un’atmosfera di festa, tra bandiere macedoni, albanesi e delle altre comunità del paese, chiedono a gran voce le dimissioni del governo Gruevski. Le domande dell’opposizione si radicalizzano. Un “risveglio sociale” che potrebbe avere effetti nel resto della regione balcanica? – di Alfredo Sasso
In sessantamila per Gruevski. Un paese spaccato in due? 19 maggio 2015 – Una manifestazione imponente a sostegno del governo, per un paese che sembra spaccato in due, su linee politiche, non già etniche. – di Giorgio Fruscione
Macedonia, un paese diviso sulla stessa piazza 20 maggio 2015 – Le opposte manifestazioni, antigovernativa e filogovernativa, mostrano che la spaccatura del paese è politica e non etnica. – di Matteo Zola
Chi sono gli oppositori e i sostenitori di Gruevski 26 maggio 2015 – di Giorgio Fruscione
Il partito-stato di Gruevski, un regime non ha bisogno di sparare 23 maggio 2015 – Il partito di governo, guidato da Nikola Gruevski, decide chi è che lavora nel settore pubblico, a ogni livello, e quelle persone dipendono poi dal partito che tutto controlla. – di Matteo Zola
Una questione di legittimità 22 maggio 2015 – La coalizione di governo è al potere dal 2006. In dieci anni ha raccolto pochi risultati e oggi soffre di una crisi di legittimità alla quale risponde con la propaganda nazionalista e l’allarme terrorismo – di Vladimir Grigorov
Lo spauracchio del terrorismo nei Balcani 26 maggio 2015 – Dopo i fatti Kumanovo la stampa internazionale torna a parlare di “polveriera balcanica” facendo da grancassa alla propaganda politica di chi, per tornaconto personale, grida all’allarme terrorismo. Ma se si guardiano i fatti da vicino, si capisce che non è il terrorismo il problema. – di Janusz Bugajski
La mafia di Gruevski e l’oppressione del partito-stato 24 maggio 2015 – La Macedonia è retta da un sistema di potere mafioso, clientelare e familistico che penetra ogni livello della società e controlla l’economia pubblica e privata. Lo stato non esiste più, è ormai del tutto penetrato dal partito di governo. In questa rete di interessi incrociati vanno cercate le ragioni per l’attacco di Kumanovo – di Matteo Zola
Un interessante articolo tratto dalla “Rete Voltaire” scritto dall’intellettuale francese Thierry Meyssan e intitolato “Fallisce il golpe USA in Macedonia” afferma proprio il contrario di quanto da voi scritto:http://www.voltairenet.org/article187582.html
Ricordo che Voltaire International è una rete d’informazioni indipendente, specializzata nell’analisi delle relazioni internazionali. I membri del Réseau Voltaire si riconoscono nei dieci principi enunciati nel 1955 dalla conferenza dei diritti civili di Bandung.
Cara Dafina, due informazioni in più sul signor Meyssan. Dopo anni spesi in politica, come attivista di sinistra, e alcuni ruoli ricoperti in sindacati e associazioni, pubblica un libro sull’attentato alle Torri Gemelle in cui afferma che si è trattata di un’enorme macchinazione ordita dal complesso militare industriale americano. a suffragio della sua tesi non ha portato prove e quelle addotte si sono rivelate, una volta verificate, prive di fondamento. Se le interessa, qui un blog italiano che spiega il libro di Meyssan (ma in inglese c’è molto di più…): http://undicisettembre.blogspot.it/search/label/Thierry%20Meyssan
Leggo che ha accusato Sarkozy di essere una spia della CIA. Credo non siano necessari commenti ulteriori sul personaggio.
“Rete Voltaire” è una creazione di Meyssan, e proprio su “Rete Voltaire” questo tizio ha lanciato le sue teorie cospirazioniste (qui quella su Sarkozy e la CIA, al limite del ridicolo, forse oltre): http://www.voltairenet.org/article157821.html
Nel 2005, il tesoriere di “rete Voltaire”, Michel Sitbon, scrittore e giornalista francese, si è dimesso dall’incarico perché “non più in grado di garantire la trasparenza dei finanziamenti”. Le prese di posizione di Meyssan a favore del regime degli Ajatollah in Iran e di al-Assad in Siria, fanno pensare. Come fa pensare che la sede ufficiale della Rete Voltaire sia in Libano. Tutti paesi sciiti, tutti paesi sotto il controllo di Teheran.
Ora, Dafina, a me l’Iran sta simpatico, ci vorrei andare, ho stima di quella gente e sono contrario alle sanzioni, ma un giornale non può dirsi “indipendente” se è troppo vicino a un potere politico (che si tratti di un regime autoritario, come l’Iran, ma anche di un governo eletto). Non esiste indipendenza né libertà quando i tuoi donatori sono di quella specie. Quindi la inviterei a non prendere per oro colato gli articoli complottisti di un fanfarone con le mani in pasta ovunque, che si spaccia per giornalista e prende i soldi da non si sa bene chi.
