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DAGHESTAN: L'uccisione del "papa" musulmano

Il 28 agosto in Daghestan è stato ucciso un importante leader dei musulmani locali, lo sheykh Said Afandi (Effendi) Čirkejskij di etnia àvara (cosa che ha la sua importanza in un paese come il Daghestan dove coesistono almeno 11 etnie con altrettante lingue). Con lui sono morti anche sei civili (compreso un ragazzo di 12 anni) più la terrorista suicida che aveva provocato l’esplosione. Il delitto era avvenuto nel villaggio di Čirkej (distretto di Bujnaksk), nell’abitazione della vittima. La shahida (“martire”, cioè la terrorista suicida), era entrata nel cortile della casa dello sheykh insieme con i fedeli, mentre Said Afandi stava tenendo una khutba, cioè un’omelia. L’ordigno esplosivo, pari a 1-1,5 chilogrammi di tritolo, era assicurato alla cintura della donna. La polizia accertò che si trattava di tale Aminat Saprykina, resdidente a Makhačkala, di nazionalità russa, ma convertita all’islam. Secondo informazioni degli organi di polizia essa era la moglie di un guerrigliero e per questo era già stata “schedata”.

In una dichiarazione il governo di Makhačkalà reagì duramente: “L’uccisione dello sheykh Said Afandi Čirkejskij – si legge – è un nuovo delitto inumano e cinico nei confronti delle autorità spirituali della società daghestana… Il governo prenderà tutte le misure affinché i criminali abbiano ciò che si meritano”. A tarda sera del giorno del delitto, il presidente del Centro di coordinamento dei musulmani del Nord-Caucaso, Ismail Berdiyev  informò che si era riusciti a seppellire lo sheykh nella giornata stessa, come vuole il precetto islamico. “Si sono svolti i funerali, è stato sepolto secondo tutti i canoni della šari’a e una moltitudine di persone è venuta a tributargli l’estremo saluto”, ha detto Berdiyev. Secondo una valutazione, “decine di migliaia di persone” vennero a rendere omaggio allo sheykh. Il giorno seguente la morte di Said in Daghestan è stato proclamato il lutto nazionale.

Lo Sheykh Said Afandi al-Čirkawi, o Said Čirkejskij, (al secolo Said Abdurrahmanovič Atsayev) nacque nel 1937 in Daghestan, nel villaggio di Čirkej, distretto di Bujnaksk. Suo padre morì quando Said aveva sette anni e fu allora che egli si accostò allo studio del Corano. Ma la cosa all’NKVD/KGB non piacque. A causa delle sue convinzioni religiose, dopo la 7 classe della scuola media Said dovette abbandonare gli studi e lavorare come mandriano nel proprio villaggio.

Dopo quattro anni di lavoro, Atsayev fu arruolato nell’esercito sovietico. Per tre anni prestò servizio a Kaunas, in Lituania, e dopo la smobilitazione tornò in patria per lavorare come čaban (pastore errante). Dopo il terremoto che colpì il Daghestan nel 1970, andò a lavorare alla costruzione della centrale idroelettrica di Čirkej. A 32 anni Said, lasciato il lavoro nella centrale,  incominciò seriamente a studiare il sufismo, la corrente mistica dell’islam “confraternale” presente da secoli in Daghestan. Il sufismo nel Nord-Caucaso viene infatti ritenuto “islam tradizionale” che si oppone ai fondamentalisti salafiti o wahhabiti.

Il sufismo nella religione islamica è una corrente estremamente eterogenea. In essa convergono rappresentanti di diverse scuole e indirizzi teologici. Sul territorio dell’ex URSS storicamente si sono diffuse diverse confraternite sufiche dette tariqa (“vie”). Nella Russia contemporanea le tradizioni sufiche sono particolarmente forti proprio nel Nord-Caucaso. Le più note tariqa in questa regione sono la Naqšbandiya, la Yasawiya, la Qadiriya e la Šaziliya. L’appartenenza alle diverse ramificazioni di questa o quella tariqa dipende molto dalle particolarità della pratica religiosa e spesso anche dall’orientamento politico dei musulmani del Daghestan, della Cecenia e dell’Ingušezia.

Lo sheykh Said considerava come suo primo maestro (ustād, o ustāz) lo sheykh Abdulhamid-Afandi del villaggio di Inkho. Negli ultimi anni lo stesso Said Čirkejskij era diventato lo sheykh (o ustād) più autorevole e influente delle confraternite Naqšbandiya e Šaziliya. In realtà Said Afandi esercitava un’influenza determinante sulla Direzione spirituale dei musulmani del Daghestan (Dağıstan Müslümanlarının Merkezi Dini Nezareti), i cui dirigenti sono in gran parte costituiti da suoi murīd (discepoli) i quali si contano a decine di migliaia nel Daghestan e in altre regioni del Nord-Caucaso. L’autorità di Said Afandi era di fatto addirittura superiore a quella del capo ufficiale della Nezaret, il mufti Ahmad-Haji Abdulaev. Insomma,sheykh Said Afandi era un po’ il “papa” del Daghestan, particolarmente della Naqšbandiya. Negli ultimi tempi lo sheykh Said era molto presente nella stampa e televisione.

 

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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