L’impensabile anima romena delle Olimpiadi moderne

Ad Atene, attraversando il Giardino Nazionale e proseguendo in direzione dell’Olimpieion, uno dei templi più grandi dell’antichità, ci imbattiamo, con un po’ di sorpresa, in un edificio le cui squadrate linee neoclassiche contrastano con il caos della moderna città mediterranea: lo Zappeion Megaro. Qualche centinaio di metri più avanti si trova lo stadio Panatenaico, dal bianchissimo marmo pentelico, che si estende in tutta la sua luminosa grandiosità: qui, anticamente, ogni quattro anni, si svolgevano i giochi panatenaici. Alla fine dell’Ottocento, quest’area della “giovane” capitale ha subito un profondo restauro ispirato dalle idee del romanticismo greco e sostenuto da finanziatori provenienti dall’area balcanica, desiderosi di riportare in vita un’antica istituzione della Grecia antica: le olimpiadi.

Lo Zappeion

Il progetto dello Zappeion venne affidato a un architetto danese innamorato della Grecia, Theophil Hansen, cui Atene deve anche la Biblioteca e l’Accademia; successivamente, Hansen avrebbe “esportato” questo stile a Vienna, progettando il Parlamento e il Musikverein, la sede dei Wiener Philarmoniker. Inaugurato nel 1888, lo Zappeion non solo è stato il primo edificio moderno a essere stato progettato appositamente per attività olimpiche, ma è stato anche un luogo importante anche per la storia politica della Grecia: nel 1981, Konstantinos Karamanlis ha ratificato qui l’ingresso del paese nella CEE.

L’edificio è dedicato a Evangelis Zappas, che, prima ancora di de Coubertin, aveva immaginato di poter riportare in vita gli antichi giochi olimpici. Eppure, Zappas non era nemmeno greco; o, almeno, non lo era totalmente. Era nato nel 1800 a Labovë, un villaggio dell’Impero Ottomano, che oggi si trova in Albania. Zappas era valacco: apparteneva a una minoranza di lingua romena, gli aromeni, che è tuttora diffusa in alcune regioni della Grecia settentrionale, dell’Albania e della Macedonia.

Un “homo balcanicus”

Del resto, all’epoca, i contorni etnici erano piuttosto fluidi: se all’inizio Zappas si era legato al mondo greco, partecipando addirittura ai moti di indipendenza negli anni Venti, negli anni Trenta decise di trasferirsi a Bucarest, capitale di una Valacchia ormai semi-indipendente, ma ancora profondamente impregnata di cultura greca. Qui divenne uno degli uomini più ricchi dei Balcani e, nel 1844, ottenuta la cittadinanza, prese dimora a Broşteni.

Zappas contribuì al processo di occidentalizzazione che anche la cultura romena di allora stava sperimentando: fu il principale finanziatore privato della Società letteraria, la futura Accademia romena, ancora oggi l’istituzione culturale romena più prestigiosa, e contribuì alla costruzione dell’Ateneo romeno, la solenne sala da concerti di Bucarest. Zappas ha anche il merito di aver affrancato dalla schiavitù gli zingari dei suoi possedimenti prima ancora del decreto ufficiale del governo romeno (1864).

Le olimpiadi di Zappas

Nel 1856, fece recapitare da Broşteni una lettera al re di Grecia, Ottone I: nel testo proponeva di realizzare ad Atene una riedizione dei giochi panellenici, assicurando il suo sostegno finanziario. La proposta venne giudicata ridicola e il ministro degli esteri, il poeta Rizos Raganvis, rispose poco poeticamente che “le nazioni moderne non si distinguono oggi per gli atleti, ma per chi promuove l’industria e l’agricoltura”; l’opinione pubblica greca fu sicuramente più lungimirante del suo ministro e il poeta romantico Soutsos sostenne la posizione di Zappas. Pur di non perdere il finanziamento, si trovò allora un compromesso: sarebbe stato costruito un edificio destinato alle fiere agricole e, collateralmente, anche a manifestazioni sportive. Erano le basi per la creazione dello Zappeion.

Si decise di restaurare lo stadio Panatenaico, riportato alla luce pochi anni prima. Purtroppo, i lavori  andarono a rilento e il 15 novembre 1859 si tenne la prima edizione delle cosiddette Olimpiadi di Zappas in piazza Omonia ad Atene. Sfortunatamente Zappas morì pochi anni dopo in Romania, ma, dopo la sua morte, nel 1870, grazie a un primo restauro, la seconda edizione dei giochi ebbe finalmente luogo presso lo stadio Panatenaico.

Averof, un aromeno di Metsovo

Fu un altro magnate valacco, Georgios Averof, a completare la missione di Zappas. Originario di Metsovo, cittadina greca in maggioranza aromena, sin da giovane si era trasferito in Egitto, diventando un ricchissimo imprenditore. Su richiesta di re Costantino, fu lui a stanziare la somma necessaria per il restauro definitivo dello stadio Panatenaico e a scegliere l’architetto, Anastasios Metaxas, che ne ricostruì la forma originale così come era all’epoca di Erode Attico.

Il 6 aprile 1896 vi venne celebrata l’inaugurazione delle prime Olimpiadi della modernità. Una data simbolica: quell’anno la Pasqua ortodossa e quella cattolica coincidevano, ma era anche l’anniversario dell’indipendenza della Grecia. Per la prima volta nella storia, i giochi non furono panellenici, ma aperti ad atleti di tutto il mondo: il sogno identitario greco si era trasformato in un messaggio di fratellanza universale anche grazie agli sforzi di uomini provenienti da una piccola minoranza etnica della penisola balcanica.

Chi è Federico Donatiello

Sono nato a Padova nel 1986, città in cui mi sono laureato in Letteratura medievale. Sono dottore di ricerca sempre a Padova con una tesi di storia della lingua e della letteratura romena. Attualmente sono assegnista di ricerca a Padova e docente di letteratura romena a "Ca' Foscari" a Venezia. Mi occupo anche di traduzioni letterarie e di storia dell'opera italiana.

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