Si dovrà attendere il risultato del secondo turno per conoscere il nome del prossimo presidente della Repubblica di Bulgaria. Stando alle ultime proiezioni, Rossen Plevneliev – candidato conservatore del Gerb, il partito di governo – ha ottenuto il 40% circa delle preferenze, mentre al socialista Ivaylo Kalfin è andato intorno al 30%. La candidata indipendente Meglena Kuneva si è piazzata al terzo posto con il 15,1% dei voti, mentre l’estremista di destra Volen Siderov (leader di Ataka), che contava sulla fiammata di sentimenti nazionalistici e anti-rom diffusasi nelle ultime settimane in Bulgaria, ha raccolto appena il 4% dei consensi.
L‘affluenza alle urne è stata bassa: intorno al 42%. I bulgari hanno disertato il voto per due motivi, da un lato conta il fatto che il presidente della Repubblica, pur se eletto dai cittadini, ha pochissimi poteri. Si tratta quindi di un’elezione che non infiamma gli animi degli elettori sfiduciati – e questa è la seconda ragione della diserzione – da una classe politica incapace di dare risposte nuove, costantemente avvitata su se stessa e sui suoi privilegi, corrotta quando non criminale.
La disaffezione verso una democrazia incompiuta porta gli elettori a mettere all’asta il proprio voto: la compravendita di voti è un problema assai grave in Bulgaria. L’Osce ha per questo inviato alle presidenziali una missione di osservatori. Stando a un ultimo sondaggio di Transparency international, un bulgaro su cinque è disposto a vendere il suo voto elettorale.
Insieme al voto presidenziale è andato in scena anche quello amministrativo in un election day che doveva evitare la totale diserzione delle urne. Come scrive Atanas Tsenov, corrispondente Ansa da Sofia, con la vittoria al primo turno di Jordanka Fandakova (52% dei voti) per la poltrona di sindaco della capitale, il Gerb sembra aver ottenuto il 38% dei consensi su scala nazionale. Il partito socialista si ferma al 24%. Si sta così avverando il sogno del premier e leader di Gerb, Boyko Borissov, di avere in mano tutte le leve del potere: il parlamento, il governo, la presidenza e i comuni. Borissov, già vicino ad ambienti affaristico-criminali e definito dal Congressional Quarterly (testata del Gruppo Indipendent che pubblica i report del Congresso americano) “amico dei mafiosi”, potrà così spartire la torta bulgara con i suoi sodali lasciando il Paese in preda a una crisi economica senza precedenti.
La Bulgaria è il paese più povero dell’Ue e la crisi continua a colpire larghe fasce sociali. Lo stipendio medio è fermo da due anni intorno all’equivalente di 360 euro, mentre il prezzo dell’energia continua a salire mentre la disoccupazione oscilla intorno al 10%.
Il 30 ottobre si voterà per il ballottaggio tra Rossen Plevneliev e Ivaylo Kalfin, il rischio è che vadano a votare solo loro.
Interessante, hai il link del sondaggio sulla disponibilità al voto di scambio?
grazie, d.
Una disamina a tratti colorita di “rosso” ma non completamente lontana dalla realtà dei fatti.
Grazie Manuel – che sito che hai! – ma mi spieghi he vuol dire colorita di rosso? cioè, che viol dire l’ho capito… ma dove sarebbe colorita di rosso? Giusto perché l’altro ieri mi hanno dato dell’ultra-atlantista, così magari pareggio. 😀
Matteo