Lo scorso 4 e 5 luglio si è tenuto a Poznan il sesto summit nell’ambito del “processo di Berlino”, iniziativa che dal 2014 mira a rilanciare il processo di integrazione europea dei Balcani occidentali. Oltre ai sei paesi della regione (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Kosovo e Serbia) hanno preso parte all’evento alcuni stati membri dell’Unione europea, insieme ai rappresentanti della Commissione UE e di altre organizzazioni internazionali e regionali.
Il parere dei commissari uscenti
Quello di Poznan è stato probabilmente l’ultimo summit del Processo di Berlino alla presenza di Johannes Hahn in veste di commissario europeo per la politica di vicinato e i negoziati per l’allargamento, e di Federica Mogherini come Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Entrambi i commissari hanno sottolineato che l’allargamento dell’UE ai Balcani occidentali costituisce una priorità per le istituzioni europee. Dando inizio al Forum della società civile e delle imprese – una delle iniziative nell’ambito dell’incontro di Poznan – Hahn ha inoltre dichiarato che: “la geografia è destino, i Balcani occidentali fanno parte dell’Europea. Condividiamo la stessa storia, geografia, patrimonio culturale e le stesse opportunità e sfide attuali e future. Siamo l’uno il destino dell’altro. Non ci sono dubbi in merito al fatto che il posto dei Balcani occidentali sia all’interno dell’Unione europea.” Federica Mogherini ha invece sottolineato come “oggi, tutti i paesi dei Balcani occidentali siano più vicini all’UE rispetto all’inizio del mandato della commissione di quasi cinque anni fa. La prospettiva europea resta il motore del cambiamento nella regione.”
I temi
L’integrazione regionale dei paesi dei Balcani occidentali è stato uno degli argomenti maggiormente discussi durante l’incontro di Poznan. A tal riguardo, i partecipanti al summit di quest’anno si sono soffermati su cinque temi principali: trasporti ed energia, agenda digitale, economia, sicurezza e rapporti di buon vicinato. I leader dei paesi balcanici hanno inoltre accolto positivamente alcune recenti iniziative finalizzate al rafforzamento della cooperazione regionale come la riduzione delle tariffe di roaming all’interno della regione e la dichiarazione sul riconoscimento delle qualifiche accademiche nei Balcani occidentali.
Nel corso del summit polacco diversi attori internazionali e regionali hanno sfruttato l’occasione per presentare analisi e documenti sui sei paesi dei Balcani occidentali. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) ha pubblicato uno studio dettagliato sul commercio e gli investimenti nella regione. Nello studio dell’OECD è stata sottolineata con vigore la necessità di promuovere gli investimenti nei Balcani occidentali attraverso riforme sulla competitività e sullo sviluppo del settore privato. In concomitanza con l’incontro di Poznan è stata presentata anche la pubblicazione annuale del Balkan Barometer, un sondaggio che rileva le percezioni e le attitudini dei cittadini dei sei paesi riguardo le principali questioni economiche, sociali e politiche della regione. Nella rilevazione del 2019 i cittadini balcanici si dicono particolarmente preoccupati per gli alti tassi di disoccupazione, la corruzione dilagante e per l’esodo dei giovani dal proprio paese.
Conclusioni del summit e prospettive regionali
Nel documento conclusivo del summit i leader dei paesi partecipanti hanno riaffermato all’unanimità il sostegno alla prospettiva europea dei Balcani occidentali. Un accento particolare è stato inoltre posto sull’attuazione delle riforme per incrementare l’integrazione economica della regione nonché sulla necessità di attrarre investimenti in ricerca e innovazione. Un altro tema sottolineato dai leader è stata l’esigenza di un rafforzamento della connettività regionale, concordando la realizzazione di otto nuove opere infrastrutturali dal valore complessivo di oltre 700 milioni di euro.
In merito alle relazioni di buon vicinato nei Balcani sono stati evidenziati i progressi raggiunti negli ultimi anni dai paesi della regione con una menzione speciale al trattato di buon vicinato tra Bulgaria e Macedonia del Nord del 2017 e gli accordi di Prespa del 2018 tra Atene e Skopje. Entrambe le iniziative diplomatiche hanno ottenuto l’effetto positivo di risolvere dispute lunghe decenni, costituendo un modello per la cooperazione anche per gli altri paesi balcanici. Alla luce di tale sviluppi, i leader del summit di Poznan hanno dato infine il benvenuto alla futura presidenza del Processo di Berlino da parte della Bulgaria e della Macedonia del Nord.
La decisione di conferire la presidenza del Processo di Berlino nel 2020 a due paesi balcanici si muove senza alcun dubbio nella direzione di un maggiore protagonismo da parte di tutti gli attori della regione. Tuttavia, dall’ultimo summit di Poznan, non sembrano essere emerse le rassicurazioni necessarie in merito a un’accelerazione del processo d’integrazione dei Balcani occidentali. Una sfiducia da parte dei leader della regione confermata anche dal recente slittamento a ottobre della decisione da parte dell’UE sull’avvio dei negoziati per Macedonia Nord e Albania.
Foto: Krystian Maj