Nelle prime settimane di giugno, numerosi attacchi contro i beni della comunità islamica bosniaca sono stati portati a termine nelle città di Zvornik e Bijeljina, nell’est del paese. Venerdì 14, l’ufficio del Mufti a Tuzla ha richiesto l’intervento delle autorità contro l’intensificazione dei crimini d’odio ai danni dei musulmani bosniaci.
I fatti
La notte del 7 giugno, alcuni malintenzionati hanno demolito quattro pietre tombali nel cimitero di Kazanbašća, nei pressi di Zvornik. I vandali, al momento non ancora identificati, avrebbero poi esteso l’opera vandalica al resto del cimitero, causando notevole distruzione nel luogo che ha dato la sepoltura a molte delle vittime della guerra.
A cinque giorni dal primo fatto, un gruppo di assalitori ignoti ha attaccato di fronte alla moschea di Atik, a Bijeljina, degli adesivi recanti messaggi di odio e di minaccia. Tra le immagini rappresentate sugli adesivi, un coltello e del filo spinato. Oltre ai riferimenti a Srebrenica, accompagnati dalla frase “i nostri antenati sono caduti glorificando il nome della Serbia”, sono anche comparse frasi inneggianti alla “riconquista” del Kosovo. “Questa è casa dei serbi” – recava scritto uno degli adesivi, sui quali era figurata la carta geografica kosovara. Tra le altre immagini, è comparso anche il volto di Draža Mihajlović, generale della Seconda guerra mondiale che fondò e diresse i “Cetnici”, movimento a matrice etnica serba.
Il contesto dei crimini d’odio
L’ufficio del Mufti ha richiesto l’intervento delle autorità contro la serie di minacce e di attacchi diretti contro la comunità musulmana. Gli adesivi nazionalisti che hanno preso di mira in modo specifico gli edifici religiosi e la sede della comunità, infatti, si inseriscono in un contesto più ampio di violenza e di odio.
La missione OSCE nel paese ha registrato, nel solo mese di maggio 2019, ben dieci crimini d’odio a movente etnico. Oltre ai graffiti e agli attacchi diretti contro edifici religiosi, l’OSCE ha registrato un caso di violenza fisica e quattro episodi di violenza verbale. Nella totalità dei casi, gli attacchi hanno le proprie radici nell’etnia e nella religione delle vittime. Sebbene al momento siano in corso tre processi legati ai crimini d’odio in Bosnia, le risposte delle autorità lasciano ancora a desiderare: da gennaio, i casi registrati sono stati 58, e le violenze non accennano a diminuire.
Immagine: Balkan Insight