Infine, una nota. Si fa un gran parlare di questo Turkish stream, che gli USA vorrebbero bloccare così da impedire alla Russia di vendere il gas a paesi terzi i quali potrebbero, a loro volta, riallinearsi sulle posizioni del Cremlino. Il Turkish stream non esiste. Non è stato posato un solo tubo di cemento. Per anni si è fantasticato sullo South stream e su Nabucco, poi Nabucco (prima) e South Stream (dopo) sono stati abbandonati rispettivamente dall’Ue e dalla Russia perché si è capito che non erano remunerativi. Il gas russo arriva lo stesso, anche in Italia, tramite il porto bulgaro di Varna. Se si volesse danneggiare la Russia si potrebbe cominciare da lì piuttosto che da un gasdotto che ancora è sulla carta come il Turkish Stream. Vede, c’è della gentaglia che si spaccia per giornalisti ma fa propaganda, che racconta cose false per ignoranza o inganno, e poi dice agli altri che ingannano. Questa gentaglia gioca con la buonafede delle persone che non ha il tempo di informarsi su tutto, di capire da sola che gli stanno raccontando una stupidaggine. Le teorie del complotto vanno di moda, specie in un paese come il nostro che ha visto complotti veri. Ma -e cito un amico- “le teorie del complotto servono a pensare che tutto avvenga per colpa di un potere più grande su cui non abbiamo voce in capitolo (soros, la cia, putin, le banche…). E’ una visione rassicurante rispetto ai fallimenti della nostra capacità di cambiare le cose tramite l’azione quotidiana”. Smettiamola di nasconderci dietro i complottismi e guardiamo il mondo per com’è. E non è meno appassionante e controverso.
Cordialmente
M.
Tutto quello che ha postato lei sono opinioni e cioe’ che Meyssan è un cospirazionista ,che i finanziamenti non sarebbero trasparenti e addirittura che c’è gentaglia che gioca con la buona fede della gente che non ha il tempo di informarsi su tutto.
Ma mi faccia capire questo vale solo per Meyssan o vale anche per altre testate che al cospirazionismo anti-c.i.a. sostituiscono quello antiputin-gruevsky,vale solo per Meyssan la non trasparenza “supposta” dei finanziamenti o vale anche per gli altri?
Quali sarebbero invece le credenziali ,verificabili intendo e non opinioni,che i vostri articoli e analisi(?) non ricadano in quel tipo di giornalismo che “non è fatto da gentaglia che gioca con la impossibilita’ della gente di informarsi su tutto”?
Ovviamente anche Andrew korybko sarebbe un cospirazionista legato a qualche lobby vero? http://orientalreview.org/2015/03/03/the-future-of-the-balkans-runs-through-macedonia-i/
Incomincia a sorgermi il dubbio che il vostro maldestro tentativo retorico di inserire in quella comoda cornice di senso chiamata “cospirazionismo” tutto cio’ che non ricalchi i vostri articoli(suggerimenti politici?), sia in realta’ il massimo sforzo a cui potete ambire per generare “evidenze” e conseguenti credenzialita’.Vede.. parlare di “cospirazionismo” è proprio la tecnica preferita di quel main-stream che voi stessi dite,sicuramente a parole ma non abbiamo prove se anche nei fatti,di non voler seguire in quanto “produttore di aspettative” e quindi de facto disinformante.
Potrei inserire decine di link di differenti autori e di diversi paesi che concordano con l’analisi di meyssan…quindi sono tutti d’accordo? Sarebbero tutti da stigmatizzare come “giornalismo fatto da gentaglia che prende in giro la gente”…Se la doveste pensare cosi allora questa sarebbe una vera e propria “reductio ad unum”(tipica del complottismo) che vi inserirebbe a ragion veduta e con merito e perizia in quel settore detto “giornalismo cospirazionista”.Vi è piaciuta questa risposta?
va beh, la veda come vuole
Delfina, forse lei è giovane e si è fatta affascinare dalle tesi ardite del personaggio. Io a suo tempo lessi “L’incredibile menzogna” e mi lasciai abbindolare da quelle che poi si sono rivelate, nel migliore dei casi, congetture. Mi vergogno ancora di aver dato credito a un tipo del genere, perché già allora avevo un’età in cui la capacità di discernimento dovrebbe essere più sviluppata.
Non posso che sottoscrivere in toto le osservazioni di M.
Comunque complimenti alla redazione per il lavoro che fate.
Concordo con la Redazione, l’analisi è molto vicina alla realtà, parlo così per cognizione di causa, avendo lavorato in Macedonia l’anno scorso. Prima di tutto, per Delfina nella Repubblica di Macedonia, esiste una Università privata Statunitense http://www.seeu.edu.mk/, con tutto quello che ne conviene con collegamenti di docenti, quindi cultura quindi politica statunitense, una spiccata presenza di Statunitensi, l’ambasciata USA è forse una di quelle più grandi in quelle zone, presenza multinazionali e molti molti…. Militari USA, NATO, e K-FOR, e secondo te…. Gli USA, mettono a repentaglio le vite dei propri connazionali ed una posizione strategica; i “Colpi di Stato”, i Poteri forti ora li fanno con l’Economia di una nazione quando essa è in crisi finanziaria… Vorrei ricordare che la Repubblica di Macedonia, ha restituito anticipatamente il prestito al F.M.I..
Per quello che riguarda Thierry Meyssan è stato dichiarato persona non grata negli Stati Uniti dal Dipartimento della Difesa statunitense. Quando sei troppo di parte, o ti attorni di persone che per servilismo o cieca devozione la pensano come te ….. non sarai mai indipendente, ma suddito dalla tua ragione, la quale ciecamente ti porta spesso a dare risultati falsati, senza avvalorare i fatti. Ricordiamo il Rasoio di Occam, « A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire ». Questo a volte vale anche in politica.
Complimenti alla redazione.