In Ungheria, le elezioni europee si sono concluse con una netta vittoria della maggioranza di governo rappresentata dal primo ministro Viktor Orbán. Come anticipato nelle scorse settimane su East Journal, il risultato positivo di Fidesz era ampiamente prevedibile, ma le elezioni hanno decretato la fine della linea politica del “piede in due scarpe”.
Analisi del voto
I risultati definitivi parlano di un 52,2% di preferenze per la coalizione Fidesz – KDNP, 16,2% per Coalizione Democratica (DK), 9,9% per Momentum, 6,7% per il Partito Socialista Ungherese (MSZP) e 6,4% per Jobbik. Tradotta in seggi la distribuzione è quella mostrata nel grafico sottostante.
Il risultato di Fidesz non è una sorpresa, e sebbene il partito del premier non abbia ottenuto i 14 seggi previsti dai sondaggi preelettorali, i 13 ottenuti sono comunque un incremento rispetto ai 12 delle elezioni del 2014. A stupire è stata invece l’affluenza alle urne, che quest’anno si è attestata al 41,74%, la percentuale più alta di sempre per questo tipo di consultazione in Ungheria. Infine, queste elezioni hanno premiato i partiti di opposizione che si erano contraddistinti per le manifestazioni contro la legge schiavitù, in particolare DK e Momentum. Di questa ascesa hanno inevitabilmente risentito sia i socialisti di MSZP che l’estrema destra di Jobbik. Contrariamente al 2014, LMP non è riuscito ad entrare in Parlamento.
Per l’opposizione queste elezioni hanno rivelato un fatto positivo, una coalizione tra DK, Momentum e MSZP supererebbe Fidesz a Budapest. Infatti, nella capitale, la coalizione di governo non ha ottenuto risultati positivi come nel resto del paese. Questo può essere un dato importante in vista dell’elezione del sindaco di Budapest prevista per l’anno prossimo.
La linea politica del “piede in due scarpe”
Alla vigilia delle elezioni, la posizione di Fidesz rispetto al suo collocamento nei gruppi parlamentari europei si è dimostrata ambigua. Infatti, a marzo, dopo aver fatto campagna elettorale contro il presidente di Commissione Jean-Claude Juncker, Fidesz era stato sospeso dal PPE. La tensione si era acuita con lo scambio di battute tra il primo ministro ungherese e il nuovo candidato dei popolari Manfred Weber. Ciononostante, Orbán non si è mai sbilanciato rispetto alla possibilità di lasciare il gruppo dei popolari europei in favore dell’Europa delle Nazioni e della Libertà (ENF), la nuova formazione rappresentata da Lega e Raggruppamento Nazionale.
Questa linea politica del “piede in due scarpe” sarebbe tornata utile ad Orbán nel caso in cui il PPE avesse avuto bisogno dei numeri di ENF per ottenere la maggioranza parlamentare. Eppure, nonostante l’ottimo risultato, i 58 seggi dell’estrema destra non sono sufficienti a creare una stampella credibile per il PPE. La linea politica di Orbán volta a riorientare le priorità del PPE si è rivelata fallimentare. La bastonata morale è stata la recente caduta del governo austriaco assurto a modello di una nuova maggioranza europea.
La fine della linea politica del “piede in due scarpe” è stata decretata il 30 maggio, quando il portavoce di Orbán, Gergely Gulyás, ha dichiarato alla stampa che pur rispettando il risultato della Lega di Matteo Salvini: “Non vediamo la possibilità per una cooperazione a livello di partito o nell’ambito di un gruppo parlamentare comune”. Resta tuttavia da capire come Fidesz rientrerà nelle grazie del PPE visto il deterioramento dei rapporti con gli altri membri del gruppo negli ultimi mesi.
Foto: Afp