Il comitato per gli affari legali (JURI) del Parlamento europeo ha bocciato il 26 settembre i due candidati commissari nominati da Romania e Ungheria: la socialdemocratica Rovana Plumb (PSD), candidata commissaria ai trasporti, e il conservatore Laszlo Trocsanyi (Fidesz), candidato commissario ad allargamento e vicinato. Gli eurodeputati hanno ritenuto insufficienti le loro dichiarazioni finanziarie, ritenendoli in conflitto d’interessi, e impedendo loro di procedere alla fase delle audizioni, già previste per l’avvio di settimana prossima, e che dovranno ora essere rimandate. E’ la prima volta che un candidato commissario viene fermato già a questa fase della procedura.
La procedura
I commissari europei vengono nominati dai governi degli stati membri UE, e il candidato presidente della Commissione affida loro un portafoglio. Il parlamento europeo voterà sull’intera Commissione von der Leyen il 23 ottobre. Ma prima di allora, i candidati commissari dovranno passare attraverso dure audizioni parlamentari, in cui gli eurodeputati metteranno a dura prova la loro competenza sui vari dossier. In caso i commissari-designati non dovessero soddisfare le commissioni parlamentari, il Parlamento potrà minacciare di votare in blocco contro l’intera Commissione. (Qui un’utile infografica sulla procedura)
Ma prima ancora di arrivare alle audizioni in Commissione, i candidati commissari devono ottenere un nulla osta per ciò che riguarda gli eventuali conflitti d’interesse. Ed è proprio qui che sono cadute le teste di Trocsanyi e Plumb. La socialdemocratica romena è accusata di aver nascosto quasi un milione di euro dalle sue dichiarazioni finanziarie – fondi neri usati per la campagna elettorale (ma in passato è stata anche accusata di corruzione per altre questioni, tra cui l’acquisto di un’isola sul Danubio). Per l’ungherese, invece, la questione rimonta al suo mandato di ministro della giustizia: avrebbe affidato appalti pubblici direttamente al suo studio legale – ma si parla anche dei suoi possibili contatti col Cremlino.
Dopo che il Consiglio europeo ha deciso per la noma di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione, nonostante l’ex ministra tedesca della difesa non fosse stata una degli spitzenkandidaten alle elezioni europee di maggio, era pressoché certo che il Parlamento europeo avrebbe pretesto un tributo nella forma di un paio di commissari-designati. Come ministro della giustizia che ha supervisionato l’attacco del governo di Orban alla magistratura, alle ONG, ai senzatetto e alla Central European University, Trocsanyi era considerato un facile bersaglio, e anche Plumb per via delle accuse di corruzione che l’avevano colpita in patria. Ma che tali teste potessero cadere tanto presto, ancora prima delle audizioni, è stata una sorpresa.
Il governo di Budapest non ha atteso a lungo. Se Trocsanyi ha lamentato “una decisione politica, senza alcuna base” e minacciato di adire alle vie legali, da buon ex avvocato e giudice, il portavoce del governo ungherese ha accusato “gli eurodeputati pro-immigrazione” con la solita retorica populista del regime di Orban.
Cosa succede ora
In base al regolamento del Parlamento europeo, la procedura di nomina dei due commissari è ora sospesa. Entro lunedì mattina il comitato JURI farà avere per scritto le proprie raccomandazioni e il presidente del Parlamento, David Sassoli, chiederà a von der Leyen cosa intende fare.
Una possibilità prevede di mantenere i due commissari, cambiando il loro portafoglio – ma gli eurodeputati hanno fatto capire che, trattandosi di un conflitto d’interessi “puro”, tale soluzione non sarebbe accettabile. Non resterebbe pertanto ai governi di Ungheria e Romania di presentare altri nomi, che questa volta possano ottenere l’OK del Parlamento europeo.
Ma anche se Ungheria e Romania proponessero rapidamente due nuovi commissari dalla fedina pulita, per von der Leyen potrebbe non essere finita qui. Le audizioni parlamentari, che hanno inizio lunedì, potrebbero vedere altre teste cadere.
foto: agi