Nella Cecoslovacchia degli anni ’70 la stagione riformista colma di entusiasmo e di mobilitazione politica quale fu la Primavera di Praga era già un lontano ricordo. Momentaneamente finita nell’oblio e schiacciata dalla Dottrina Brèžnev, che poneva fine alle spinte innovative del nuovo corso ed esautorava ogni possibile via nazionale al socialismo, l’autonomia del 1968 aveva lasciato posto a alla fedeltà assoluta verso il Cremlino.
Con il paese militarmente occupato e il passaggio di consegne tra Alexander Dubček e Gustáv Husák, venne ufficializzata la nuova stagione politica della Cecoslovacchia. Fu il periodo passato alla storia come “normalizzazione”, una lunghissima era di smobilitazione politica contraddistinta dalla stagnazione economica e dalla massificazione delle istanze sociali e culturali.
Nella nuova Cecoslovacchia normalizzata vi era la necessità di ricostruire quel rapporto di fiducia con il socialismo reale e con le sue conquiste. Bisognava rinsaldare la speranza della popolazione nel partito comunista, nel socialismo e nelle sue istituzioni, in particolare quelle percepite come traditrici dello stato cecoslovacco e naturalmente più invise alla percezione comune, con in testa le forze di sicurezza, i servizi segreti, e tutti quegli ambienti considerati collaborazionisti degli invasori.
In questo senso, la TV divenne un’arma estremamente utile alla causa. Le innovazioni tecnologiche nella Cecoslovacchia dei primi anni Settanta portarono alla nascita di un secondo canale pubblico e all’avvento del colore, così che il piccolo schermo fece il suo ingresso nella vita comune, diffondendosi in fretta tra le case dei cechi e degli slovacchi.
I 30 casi del Maggiore Zeman
Trasmesso in prima serata tra il 1976 e il 1979, Třicet případů majora Zemana fu una serie tv magistralmente inserita a cavallo tra storia e propaganda. Honza, nomignolo di Jan Zeman, è un giovane sopravvissuto al campo di sterminio di Oświęcim, che al termine della guerra fa ritorno al suo villaggio natale scoprendo l’assassinio del padre. La polizia cecoslovacca non riesce a trovare i responsabili del delitto e archivia il caso. Il giovane Zeman inizia così a indagare personalmente sui fatti, riuscendo presto ad assicurare gli assassini del padre alla giustizia. Impressionato dalle abilità investigative di Zeman, il suo fraterno amico Václav Kalina lo convince a entrare ufficialmente nelle forze di polizia cecoslovacche.
Quello di “Morte al lago” è solo il primo episodio della serie tv che vedrà il Maggiore Zeman alle prese con trenta casi ambientati tra il 1945 e il 1973, uno per anno salvo eccezioni. La storia di Honza attraversa quindi varie stagioni politiche del paese. Si va dai grandi avvenimenti storici del 1948, con la vittoria dei comunisti sulla vecchia amministrazione borghese, e si passa per il 1968, con il pericolo della controrivoluzione del nuovo corso dubčekiano. La serie spazia tra casi di cronaca realmente accaduti, come i fatti di Babice (nella serie Plánice) del 1953, dove Zeman è alle prese con l’omicidio di funzionari comunisti, a fatti di criminalità comune creati ad arte per sottolineare qualità negative di vari personaggi anti-comunisti. Generalmente identificati come truffatori, assassini, ubriaconi, nichilisti, tossici, gli antagonisti dei diversi episodi si macchiano di azioni anti-comuniste, dal semplice omicidio al complotto imperialista contro lo stato.
La trama della serie è quindi uno spaccato propagandistico della società cecoslovacca del dopoguerra e dei suoi 30 anni di evoluzione. Ripercorrendo alcune vicende della vita di Jan Zeman, gli episodi sono incentrati sulle gesta positive degli organi di sicurezza cecoslovacchi, della polizia segreta (StB), e del corpo di difesa nazionale (SNB), fino a sottolineare la grande lungimiranza della nomenklatura comunista e dei quadri del partito.
Sulla stessa falsa riga, nelle investigazioni del maggiore Zeman sono identificate le caratteristiche negative della società cecoslovacca, personificate da diverse figure sociali a seconda delle necessità propagandistiche del tempo e del caso. Si va dal nichilismo del mondo indipendente della cultura che, scaratterizzato dalla sua funzione politica e ridotto a un manipolo di perdigiorno, durante la Primavera di Praga pone seri rischi per la sopravvivenza del socialismo, alla cupidigia del clero cecoslovacco che, corrotto dalle forze internazionali ostili al partito comunista, cospira per rovesciare il governo e mettere le mani sulle ricchezze comuni. Il piccolo borghese viene presentato come mero affarista, spesso alcolizzato o mentalmente instabile, che non porta nulla di buono al progresso del paese e della società socialista. Gli emigranti sono narrati come dei vigliacchi sobillatori, i membri della vecchia società capitalista come dei disonorati colmi di viltà.
A smascherare questi personaggi negativi è il maggiore Zeman, brillante investigatore della polizia nazionale, uomo d’onore e comunista devoto alla causa del socialismo. Un personaggio fortemente carismatico, in grado di suscitare simpatia e ammirazione nella Cecoslovacchia normalizzata. Il successo della serie fu dovuto soprattutto a questo, l’autorevolezza empatica di Honza mista alla trepidazione generata dalle investigazioni furono gli ingredienti di una ricetta di successo sotto tutti i punti di vista. La naturale passione dei cecoslovacchi per le scene d’azione, unita alla carenza di alternative occidentali, fecero del Maggiore Zeman un personaggio cult che è rimasto nella memoria comune di diverse generazioni.
Vent’anni fa, la riproposizione della serie sulla tv nazionale ceca scatenò uno scandalo politico. Sebbene ogni episodio fosse seguito da un dibattitto tra esperti al fine di mettere in luce le incongruenze storiche e le strategie propagandistiche dell’epoca comunista, la serie fu accusata di minare il processo di transizione del paese verso la democrazia liberale. A quarant’anni di distanza, la narrazione delle imprese del maggiore Zeman ha assunto quasi un carattere folcloristico, lasciando però intatto quello che fu uno straordinario esempio di successo della propaganda normalizzatrice in Cecoslovacchia.
Foto: Barrandov.tv