BULGARIA ELEZIONI /2 – Voto di scambio e saldi elettorali

 La prassi della compravendita di voti in Bulgaria è talmente radicata da aver portato, nel 2009, all’istituzione di un organo di sorveglianza composto da magistrati e forze dell’ordine per contrastare il fenomeno. Le indagini sui brogli delle elezioni del 2009 hanno portato a 97 processi, dei quali 21 assoluzioni e 76 semplici condanne pecuniarie. Nulla di nuovo per un Paese abituato a darla vinta ai potenti e alle connivenze tra politica e magistratura. Le forze sane della società – come scrive Trud, quotidiano di Sofia – non sono sufficienti a contrastare il fenomeno della corruzione che vede nella compravendita di voti uno dei suoi aspetti più gravi.

Nayden Zelenogorski, sindaco di Pleven ha paventato di portare il suo stesso Paese di fronte alla Corte dei diritti umani di Strasburgo se la prassi del voto di scambio dovesse continuare. Alle prossime elezioni presidenziali del 25 ottobre il suo partito appoggia Rumen Hristov, ex ministro dell’Agricoltura, eletto tramite primarie all’interno di una rosa di candidati espressi dalla Coalizione Blu (conservatori e cristiani), di cui Zelenogorski fa parte. Recentemente è stata promossa una lista chiamata “For Zelenogorski” ma che con lui non ha niente a che fare. La classica lista civetta fatta per indebolire l’avversario.

Scrive Alessio Pisanò sul Fatto quotidiano: “L’agenzia stampa nazionale Novinite ha recentemente rivelato come la moglie di un noto barone delle droga, Hristo Baykov, in carcere in attesa di condanna, sia solito finanziare su base volontaria il partito socialista bulgaro Bsp”, quello di cui fa parte l’attuale Presidente della Repubblica. Mafiosi che danno i loro soldi e il loro voto ma, soprattutto, il voto degli affiliati e degli intimiditi. Le mafie sono bacini di voti immensi in Italia come in Bulgaria dove, di recente, il caso di “zar Kiro” – al secolo Kiril Rashkov – ha portato alla luce come anche i “gipsy kings”, i boss rom, abbiano l’abitudine di portare i voti della loro comunità in cambio di impunità per il loro contrabbando.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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4 commenti

  1. Capisco, solamente ora, il perchè della sinistra italiana andava in Bulgaria per conoscere e attuare TUTTI i trucchi delle elezioni. Grazie per l’articolo e degli altri articoli tutti”sacrosantemente” attuali e attivi

    • ma la sinistra italiana chi? e quando? non gettiamoci sul qualunquismo, per carità.

      Per il resto, interessante che Zelenogorski pensi di fare ricorso alla Corte di Strasburgo in base al diritto (o impegno?) a libere elezioni: “Le Alte Parti Contraenti si impegnano ad organizzare, ad intervalli ragionevoli, libere elezioni a scrutinio segreto, in condizioni tali da assicurare la libera espressione dell’opinione del popolo sulla scelta del corpo legislativo.” (CEDU, Prot. 1, Art. 3)
      Non mi risulta che finora la Corte abbia dichiarato ricevibili ricorsi sul tema, potrebbe essere un caso interessante. Qua (http://www.riigikohus.ee/vfs/789/Report%20%28O%60Boyle%20-%20EIK%20praktika%29.pdf) c’è un report sulla giurisprudenza attuale sul tema.

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