Lo scorso 20 giugno, a Tbilisi, si svolgeva l’Assemblea interparlamentare sull’ortodossia, un’organizzazione che unisce paesi accomunati dalla confessione cristiana ortodossa. A presiedere l’incontro, il parlamentare russo Sergej Gavrilov, che per questo è stato invitato a sedersi al posto prerogativa del presidente dell’assemblea legislativa della Georgia, dove l’evento ha avuto luogo. Il gesto è bastato a scatenare la reazione rabbiosa delle opposizioni e ha spinto migliaia di georgiani a radunarsi davanti all’edificio per protestare contro la presenza di un rappresentate della Duma in una delle istituzioni del paese.
Senza considerare il passato sovietico, la Russia supporta militarmente Abcasia e Ossezia del Sud, due repubbliche separatiste in territorio georgiano, ed è, per questo motivo, considerata come una potenza occupante nel paese caucasico. Quando alcuni dei manifestanti hanno provato a forzare il cordone della polizia ed entrare in parlamento, le forze di sicurezza hanno sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeno, causando il ferimento di 240 persone.
La reazione russa
La sera del 21 giugno il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, ha bandito, temporaneamente, i voli da e per la Georgia a partire dall’otto luglio. Il divieto, giustificato da motivazioni legate alla sicurezza dei cittadini, coinvolge solo le compagnie aeree russe, ma invita anche i tour operator a cancellare i viaggi programmati e al rimpatrio dei russi al momento in visita nel paese.
Si tratta di una misura che rischia di danneggiare significativamente l’economia della Georgia all’inizio dell’alta stagione. Secondo i dati ufficiali, le attività legate al turismo, in costante crescita negli ultimi anni, hanno contribuito al 7,6% del prodotto interno lordo georgiano nel 2018 e proprio i russi hanno costituito il secondo gruppo più numeroso di visitatori stranieri.
Gli sviluppi interni
Le notizie provenienti da Mosca hanno acuito il carattere antirusso delle manifestazioni che sono proseguite durante il weekend. La protesta contro l’occupazione della Russia del territorio georgiano non basta a spiegare il motivo per cui così tanti cittadini hanno continuato a scendere in piazza. Diversi osservatori hanno notato come la coalizione di governo Sogno georgiano, capitanata dal miliardario Bidzina Ivanishvili, sia sempre meno popolare non esclusivamente per il suo atteggiamento troppo conciliatorio nei confronti di Mosca.
La prima vittima politica degli avvenimenti del 20 giugno è stata Irakli Kobakhidze. Il presidente del parlamento ha, infatti, rassegnato le sue dimissioni nel corso della giornata di venerdì, dichiarando che era inaccettabile vedere il rappresentante di una nazione occupante seduto al posto di una delle istituzioni politiche della Georgia. Secondo il regolamento, un sostituto verrà eletto nel giro di 14 giorni.
Le dimissioni di Kobakhidze non sono, però, bastate a calmare la situazione. I cittadini hanno invocato anche quelle del ministro dell’Interno, Giorgi Gakharia, il rilascio delle persone arrestate nella notte del 20 giugno e l’organizzazione di elezioni parlamentari basate su un sistema proporzionale per il 2020. Sulla scia delle proteste, nella giornata del 24 giugno Bidzina Ivanishvili ha annunciato che le prossime elezioni si terranno con il sistema proporzionale e senza soglia di sbarramento. Secondo il leader del Sogno Georgiano, questa decisione va incontro alle richieste di cambiamento avanzate dalla popolazione. Allo stesso tempo, Ivanishvili ha ribadito la necessità di perseguire legalmente coloro che si sono resi responsabili di violenze e abuso d’autorità durante le proteste.
Nel frattempo, l’Agenzia nazionale del turismo ha lanciato la campagna “World welcome to Georgia” per promuovere nel mondo l’immagine del paese come meta turistica e compensare le perdite economiche causate dal mancato arrivo dei turisti russi. L’entusiasmo con cui i giovani georgiani hanno rilanciato la campagna sui social network dimostra, ancora una volta, il forte senso di identità nazionale che caratterizza il paese caucasico.
Qualunque sia il risultato finale delle proteste di questi giorni, gli scontri del 20 giugno – la cosiddetta notte di Gavrilov – hanno già influenzato radicalmente la politica interna ed estera della Georgia. Ogni velleità di influenza russa nel paese attraverso il soft power sembra aver perso di credibilità, mentre nubi fosche si addensano sul futuro della coalizione di governo.
Immagine: Tabula.ge