Probabilmente il 18 febbraio prossimo in Lettonia si svolgerà il referendum sul riconoscimento della lingua russa come seconda lingua ufficiale accanto al lettone. La Lettoniaha circa 2 milioni di abitanti, dei quali oltre il 44% sono russòfoni. Il 16% della popolazione, coloro i cui antenati sono giunti qui durante il periodo sovietico, sono “non cittadini” e non hanno il diritto di partecipare al referendum. Il giornale “Latvijas Avize” ha iniziato su questo tema una serie di interviste con esponenti dell’economia e della cultura. Il primo ad essere interpellato è stato l’imprenditore Vilis Vitols il quale ha invitato i lèttoni a difendere l’attuale redazione della Costituzione in base alla quale lo status di lingua ufficiale compete solo alla lingua lèttone. Vitols ha paragonato questa lotta a quella per l’indipendenza della repubblica nel 1991.
Nell’interpretazione di Vitols il referendum, proposto per iniziativa dei sostenitori della lingua russa, deve diventare per i lèttoni non solo “una verifica della loro disponibilità a difendere le posizioni della propria lingua, ma anche una verifica dell’”unità contro le minacce della Russia”. “Se noi dimostreremo un’insufficiente unità, ciò sarà un segno che siamo deboli e che possiamo senz’altro essere trattati con maggiore arroganza di quanto è avvenuto finora”, ha detto l’uomo d’affari.
“Adesso dobbiamo dimenticare completamente le nostre misere reciproche liti e seguire l’invito dei partiti lettoni” (cioè votare contro il russo – nda), afferma Vitols. “In un certo senso ci troviamo quasi come sulle barricate del 1991. Quasi tutti i lettoni capiscono che la questione della lingua è altrettanto importante quanto l’indipendenza”. Le barricate ricordate da Vitols, furono erette a Riga nel gennaio 1991. Ciò avvenne dopo che a Vilnius, capitale della vicina Lituania che aveva proclamato l’indipendenza dall’Urss, i paracadutisti sovietici e i militi del gruppo “Alfa” (antisommossa), occuparono una serie di obiettivi (compresa la torre del Centro Televisivo. Durante l’assalto morirono 16 persone). In Lettonia, che pure in quel periodo si era resa indipendente, si temeva che a Riga le autorità sovietiche cercassero di mettere in pratica lo stesso piano. Perciò numerosi cittadini uscirono nelle strade e incominciarono ad erigere barricate. Probabilmente anche per questo non vi fu da parte sovietica un’operazione militare di forza.
La proposta di approvare gli emendamenti alla Costituzione che conferiscano al russo lo status di seconda lingua ufficiale è partita dall’associazione “Rodnoj Jazyk” (“Lingua Madre”), uno dei cui leader è Vladimir Linderman. In novembre, in appoggio a questa iniziativa sono state raccolte oltre 180.000 firme. Ciò permise di presentare ufficialmente le proposta stessa e di trasmettere gli emendamenti costituzionali al Sejm (parlamento) della Lettonia. Il parlamento aveva la possibilità di approvare o respingere il relativo progetto di legge. Nella seconda ipotesi, come prevede la legge, la questione doveva essere sottoposta a referendum. Il Sejm, come previsto, bocciò gli emendamenti (in precedenza rappresentanti del governo lettone avevano ripetutamente espresso la loro ostilità a concedere al russo lo status di lingua ufficiale) e così si è messo in moto il meccanismo della consultazione popolare.
Ora abbiamo anche nazional-fascisti lettoni….che merdaio che è diventato l’Est Europa!
fossero rimasticon i russi…almeno avrebbero avuto uno sbocco di mercato..deficenti, vogliono proprio chiudersi nelloro ghetto baltico..
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Premesso che con gli insulti non si va lontano, forse bisogna ricordare che certe traumatiche e non lontane memorie non possono essere cancellate con facilità. Tra i lettoni sono molti che non sanno dove sono seppelliti parenti e amici dopo la “liberazione” staliniana del 1940. Etichettare come fascisti tutti quelli che non la pensano come Claudio Vito Buttazzo equivale a chiamare comunisti tutti quelli che non la pensano come Berlusconi.
Con auguri di buon anno.
Ma dove vogliona andare ‘sti lettoni, ‘sti polacchi, ‘sti romeni, se camminano con la teta sempre voltata all’indietro? E’ come se noi non volessima avere nulla a che vedere con gli austriaci, xchè ci hanno dominato x secoli. A me pare che i banditi al governo nei vari paesi dell’est Europa agitino continuamente il pericolo russo solo per ragioni di politica interna. Hanno fallito su tutto, hanno ridotto alla fame e consegnato alla deliquenza i propri paesi, e l’unico argomento che gli rimane per restare aggrappati al potere è la russofobia. hanno bisogno di una diversione, che poveracci!!!!!
Caro Claudio, i ricordi si perdono nel tempo e col tempo, ma mettere sullo stesso piano l’Austria-Ungheria che governò la Lombardia, il Veneto e la Venezia Giulia, senza metodi da macellai e con una illuminata burocrazia e l’occupazione sovietica delle repubbliche baltiche mi sembra un po forte…..
Quanto a delinquenza non mi sembra che “sti” compaesani di Putin se la passino meglio, anche alla luce dei frequenti omicidi di giornalisti che non tengono la testa “sempre voltata all’indietro”. Quanto “alla fame” mi sembra che i paesi europei siano bene avviati.
