Serbia e Kosovo hanno raggiunto un accordo per la normalizzazione dei propri rapporti. La notizia, di portata storica, è stata annunciata da Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, che si è congratulata con i due capi delegazione, il primo ministro serbo Ivica Dačić e quello kosovaro Hashim Thaçi L’accordo giunge dopo sei mesi di colloqui tra i governi di Pristina e Belgrado con la mediazione dell’Unione Europea, per normalizzare i rapporti tra i due paesi dopo il conflitto del 1999 e la dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte del Kosovo nel 2008, mai accettata dalla Serbia.
L’accordo, composto di 15 punti, non è stato ancora firmato. Tuttavia, il primo ministro Ivica Dačić ha affermato che la firma definitiva sarà apposta nei prossimi giorni, previa ratifica degli organi competenti. Secondo il vice-premier serbo Aleksander Vucic, sarebbero state accettate alcune proposte di Belgrado, riguardanti l’amministrazione della polizia nel nord del Kosovo e le condizioni dell’adesione del Kosovo alle organizzazioni internazionali. La settimana scorsa, il governo serbo aveva rifiutato una precedente bozza dell’accordo proprio in relazione a questi punti.
Secondo il ministro kosovaro per l’integrazione europea Vlora Citaku, l’accordo garantirebbe il controllo unitario su polizia, giustizia e dogane da parte di Pristina, e l’applicazione delle leggi kosovare in tutto il territorio del paese. I serbi del nord del Kosovo dovrebbero avere garantiti “i più alti livelli di autogoverno”. Secondo il viceministro degli esteri kosovaro Petrit Selimi, l’accordo dovrebbe aprire a Pristina la porta delle organizzazioni internazionali, inclusa l’ONU. Il premier kosovaro Hasim Thaci ha commentato che l’accordo implica il riconoscimento “de jure” da parte della Serbi. Il vicepremier serbo Vučić ha pero’ subito ribadito che Belgrado non riconosce l’indipendenza del Kosovo, “né lo farà mai”.
I dettagli ufficiali dell’accordo non sono ancora stati resi pubblici, ma in rete circolano alcune versioni del documento, benche’ non confermate. Secondo tali indiscrezioni – (riportate dalla testata serba B92 e dalla kosovara Gazeta Express) si garantirebbe l’autonomia politica, culturale e giudiziaria dell’Associazione dei Comuni serbi del Kosovo (che si instituirebbe nel nord del paese). I quattro comuni a maggioranza serba disporrebbero di un proprio comandante di polizia, indicato dall’Associazione ma nominato dal Ministero dell’Interno kosovaro. Le forze di sicurezza dell’Associazione – così come gli altri enti dell’area autonoma serba – agirebbero sempre in conformità al quadro legale-istituzionale del Kosovo, rispettandone dunque la sovranita’. Quanto all‘adesione del Kosovo alle organizzazioni internazionali (altro punto controverso dei negoziati, assieme a quello sulle forze di sicurezza), l’accordo obbligherebbe entrambe le parti a non ostacolare la reciproca integrazione europea: non si farebbe menzione, quindi, all’‘adesione del Kosovo alle Nazioni Unite (punto esplicitamente indicato nella bozza precedente).
Con buona probabilità, il compromesso raggiunto scontenterà i massimalisti delle due parti. Ora, ulteriori passi avanti nei rapporti bilaterali tra Kosovo e Serbia, e tra questi e l’Unione Europea, dipenderanno dalla firma e dalla messa in atto in buona fede dei 15 punti dell’accordo. Il quattordicesimo punto dovrebbe impegnare le parti a “non bloccare nè incoraggiare altri a bloccare i progressi dell’altra parte nel proprio cammino verso l’UE”, per evitare future situazioni di veto.
Il compromesso arriva, come al solito, all’ultimo momento disponibile, dopo il fallimento dei precedenti round negoziali. Lunedì 22 aprile si riunisce a Bruxelles il Consiglio UE, e i ministri degli esteri dei 27 decideranno se annunciare una data per l’inizio dei negoziati d’adesione con la Serbia, e l’avvio dei negoziati per un Accordo di stabilizzazione e associazione con il Kosovo. Il Commissario UE all’allargamento, Štefan Füle, aveva rimandato di qualche giorno il rapporto al Consiglio UE sull’impegno della Serbia, per permettere il raggiungimento di un compromesso all’ultimo minuto. Un accordo sulla normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo era la precondizione per il progresso nelle relazioni di ciascuno dei due paesi con l’Unione Europea. Un successo tra Serbia e Kosovo serve anche all’UE per fare pressione sugli altri paesi della regione, inclusa la Bosnia dove la situazione è sempre più di stallo.
Le congratulazioni alle parti sono venute da diversi rappresentanti dell’UE e della NATO.
Congratulations #Serbia–#Kosovo 4 your courage&commitment!You can count on EU’s full support along your European path bit.ly/11odqF9
— Štefan Füle (@StefanFuleEU) 19 aprile 2013
I wlcme Belgrade-Pristina agrment on normalisation Congratulate all parties 4 constructive approach to find lasting solution #Serbia #Kosovo
— AndersFogh Rasmussen (@AndersFoghR) 19 aprile 2013
I applaud historic agreement,congratulate leaders of both sides, commend Ashton for tireless efforts europa.eu/rapid/press-re… #Serbia #Kosovo
— José Manuel Barroso (@BarrosoEU) 19 aprile 2013
East Journal pubblicherà aggiornamenti costanti sulla notizia, non appena ulteriori dettagli saranno disponibili.
Photo: Presseurop (vignetta di Corax)
Tanto per cambiare l’Europa decide per la Serbia, senza accordarle nessun vantaggio reale per la sua sovranità legittima, ma solamente con la promessa di avvicinarsi a Bruxelles. Che poi la userà come periferia, sfruttandone manodopera e talenti. Nel frattempo obbligherà Belgrado a riconoscere definitivamente il Kosovo. L’Europa avrà qualche vantaggio in più inglobando la Serbia, ma ci rimette ancora una volta nella sua linea di politica estera, succube degli Stati Uniti e dei loro interessi, in questo caso, nel Kosovo. Kosovo je Srbja.
Il Suo giudizio, pur rispettabile, non mi dice niente, sono nato e vissuto in una regione autonoma e ho sempre rispettato i “confinari” lombardi,veneti e altoatesini, tornado al nostro discorso, la parte nord del Kossovo avrà uno statuto di autonomia, ovvero le decisioni saranno prese non a Pristina, bensì nel loro capoluogo KOSOSKA MITROVICA e solo burocraticamente ratificate dal Governo Kossovaro.La bandiera dell’enclave serba (regnante tuttora) è parificata a quella Kossovara, la lingua è serba e le scuole insegneranno il serbo.In poche parole, prendiamo atto che l’autonomia di un territorio non è altro che un fattore di rispetto e civiltà dello stato centrale e viceversa, inteso allo sviluppo di tutto il Paese.Quindi, auguro al popolo serbo minoranza del Kossovo che l’autonomia è la base di partenza per una migliore comprensione delle diverse particolarità che ogni popolo esprime.