BOSNIA: Prove di democrazia diretta. I plenum resisteranno alla repressione?

A più di un mese dal 7 febbraio, giorno in cui la Bosnia è tornata alla ribalta su tutti i media internazionali per le proteste che infiammarono, letteralmente, il paese, le proteste continuano. I cittadini, nel frattempo, si sono organizzati: la vera novità di queste proteste sono infatti i plenum, assemblee spontanee di cittadini che funzionano secondo il modello di democrazia diretta. Nei plenum si discutono le proposte avanzate dai cittadini e indirizzate alla loro classe dirigente. Diversi plenum sono attivi nelle città della Bosnia e collaborano tra di loro, discutendo problemi a livello locale ma anche avanzando proposte congiunte – tra cui la dimissione del governo della Federazione di Bosnia-Erzegovina. Un team specifico si occupa di mantenere i contatti e facilitare la cooperazione tra i vari plenum del paese.

Ma mentre non si placa il desiderio di partecipazione e la voglia di cambiamento dei cittadini bosniaci, crescono le intimidazioni e le aggressioni nei confronti dei manifestanti, come testimoniano i recenti episodi di Mostar e Zenica. Di seguito riportiamo le ultime notizie dalle principali città della Bosnia.

Mostar

Oggi circa settanta cittadini che manifestavano in modo pacifico a Mostar, nonostante la pioggia, sono stati bloccati dalla polizia, in quanto sprovvisti dell’autorizzazione a manifestare rilasciata dal comune. Come testimonia questo video, la polizia ha brutalmente picchiato il giornalista del portale indipendente Abras Media, con sede a Mostar, per essersi opposto ai poliziotti che, per impedire l’avanzamento del corteo, non avevano esitato a picchiare alcuni manifestanti, per di piu di età avanzata. Trascinato a terra, il reporter Muharram Hindić Musica è stato picchiato e si trova attualmente in stato di arresto, accusato di aggressione a pubblico ufficiale. A Music è stato inoltre impedito di contattare il proprio avvocato.

Zenica

Anche a Zenica, come a Mostar, la tensione sale in seguito alle reazioni violente nei confronti dei manifestanti. Come riporta il sito Osservatorio Balcani e Caucaso, qualche giorno fa un membro del plenum di Zenica, Benjamin Kaknjo, è stato aggredito da tre uomini, uno dei quali è il figlio del sindaco. Zenica non è nuova a questi avvenimenti: pochi giorni fa un altro partecipante alle proteste ha ricevuto una multa per disturbo alla quiete pubblica per aver apostrofato il sindaco di Zenica come “fascista”. Nonostante le intimidazioni, le proteste proseguono di fronte all’edificio del governo cantonale.

Tuzla

A Tuzla non si placa la rabbia dei lavoratori licenziati in seguito alla privatizzazione – e fallimento – delle maggiori fabbriche del cantone. Anche oggi si sono radunati di fronte all’edificio e alla corte cantonale, chiedendo a gran voce che vengano perseguiti legalmente i responsabili del fallimento. A loro si sono uniti anche i lavoratori di altre due fabbriche recentemente dichiarate in fallimento: quelli della “Rudar Invest” di Banovici e della “Ingretra inžinjering” di Tuzla. Continuano, inoltre, le assemblee del plenum cittadino. Come riportato dalla pagina facebook del plenum del cantone di Tuzla, all’ultima assemblea hanno partecipato 500 persone. Il principale tema del dibattito è stata la formazione del nuovo governo cantonale (quello precedente ha rassegnato le dimissioni in seguito alle proteste di febbraio). Delle tre richieste avanzate dai plenum all’assemblea cantonale di Tuzla, ovvero l’organizzazione di un dibattito pubblico sui candidati alla carica di premier del governo cantonale, la trasmissione di tale dibattito tramite il canale radio-televisivo cantonale e l’apertura del dibattito a tutti gli organi di stampa interessati, solamente l’ultima è stata accolta.

Sarajevo

Anche nella capitale la pioggia non ferma le proteste, nonostante la partecipazione dei cittadini tenda a diminuire con il tempo. Come riporta Klix.ba, due giorni fa circa 50 persone si sono riunite di fronte al palazzo della Presidenza per protestare contro la corruzione della classe politica. Anche oggi un gruppo di persone ha manifestato per richiedere migliori condizioni sociali ed economiche. Il plenum continua a riunirsi e rende pubbliche le domande elaborate dai cittadini attraverso il sito internet www.plenumsa.org e anche con manifesti e cartelli attaccati ai muri della città.

Banja Luka

A Banja Luka i veterani di guerra sono scesi in piazza per la terza volta da febbraio per reclamare il diritto a ricevere i contributi pensionistici. Molti di loro sono disoccupati le cui famiglie spesso possono contare come unica entrata economica la loro magra indennità di guerra o di invalidità che ammonta a 30 marchi bosniaci al mese (circa 15 euro). Come riportato dal quotidiano Klix.ba, alle proteste organizzate al parco “Mladen Stojanović” hanno partecipato circa 30 persone, a differenza del 28 febbraio, quando si contavano qualche centinaio di veterani.

A testimoniare la storia delle proteste bosniache e la nascita dei plenum è ora disponibile online il documentario del portale indipendente Global Uprisings.

Foto: plenumsa.org

Chi è Chiara Milan

Assegnista di ricerca presso la Scuola Normale Superiore, dottorato in Scienze politiche e sociali presso l'Istituto Universitario Europeo di Fiesole (Firenze). Si occupa di ricerca sulla società civile e i movimenti sociali nell'Est Europa, e di rifugiati lunga la rotta balcanica.

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3 commenti

  1. C’è una cosa che non riesco ancora a capire sulla vicenda bosniaca. Seppure i vari commenti che ho letto non parlino mai del fattore etnico nelle proteste, lasciando intendere che questo non esista, a guardarne la distribuzione geografica sono tutte localizzate nella federazione (a parte i “circa 30” veterani di Banja Luka). Capisco bene, o forse meglio dire che lo credo io dall’alto della mia ignoranza, che la chiave di lettura etnica della Bosnia pre e post confllitto è marginale, abusata e dannosa, tuttavia è su questo principio che si basa la costituzione bosniaca e si alimenta il potere costituito. E’ evidente che l’ordinamento statale attuale sia talmente assurdo da non poter essere stabile a lungo, in un modo o nell’altro è destinato a cadere. Se camvierà sulla spinta delle richieste dei bosniaci (senza nessun prefisso etnico) di uno stato moderno o se evolverà nella divisione delle due entità, ulteriori divisioni territoriali, o peggio di tutto con il rinascere di conflitti direi che è tutt’altro che chiaro. E’ vero che i bosniaci tutti si stanno unendo alle proteste nella federazione? E’ vero che i cittadini della repubblica Srpska simpatizzano per le proteste nella federazione? Se la risposta fosse affermativa questa sarebbe davvero una splendida notizia per la Bosnia e per la sua gente. Nel caso contrario è facile prevedere che le richieste della gente verranno strumentalizzate per rinfocolare le divisioni etniche da parte di tutti coloro che ne hanno bisogno per mantenersi al potere.

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