La battaglia di Vukovar dura tre mesi e segna il record di diserzioni nella storia dell’esercito jugoslavo: la stessa durata dell’assedio è stata attribuita all’incertezza di ufficiali ancora troppo legati al modello federale di difesa per accettare di radere al suolo una città jugoslava. Oltre che alla disperata difesa organizzata dagli estremisti delle Forze di liberazione croate (Hos), ala militare del Partito dei Diritti (Hsp) di tendenza neoustascia guidato da Dobroslav Paraga. Costoro, guidati dal colonnello Mile Dedakovic detto “falco” (Jastreb) ottengono un tributo impressionante di sangue dagli assedianti.
[…] Il 10 ottobre si verifica la più massiccia offensiva serba: una colonna di carri muove a grande velocità e sorretta da un fuoco di sbarramento senza precedenti verso il centro della città. L’offensiva fallisce.
Ma le forze dei difensori sono agli sgoccioli e all’armata federale, nella cintura della città, si sono ormai sostituite le truppe mercenarie di Zeljko Raznatovic “Arkan” e Vojislav Seselj, armate ed equipaggiate da Belgrado con artiglieria e carri come i reparti regolari. Il 17 novembre le “tigri” e le “aquile bianche” entrano in città travolgendo le ultime difese degli estremisti croati. […] la città è presa.
All’alba del giorno successivo 261 cittadini “non serbi” ricoverati all’ospedale della città vengono prelevati a gruppi di dieci o venti, picchiati e poi uccisi.
Il 24 novembre viene arrestato a Zagabria nientemeno che Mile Dedakovic, il Falco. Per molti è una mossa di Tudjman per deligittimare la protesta dei reduci della “Stalingrado croata” che ritengono di essere stati venduti dal loro governo ai serbi, in cambio dei territori dell’Erzegovina. […]
Con l’orrore dei giorni di Vukovar si segna una strada senza ritorno per la stessa armata federale (l’esercito jugoslavo, ndr) che perde anche la residua apparenza di neutralità ed è forzata a schierarsi apertamente coi serbi. Nei giorni successivi, caduta Vukovar, l’esercito croato è del tutto annullato, impossibilitato a organizzare qualsiasi difesa. Il generale Panic, fra i responsabili delle operazioni in Slavonia, chiede l’autorizzazione a marciare su Zagabria sostenendo che la missione può essere portata a termine in 48 ore: “Se il nostro compito è difendere la Jugoslavia dobbiamo proseguire”.
“Il nostro compito è difendere i serbi – sarebbe la risposta di Milosevic – noi non abbiamo a che fare con i territori popolati da croati.”
“travolgendo le ultime difese degli estremisti croati”…
Estremisti croati? Vi siete bevuti il cervello? poco piu’ di duemila persone contro oltre 800 carri armati e un migliaio di pezzi di artiglieria…estremisti? Se invece di queste cose vi occupaste della raccolta di figurine, non sarebbe meglio?
ma possibile che bisogna sempre scadere nell’insulto, “vi siete bevuti il cervello”, e poi? bello, grazie per il suo prezioso intervento…
Più giusto sarebbe stato chiamarli secessionisti in relazione alla difesa della loro scelta di rendersi indipendenti. Da un punto di vista politico però chiamare “estremista” chi approva e conduce operazioni di pulizia etnica è corretto mi pare.
Invece chiamare gli estremisti i Croati che diffendevano la citta, croata, di Vukovar non è un isulto? No, non potevate bervi il cervello..
Vukovar città di confine popolata per più di un terzo da serbi. La dichiarazione di indipendenza croata significava la epurazione dei serbi dai suoi territori come per esempio avvenne in Kraijnia quando l’esercito croato bonificò la zona da circa 250.000 persone e ne uccise 3000 c.a.
I combattenti croati si possono definire “estremisti” nel senso che l’ obbiettivo era costituito in primo luogo dalla pulizia etnica e poi nella difesa della città dall assedio delle forze dell’ esercito federale.
Fu anche un sacrificio, poiche’ quand’anche l’esercito croato fosse riuscito a far arrivare nell’area un consistente numero di mezzi e uomini, avrebbe dovuto sguarnire il fronte sud, dove invece era impegnato a respingere l’offensiva su Zara e Sebenico, che se fosse riuscita’ avrebbe spaccato la Croazia in due, con definitiva perdita della Dalmazia e automatica invasione serbo-federale della Bosnia.