La situazione delle comunità LGBTQI in Europa Centro-Orientale: Georgia

Negli ultimi anni le autorità georgiane, sempre desiderose di avvicinarsi all’Europa, hanno messo in marcia una serie di riforme al fine di recepire le indicazioni delle istituzioni europee in merito al rispetto dei diritti umani delle minoranze sessuali. Il nuovo codice del lavoro, approvato nel 2006, sanziona, per esempio, le discriminazioni omofobe sul luogo di lavoro. Recentemente, inoltre, il presidente della Georgia,Mikheil Saakashvili, ha promulgato una riforma del codice penale che introduce un’ aggravante che sanziona i crimini commessi per motivi di odio e in ragione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere della vittima. Con questa riforma del codice penale, della quale ci siamo già occupati in dettaglio qui in East Journal, il governo dello stato transcaucasico ha recepito le raccomandazioni formulate in un rapporto della European Commission against Racism and Intolerance (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa, ECRI), nel quale la ECRI esprimeva la sua “preoccupazione” per la situazione delle minoranze etniche e sessuali nel paese.

Grazie a queste importanti riforme la Georgia si é convertita negli ultimi anni nel paese “leader” in materia di diritti LGBT della regione. Ma, nonostante gli indubbi passi avanti compiuti dal governo georgiano, la situazione della comunità LGBT, pur migliore di quella dell’ Azerbaigian e dell’Armenia, resta lungi dall’essere soddisfacente. Il paese non riconosce nessun diritto alle coppie e famiglie LGBT, non ha mai ospitato un Pride e la comunità LGBT é vittima di violenze e discriminazioni. Nell’ultimo “Rainbow Index”, che é stato pubblicato recentemente dall’organizzazione ILGA-Europe, la Georgia ha ottenuto +1 punto (come la Lettonia), in una scala che va dai -4,5 punti di Russia e Moldavia ai +21 del Regno Unito.

Al momento la situazione legale delle persone LGBTQI é la seguente:

  • L’omosessualità é rimasta illegale durante tutto il periodo sovietico ed é stata legalizzata solo 12 anni fa, nel 2000.
  • l’ età del consenso é la stessa per i rapporti sessuali sia omosessuali che eterosessuali.
  • Le discriminazioni sulla base dell’identità di genere e l’ orientamento sessuale sono sanzionate dal codice del lavoro
  • l’omofobia é riconociuta come un’aggravante nel codice penale
  • non esiste riconoscimento giuridico alcuno per le coppie e famiglie LGBT.
  • l’adozione per le coppie o individui LGBT é illegale
  • sono previste procedure che permettano alle persone che si sottopongono ad una operazione di riattribuzione chirurgica di sesso di ottenere il riconoscimento amministrativo del cambio di genere ma solo dopo la sterilizzazione obbligatoria e il divorzio
  • Il paese non ha mai ospitato una manifestazione per i diritti LGTB

Una società marcata da una forte omofobia sociale

L’elemento forse più marcante della realtà LGTB in questo paese é senza dubbio la presenza di un’omofobia sociale molto forte. Gli sforzi del governo si scontrano, in effetti, con l’ostilità di buona parte della popolazione. Un sondaggio realizzato l’anno scorso mostrava infatti che il 90% dei georgiani pensa che l’omosessualità “non é accettabile in nessun caso”. Un’ omofobia che, purtroppo, si traduce frequentemente in aggressioni e violenze (nel settembre del 2011, per esempio, tre turisti gay tedeschi furono selvaggiamente aggrediti e gettati in un fiume in un villaggio nella regione di Omalo, dopo essersi baciati in pubblico) e che pare addirittura stare aumentando negli ultimi anni. L”associazione di difesa dei diritti LGTB Identoba, per esempio, é stata costretta recentemente a abbandonare la sua sede a causa dei continui attacchi di cui era vittima da parte dei vicini. Si stanno anche moltiplicando i gruppi omofobi in lingua georgiana in Facebook (tra questi gruppi ce n’é uno, in particolare, i cui membri discutono su quale sia il miglior metodo per uccidere i gay).

La chiesa ortodossa.

L’ omofobia sociale é, come abbiamo detto, alimentata in molti casi dalle autorità religiose locali. Nel 2010 un falso rumore che annunciava la possibile tenuta di un Gay Pride a Tbilisi scatenò la reazione furibonda della chiesa ortodossa georgiana e dell’ opposizione che accusò il governo di “volere distruggere i valori georgiani“. Più recentemente, un piccolo partito clericale, il movimento Democratico-Cristiano, ha presentato in parlamento una proposta di riforma della costituzione che prevede che si proibiscano il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la cosiddetta “propaganda omosessuale” e che sia proibito a “persone immorali” di ricoprire funzioni ufficiali. La chiesa ortodossa é, inoltre, responsabile del grave attacco di cui sono stati vittima lo scorso maggio i partecipanti alla prima marcia dell’Orgoglio LGTB indetta dalle organizzazioni LGTB georgiane (su questo attacco si veda anche questo mio articolo, in Spagnolo).

Attacco al Pride di Tbilisi

Quest’anno il Movimento LGBT georgiano ha indetto il primo Pride nella storia del paese. La marcia si sarebbe dovuta tenere in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia (IDAHO), celebratasi lo scorso 17 Maggio. Purtroppo, però, il piccolo gruppo di manifestanti che vi prendevano parte é stato vittima di una selvaggia aggressione da parte di fanatici cristiani guidati da religiosi ortodossi. La manifestazione doveva ricorrere le strade del centro di Tbilisi, ma gli ortodossi, tra cui si trovavano anche molti membri di una organizzazione chiamata “Unione dei genitori Ortodossi”, bloccarono il corteo insultando e minacciando i partecipanti. I religiosi ordinarono alle forze dell’ordine presenti di proibire il Pride e arrestarne i partecipanti e, quando i poliziotti cercarono di spiegare loro che non potevano bloccare l’evento, attaccarono brutalmente gli attivisti LGBT colpendoli selvaggiamente. Solo allora la polizia si decise a intervenire, arrestando indiscriminatamente i presenti, senza distinzione tra aggressori e aggrediti (infatti, dei 5 arrestati, 3 erano militanti del gruppo LGBT Identoba).

Odiare é facile. Amare richiede coraggio

Poco prima che si producesse questo attacco il difensore civico georgiano, Giorgi Tugushi, aveva reso noto un comunicato in occasione dell’ IDAHO. Nel comunicato Tugushi riconosceva le gravi discriminazioni di cui sono vittima le minoranze sessuali in Georgia e incoraggiava le istituzioni dello stato a promuovere una “cultura della tolleranza”. Tutto questo non fa che risaltare il coraggio e l’eroismo degli attivisti LGBT georgiani che, il giorno dopo dell’attacco degli ortodossi contro Pride, il 18 di Maggio, si sono riuniti davanti alla sede del parlamento per protestare contro lo discriminazioni di cui sono oggetto e rivendicare un pieno riconoscimento dei loro diritti. Uno dei cartelli che brandivano i manifestanti recitava: “Odiare é facile. Amare richiede coraggio“.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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