MONTENEGRO: Berlusconi e le privatizzazioni allegre di Djukanovic

di Matteo Zola

“E’ arrivata la mafia dell’energia“, così titolava il Dan, giornale d’opposizione montenegrino, salutando l’arrivo della delegazione italiana a Podgorica nel giugno 2009. Claudio Scajola (non più ministro dello Sviluppo economico), Valentino Valentini (fidato consigliere di Berlusconi per i rapporti internazionali) e Maria Vittoria Brambilla (ministro per il Turismo) si recarono in missione per conto del Presidente del Consiglio nella piccola repubblica balcanica ora al centro di un mosaico affaristico-imprenditorial-politico. Un tassello importante, se pure lo stesso Berlusconi si è recato in visita ufficiale nell’aprile 2009.

Che il Montenegro sia oggetto di una colonizzazione affaristica da parte dell’Italia non è certo una novità, ma che fiumi di denaro pubblico vengano riversati sui conti della banca di Milo Djukanovic non è notizia trascurabile. Dei circa 450 milioni di euro che l’Italia sborsa per privatizzare le aziende pubbliche montenegrine, circa 300 sono finiti sui conti della Prva Banka, il colosso bancario controllato dal fratello del premier, Aco Djuknovic, e del quale possiedono azioni lo stesso Milo e la sorella Ana. Lo conferma il direttore della Prva, Predag Drecun.

E se questo non bastasse occorre rammentare che le procure di Bari e di Napoli avevano chiesto l’arresto di Djukanovic poiché ritenuto a capo di una cupola mafioso-finanziaria dedita al traffico internazionale di sigarette (mille tonnellate al mese), droga, armi e coperture per criminali. Il fascicolo è stato archiviato. Non si può procedere perché Milo è un capo di governo straniero protetto dall’immunità. Ma le preoccupazioni per Djukanovic arrivano anche dal suo paese. La suprema corte di Podgorica ha acceso i riflettori su nove omicidi di testimoni “scomodi” legati al contrabbando (nel 2004 in città fu ucciso anche il giovane direttore del quotidiano Dan). Un’indagine che sta facendo tremare i palazzi del potere.

Per il governo italiano è invece un “amico” e un “partner affidabilissimo” che, per mantenere il potere e godere dei necessari appoggi internazionali, concede avventurose privatizzazioni. Soprattutto nel settore dell’energia, la vera manna delle nostre imprese oltre Adriatico. Al seguito degli alfieri del governo, infatti, non manca una folta schiera di imprenditori. Circa una sessantina tra cui A2A, Enel, Terna, Banca Intesa, Ferrovie dello Stato, Edison, Valtur, Todini.

A2A (multiutility quotata in Borsa nata dalla fusione delle municipalizzate di Milano e Brescia) acquisisce il 43% della società energetica pubblica Elektroprivreda. Terna costruirà un elettrodotto sottomarino Pescara-Tivat per portare l’energia balcanica nello stivale. A2A, ancora lei, realizzerà quattro centrali idroelettriche, Enel un impianto a carbone in collaborazione con Duferco che, a sua volta, tirerà su un termovalorizzatore. E per finire il progetto di Italfer (Ferrovie dello Stato): una ferrovia Bar-Belgrado (un milione già stanziato da Scajola).

Il 23 maggio in Montenegro si vota per le amministrative in 14 comuni. L’opposizione fa blocco per provare a scardinare Milo e, al prossimo suffragio, per mandarlo a casa dopo 18 anni. Lui si sente forte, anche grazie al partner italiano. Messe in cascina le garanzie di Berlusconi, Djukanovic promette l’Europa al suo popolo (che già usa l’euro, caso unico tra i paesi non Ue). Chissà, forse è tutta questione di energia.


Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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