di Gaetano Veninata
“Unione Euroasiatica”. Affascinante e lievemente retrò, dispettosa al punto giusto nei confronti di chi vorrà indispettirsi, la nuova creatura pensata dal prossimo (si ritorna spesso sul luogo del delitto) presidente della Russia è in realtà un vecchio sogno dell’ex uomo del Kgb. Già due anni fa, infatti, Vladimir Putin aveva contrapposto questa nuova (o vecchissima) idea all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto, con sede in Svizzera), vista come troppo piegata agli interessi economici statunitensi. Ma adesso che l’ingresso di Mosca nel consesso ginevrino sembra vicina (leggasi in tal senso le dichiarazioni di Ron Kirk, Rappresentante Usa al commercio) Putin rispolvera il suo sogno orientale: un progetto di integrazione politica ed economica tra le ex repubbliche sovietiche.
Un primo passo avanti in tal senso è stato già fatto: dal 1° gennaio 2012, infatti, entrerà in vigore lo Spazio economico unico tra Russia, Kazakhstan e Bielorussia. Ma nessuno pensi a una riedizione della vecchia Unione Sovietica. A meno di non voler essere preso per “ingenuo” dal primo ministro russo: “Cercare di restaurare o di copiare ciò che è rimasto nel passato è da ingenui – ha scritto Putin in un articolo pubblicato il 4 ottobre sull’Izvestia – ma una stretta integrazione su basi economiche e politiche e su nuovi valori è un imperativo dei tempi”. I prossimi invitati alla festa putiniana saranno i piccoli Kirghizistan e Tagikistan. In attesa degli ospiti importanti, i vicini ingioiellati.