Quindi, per tutto questo occorre vietare la lingua russa come lingua ufficiale parlata da quasi la metà della popolazione? così si fa giustizia o si alimenta l’odio? e poi, in democrazia le colpe sono sempre individuali, il concetto di colpa collettiva appartiene al nazismo. Far pagare il conto a un’intra popolazione di lingua russa, questo per me si chiama nazismo. E’ evidente che la guerra è guerra e gli orrori si compiono sempre da tutte le parti. Ma non va mai dimenticato che la guerra è stata scatenata dalla germania nazista, non dall’ Urss. Se l’Urss nel ’40 si trovò costretta ad accettare il patto Ribbentrov con la Germania nazista e quindi a occupare i paesi baltici per rafforzare le proprie frontiere, ciò fu dovuto alla protervia delle potenze occidentali che rifiutarono qualsiasi intesa antifascita con l’Urss nella speranza, dimostratasi poi illusoria, che la Germania avrebbe attaccato l’Urss, ma non Francia e Inghilterra. Purtroppo, siamo in tempi di revisionismo storico e l’origine di tutti i mali vine visto nel comunismo. Ma per fortuna durerà poco. L’imminente catastrofe del capitalismo farà giustizia di tutto
Caro Claudio Vito Buttazzo, la risposta alla sua domanda spetta ai Lettoni che scioglieranno democraticamente il quesito, sperando che, se non conforme ai suoi desideri, non venga a parlare di brogli elettorali. Per i suoi giudizi sull’URSS mi viene alla mente un amico che irriverentemente sosteneva che la storia è una “pellecchia”, ognuno la tira dalla sua parte. Sulla politica estera sovietica sarebbe troppo lungo dilungarsi, solo una domanda: dopo la guerra vittoriosa e la caduta del nazismo l’occupazione dei paesi baltici, fatta per “rafforzare le proprie frontiere”, non poteva terminare? Quanto alle sue previsioni le farà piacere sapere che l’Avanti nel lontano 22 agosto 1943 scriveva: “La guerra 1915-1918 annunciava la crisi del sistema capitalistico, quella che sta per concludersi ne registra la fine”. Mi permetta di dirle che con le sue apodittiche previsioni va a infoltire le folte schiere dei profeti della desiderata, imminente morte del capitalismo..
Il problema è che dopo la liberazione vien imposta solo la lingua lettone a scuola e il russo si studia come lingua straniera , al pari dell’italiano e dell’inglese.
oltre a parte della popolazione , che discende dagli immigrati dell’URSS, che non può neanche votare.
Esattamente coma è successo in Ucraina , per esempio.
sarebbe possibile una soluzione politica , se non esistesse la volontà della Federazione Russa di riottenere il controllo delle ex provincie, se non con i cannoni , con il petrolio e il gas.
Sembra che con l’Ucraina ci siano già riusciti , con la costruzione di nuovi gasdotti e oleodotti riusciranno a “chiudergli il gas” quando vogliono , e noi europei non faremo niente.
Dei Lettoni non credo importi molto alla Federazione Russa, ma i loro politici devono fare la voce grossa per evitare la morte prematura della loro lingua.
Facciamo come credono , non ne risulterà comunque niente di buono per il loro paese.
In ogni caso i lettoni sono bilingui , ormai , potevano trovare una soluzione tipo Bolzano , no?
Almeno la Russia non bombarda nessuno come fanno i guardiani della demokrazia (e del petrolio) internazionale In Iraq, Afghanistan, Libia, Palestina e, per interposta persona, in una serie di altri paesi dell’Asia e del’Africa, e come si apprestano a fare in Siria e Iran.
I “cattivi” russi si stanno solo preoccupando che non
gli arrivino con la Nato, gli scudi spaziali e i droni fin dentro il suo cortile di casa. E, visto di cosa sono capaci i gangster euro-amerikani, penso che i russi stiano solo facendo benissino a prendere le contromisure.
ma perchè sputi nel piatto dove mangi??? E parli male di Nato e Americani e Europei??? se sei filorusso perchè non ti trasferisci là? I russi non sono angioletti….basta vedere la storia…se non eri d’accordo con loro ti deportavano in Siberia, o ti internavano in un manicomio…..Belli loro! Altro che gangster…..parliamo della Cecenia??? o dell’ Ucraina….o della lunga e rovinosa guerra in Afghanistan che li ha portati sulla bancarotta all’inizio degli anni novanta???? e di Cernobyl che mi dici??? I russi sono solo dei mafiosoni…altro che la nostra!
I Lettoni hanno sacrosanto diritto a preservare democraticamente la loro lingua e la loro cultura in Lettonia. Siamo nel 2012 e per gli amici russi che vogliono continuare a vivere in Lettonia sarà cosi’ complicato imparare il lettone???
La lettonia è l’unico paese al mondo dove si parla il Lettone, mentre il Russo è parlato in Russia da quasi 150.000.000 di persone. Visto le sofferenze passate, di occupazione del regime totalitario sovietico, è normale che ora i lettoni vogliano difendere la loro lingua già duramente calpestata durante il periodo sovietico! Pensate se in Italia fossimo costretti a imparare il tedesco al nord e lo spagnolo al sud, solo per il nostro passato….Assurdo!