ROMANIA: “Trasferiremo l’ambasciata a Gerusalemme”. Ma non è vero

La Romania annuncia il trasferimento della propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Questo si legge su diversi giornali, questo si sente ripetere in radio e in televisione. Epperò è sbagliato. La Romania non ha deciso un bel nulla.  Se i giornalisti nostrani sapessero due-cose-due sulla Costituzione romena capirebbero che il gioco è truccato.

Certo, la premier Viorica Dancila, intervenendo a Washington all’American Israel Public Affairs Committee, organizzazione americana per il miglioramento delle relazioni con Israele, ha dichiarato che “in nome del governo che guido, trasferirò la nostra ambasciata a Gerusalemme, capitale dello stato di Israele” ma l’unica cosa che la premier Dancila può trasferire è la residenza di casa sua in un pianeta meno strampalato di quello in cui evidentemente vive. Già, perché l’unico a poter decidere di ambasciatori, ambasciate e in generale di politica estera è – udite udite – il presidente della repubblica, ovvero quel Klaus Iohannis che ha già fatto sapere che non se ne parla proprio di spostare l’ambasciata romena in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Il presidente della repubblica, che in Romania è eletto direttamente dai cittadini, aveva già ribadito un annetto fa che la Romania continuerà ad attenersi alle posizioni ufficiali dell’UE e dell’ONU.

La questione dell’ambasciata romena in Israele è piuttosto datata e ogni tanto fa nuovamente capolino nel dibattito politico romeno ma Iohannis non ha alcun interesse a esporsi nei confronti dei partner europei con scelte di discutibile politica estera. E allora si tratta di tanto rumore per nulla?

Ebbene sì. La questione, che sta sollevando un bel polverone nel paese, è da ascriversi alla rivalità politica tra Klaus Iohannis e Liviu Dragnea, presidente del partito socialista ed eminenza grigia del governo. Una guerra personale che, come scrive Francesco Magno, vedrà il suo epilogo in occasione delle elezioni presidenziali del prossimo anno.

Il leader socialista, con la questione del trasferimento dell’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, sta cercando di esautorare il presidente in una delle sue prerogative principali, ossia la gestione e l’indirizzo della politica estera nazionale. Dragnea, costretto da una condanna per frode elettorale a restare dietro le quinte del governo, ha usato la premier Dancila per condurre una propria battaglia personale dimostrando una volta di più quanto la stessa premier sia del tutto priva di autonomia politica.

Occorre comunque sottolineare quanto dissennata sia stata questa mossa che ha causato una ferma reazione delle élites arabe. Il re di Giordania, atteso in Romania per siglare importanti accordi economici bilaterali, ha disertato la visita. L’impressione che la Romania offre di sé stessa ai paesi arabi è quella di ancella degli Stati Uniti, supina rispetto e alle scellerate politiche trumpiane.  Ma la verità è ben più triste: si tratta semplicemente di un paese guidato da un governo irresponsabile e incapace. Un governo che, è bene ricordarlo, si trova a ricoprire la presidenza di turno dell’Unione Europea. Siamo in buone mani.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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