La pedofilia nella Chiesa, piaga morale che non cessa di sanguinare, nascosta per decenni e per decenni tollerata, continua a lacerare il corpo dei comunità religiosa cattolica, assumendo le sembianze di una crisi peggiore di quella che, con la vendita delle indulgenze, portò alla protesta di Lutero. Periodicamente emergono casi di abusi anche perché sempre più persone trovano il coraggio di denunciare, rompendo il muro di silenzio che da sempre circonda quello che – è bene ricordarlo – non è un peccato, né uno scandalo, ma un crimine.
Il ‘libro nero’ della pedofilia polacca
Nel marzo scorso la Conferenza episcopale polacca ha reso noti centinaia di casi di violenze sessuali su minori. Un vero e proprio ‘libro nero‘ che monsignor Wojciech Polak ha consegnato nelle mani di papa Bergoglio. I numeri, mostrati durante una conferenza stampa da padre Wojciech Sadlon, direttore dell’Istituto di statistica della Chiesa polacca, lasciano senza parole: 625 minori, di cui 345 al di sotto 15 anni di età; ben 382 casi di sacerdoti e persino suore che hanno abusato sessualmente di minori tra il 1990 e il 2018. Già, perché malgrado negli ultimi anni il muro del silenzio sia crollato, la violenza sessuale non accenna a diminuire. In Polonia, dove la Chiesa è un’istituzione rispettata e potente, espressione dell’identità nazionale, la notizia ha straziato le coscienze.
Il caso Jankowski
Tra i prelati coinvolti nello scandalo figura anche Henryk Jankowski, scomparso nel 2010, che fu uno dei più importanti sostenitori del movimento di Solidarność. In suo onore è stata persino eretta una statua nel centro di Danzica. Qualche settimana fa, nottetempo, quella statua è stata abbattuta. Gli autori del gesto hanno deposto sulle macerie decine di mutandine di bambini.
Alla fine del 2018 il caso di Jankowski era esploso sui media polacchi dopo che alcune delle sue presunte vittime avevano raccontato degli abusi subiti. Già allora alcune proteste ebbero luogo ai piedi della statua, segno che il disagio e la rabbia stanno crescendo all’interno della società malgrado la tradizionale religiosità dei polacchi e la loro fiducia verso l’operato del clero.
Fare pulizia?
A realizzare il ‘libro nero’ è stata la stessa Chiesa polacca. Un segno evidente di come le autorità religiose locali siano decise ad affrontare la piaga della pedofilia sulla scorta dell’impegno che in tal senso proviene dalle massime autorità vaticane.
La fine dell’impunità del clero polacco, finora intoccabile, è un segno evidente del rinnovato clima ma molte restano le incertezze e i passi indietro, come dimostra il recente scritto di Benedetto XVI che, accusando il clima del Sessantotto di aver portato nella Chiesa costumi sessuali impropri, tra cui la pedofilia, dichiara il problema come esterno alla Chiesa: una Chiesa pura, ma inquinata da agenti esterni, dal secolarismo, dalla modernità. Una visione che sconforta e che molti, più o meno implicitamente, sembrano sostenere: Marek Jedraszewski, arcivescovo di Cracovia, in merito alla pubblicazione del dossier sugli abusi sessuali in Polonia, ha dichiarato che “la Chiesa deve stigmatizzare il male, ma deve anche mostrare misericordia con i colpevoli, se cercano una conversione interiore, se esprimono rimpianto”. Il pentimento e la conversione, dunque, possono salvare l’anima del peccatore. Ma basterà qualche Ave Maria a cancellare un crimine?
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AP Photo/Bartek Sabela/Gazeta Wyborcza