E’ stata recentemente ufficializzata la nomina della romena Laura Codruța Kövesi alla carica di primo procuratore capo europeo. La scelta di Kövesi è stata da molti interpretata come un vero è proprio messaggio alla classe politica dell’Europa centro-orientale, che da decenni banchetta nelle istituzioni statali grazie a un vorticoso traffico di tangenti e prebende varie. La romena ha infatti costruito la sua fama nella lotta senza quartiere portata avanti ai politici corrotti del suo paese. Dal 2013 al 2018, periodo nel quale è stata al vertice della Direzione Nazionale Anti-Corruzione (DNA), ha arrestato decine e decine di politici e amministratori locali accusati (o anche solo sospettati) di aver intascato mazzette o aver abusato del loro potere. Un’attività che le ha permesso di assurgere agli onori delle cronache nazionali e continentali, e di diventare uno dei volti più apprezzati dell’intera Romania. Ma chi è Laura Codruța Kövesi, qual è la sua storia? Dietro l’immagine dell’eroina anti-corruzione si nascondono delle ambiguità di fondo ben note a chi conosce il sottobosco politico e mediatico romeno, ma che difficilmente arrivano fino alle alte sfere di Bruxelles.
Dal basket alla procura
Chi tradizionalmente legge le nostre colonne non si imbatte oggi per la prima volta nel nome della Kövesi: da almeno due anni scriviamo della faida aperta tra una fronda della magistratura romena da lei incarnata e l’élite politica nazionale. Riportiamo qui brevemente il ritratto da noi tracciato a inizio 2018: “Laura Codruţa Kövesi (1973) è dal 2013 procuratore capo della DNA. Nata Laura Lascu, mantiene il cognome del primo marito Edvard Kövesi, nonostante il divorzio. Promessa giovanile della pallacanestro femminile romena (vicecampione europea nel 1989), nel 2006, a soli 33 anni, viene nominata dal presidente Traian Băsescu procuratore generale della Corte di Cassazione, la più giovane nella storia del paese. Vi fu chi storse il naso di fronte ad una scelta tanto inconsueta: una donna, giovanissima, al vertice della giustizia nazionale. Qualche anno dopo Băsescu spiegò la sua scelta motivandola con una necessità impellente di rottura rispetto al passato, che solo una giovane donna poteva garantirgli. Secondo altri, la scelta fu dettata dalla lunga amicizia tra Vasile Blaga, uomo forte dello staff di Băsescu, e Ioan Lascu, padre della Kövesi. Ioan Lascu è la personificazione vivente della continuità istituzionale che caratterizzò il passaggio dalla Romania comunista a quella democratica. Questi mantenne infatti la carica di procuratore capo della città di Mediaş tra il 1980 e il 2010, senza essere minimamente scalfito dagli eventi politici che funestarono il paese nel corso degli anni. Nel 2013 Kövesi venne nominata procuratore capo della DNA. Il suo operato è stato ben giudicato a livello europeo, grazie all’ingente numero di arresti che negli ultimi anni ha falcidiato la classe politica romena, afflitta dall’endemica piaga della corruzione”. Procuratrice generale di Cassazione a 33 anni, senza un cursus honorum che potesse giustificarne la nomina, con una vicinanza mai negata all’ex presidente Traian Băsescu, e un padre procuratore di lunga data, la Kövesi è tutto tranne che un homo novus, essendo perfettamente inserita negli alti circoli politici e giudiziari del paese.
Metodi poco ortodossi
Oltre ai non troppo chiari criteri che l’hanno innalzata ai vertici delle istituzioni, in Romania la Kövesi è criticata aspramente da una parte non trascurabile della società civile, che l’ha spesso accusata di aver violato le norme base dello stato di diritto, abusando di atti quali la carcerazione preventiva, rivelatasi poi del tutto inutile ai fini delle indagini. Un qualcosa di cui abbiamo scritto già un paio d’anni fa, e che vi riportiamo: “Anche all’interno della procura anti-corruzione non mancano tuttavia le ambiguità e le ombre. Sono in molti a denunciare i duri metodi inquisitori della DNA, fatti di carcerazioni preventive, intercettazioni capillari, interrogatori fiume. Non sono mancati i casi di errori giudiziari, di polveroni risolti in un nulla di fatto, di conflitti tra corpi distinti della magistratura. I più maligni sostengono addirittura una fosca relazione tra mondo giudiziario e servizi segreti, qualcosa che trascende i limiti imposti in uno stato di diritto che aspira a standard occidentali, tanto che la Corte Costituzionale ha spesso redarguito la DNA per aver abusato dei suoi poteri. Oggi il paese è spaccato in due tra chi appoggia in toto i metodi della Kövesi, ritenuti un male necessario per sconfiggere definitivamente la corruzione, e chi invece ritiene (vuoi per tornaconto personale, vuoi per reale convinzione) che i metodi della magistratura non siano degni di uno stato membro dell’UE”.
Da Bucarest a Bruxelles
Dopo essere stata rimossa per motivi politici dal vertice della DNA, la Kövesi si è candidata alla carica di procuratore europeo, conferitale definitivamente nelle scorse ore. L’esperienza accumulata nei duri anni di lavoro a Bucarest la rendono sicuramente adatta all’incarico, e sarà poi il tempo a giudicare il suo operato. Con questo pezzo richiamiamo però a una necessità impellente: l’Europa per salvarsi dal tracollo non ha bisogno di creare santi ed eroi in ogni occasione. Appiattire la politica ad una contrapposizione tra buoni e cattivi, e semplificarla a tal punto, potrebbe avere l’effetto di accelerare gli sviluppi di una crisi già abbastanza profonda.
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