BOSNIA: L’arresto di Vulic a Banja Luka, e del diritto al dissenso in Republika Srpska

I cittadini di Banja Luka, capitale dell’entità serba della Bosnia Erzegovina, hanno smesso di marciare per fermare la costruzione del centro commerciale che prenderà il posto del parco cittadino, ma non tutti si sono dati per vinti. Tra i più strenui oppositori del progetto, capeggiato dall’impresa Grand Trade, c’è l’ormai famoso Zeljko Vulic, la cui abitazione è adiacente all’area del parco. Dopo vari tentativi andati a vuoto, venerdì il signor Vulic ha tentato per l’ennesima volta di bloccare le ruspe al lavoro su quello che è per legge il suo terreno. Questa volta l’ha fatto interponendosi con la propria auto alle escavatrici che avevano cominciato a lavorare nel territorio di sua proprietà. Di conseguenza, le forze di polizia hanno indetto un blitz che ha visto coinvolti una dozzina di poliziotti, terminato con l’arresto di Zeljko e del figlio. Accusati di disturbo della quiete pubblica e ostacolo dei lavori, sono stati brutalmente picchiati. L’episodio ha provocato lo sdegno dei cittadini di Banja Luka, che non sono nuovi a tali comportamenti da parte della polizia. Né tantomeno alle affermazioni del presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, che ha prontamente accusato la famiglia Vulic di essere stata manipolata dai partiti di opposizione. Negando ancora una volta il diritto dei cittadini dell’entità serba di esprimere parere contrario alle decisioni del governo.

La questione del parco Picin è ancora poco chiara e coinvolge da vicino il presidente Dodik. A Banja Luka è infatti in corso da un anno una battaglia che vede al centro il parco, unico polmone verde della città, e a sua difesa i cittadini che vorrebbero continuare a poterne usufruire. Il parco Picin, però, non figura legalmente come tale, ma è considerato parco cittadino persino dalla municipalità che nel tempo ha provveduto ad installare nell’area panchine, cestini e quant’altro fosse necessario a chi volesse usufruirne liberamente. Tanto che quando i primi alberi vennero tagliati a maggio dello scorso anno, centinaia di cittadini occuparono il parco per più di cinquanta giorni, dando vita a manifestazioni, raduni ed eventi per tentare di convincere il governo locale a non cedere alle pressioni dei businessmen.

Le proteste non riuscirono a fermare i lavori. Il parco, infatti, aveva già attirato l’attenzione dell’investitore Mile Radisic, proprietario dell’impresa di costruzioni Grand Trade, nonché testimone di nozze di Milorad Dodik. Il quale decise che il parco avrebbe lasciato posto a un centro commerciale. Non solo: ordinò anche la demolizione di parte della strada che conduce alla casa della famiglia Vulic, sostenendo che i Vulic avevano rifiutato una soluzione alternativa e che, di conseguenza, l’amministrazione cittadina aveva provveduto a cedere il loro terreno alla Grand Trade.

La contesa tra Vulic e la Grand Trade, o forse sarebbe meglio dire tra Vulic e il governo locale, ha attirato anche la solidarietà degli studenti di Banja Luka, che a giugno protestarono per richiedere migliori condizioni di studio, come la costruzione di appositi appartamenti a loro destinati e l’impegno concreto delle autorità nella lotta alla corruzione nell’istruzione. Non solo la polizia vietò agli studenti di protestare, ma uno dei ministri, in seguito dimessosi, li apostrofò come “bastardi”.

In entrambi i casi il comportamento della polizia e dei politici locali, fatto di divieti, insulti e ricorso alla violenza, testimonia ancora una volta che in Republika Sprska il diritto alla libertà di espressione è messo in serio pericolo. Mentre chi investe in progetti che portano profitti economici ai governatori locali trova il pieno sostegno delle autorità.

FOTO: doznajemo.com

Chi è Chiara Milan

Assegnista di ricerca presso la Scuola Normale Superiore, dottorato in Scienze politiche e sociali presso l'Istituto Universitario Europeo di Fiesole (Firenze). Si occupa di ricerca sulla società civile e i movimenti sociali nell'Est Europa, e di rifugiati lunga la rotta balcanica.

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