BULGARIA: “Together” a Plovdiv, capitale europea della cultura 2019

Capitale storica della Tracia e seconda città del paese dopo Sofia, Plovdiv è stata designata capitale europea della cultura 2019 insieme a Matera. Questo binomio eccezionale dà la possibilità a una delle più antiche città europee di farsi conoscere internazionalmente, esibendo la sua ricchezza storica e culturale, a molti totalmente sconosciuta, all’insegna di un motto a dir poco eloquente: “Together”.

Plovdiv: tra passato, presente e futuro

“La Bulgaria è un nucleo essenziale della grande Slavia… ma di tutti i Paesi dell’Est resta ancor oggi il più ignoto, un luogo in cui ci si mette di rado il piede.” – Claudio Magris, “Danubio”, 1986.

Le parole dello scrittore triestino Claudio Magris sembrano essere attuali anche dopo più di trent’anni. La Bulgaria rimane per molti un paese semi-sconosciuto, eppure una delle terre più antiche d’Europa. Plovdiv ne è il cuore pulsante, vantando ben ottomila anni di storia. Antica capitale della Tracia, chiamata a quel tempo Filippopoli (Pulpudeva, da cui, molto probabilmente, deriva il nome attuale), Plovdiv sorge su sette colli, esattamente come Roma, anche se viene spesso definita come la “Firenze bulgara”, merito la sua ricchezza in fatto di arte, storia e cultura. Ottomila anni di storia che raccolgono e mescolano culture di imperi ed epoche diverse: trace, macedoni, romane, bizantine, ottomane e, infine, sovietiche. Plovdiv è un crocevia di civiltà antiche e le strade che la attraversano le ricordano tutte.

In questa città millenaria, la bellezza delle vecchie case del centro storico, risalenti al XX secolo, testimonia il passaggio dalla dominazione ottomana alla Rinascita Nazionale in cui arti, letteratura e architettura bulgara fiorirono mescolando la moda europea delle decorazioni degli interni alla tradizione bizantina delle facciate esterne. Vicoletti e stradine pittoresche le circondano, formando il quartiere di Kapana, ora zona di tendenza di Plovdiv, che conduce poi al teatro romano, costruito dall’imperatore Traiano, uno dei più suggestivi del paese. Eventi, esibizioni, mostre e workshop inondano oggi questa culla d’Europa all’insegna di un unico slogan “Together” (insieme).

“Together”, per abbracciare la cultura e l’Europa

Il motto che accompagna la scoperta di Plovdiv per tutto l’anno racchiude nella sola parola “Together” un’idea universale e una varietà di progetti volti a riassumere le sfide da affrontare durante questa avventura europea. Sfide che oggi assumono un significato ancora più importante, e Plovdiv lo dimostra con il suo motto semplice e conciso, ma alquanto azzeccato per un’Europa ai tempi della Brexit.

Il programma, inaugurato il 12 gennaio scorso, è suddiviso in quattro tematiche (o piattaforme) legate tra loro dalle caratteristiche tipiche della città bulgara e della gente che ci abita. Abbracciano, infatti, il patrimonio culturale, la storia, il ritmo e lo stile di vita di Plovdiv a 360 gradi: la promozione dell’eco-sostenibilità (Relax), la preservazione del patrimonio culturale eliminando stereotipi e attrazioni turistiche di massa (Revive), la rivisitazione degli spazi urbani con un particolare accento sulle aree cittadine abbandonate (Transform) e, infine, la fusione delle minoranze etniche affinché vengano abbattute frontiere fisiche e mentali che ne bloccano l’integrazione sociale (Fuse).

Con il motto “Together”, Plovdiv è riuscita a conquistare la giuria e ad essere nominata capitale europea della cultura 2019 proprio perché il concetto originale si focalizza sull’integrazione delle minoranze etniche e, in particolare, sulla comunità Rom. Il quartiere Stolipinovo di Plovdiv, dove avranno luogo diversi eventi e workshop, è tra i più grandi distretti Rom dei Balcani. “Crediamo che la cultura abbia la capacità di produrre cambiamenti sociali e la maggior parte dei giovani che vivono a Stolipinovo non ha mai lasciato il quartiere, mentre gli abitanti di Plovdiv non visitano mai questa parte della città”, ha osservato Manol Peykov, un editore nativo di Plovdiv che ne conosce bene la realtà e che ha fatto inizialmente parte del progetto di candidatura (da cui si è tolto in quanto molte delle sue idee sono state respinte dalla classe politica attuale).

Approfondire tale delicata questione attraverso la cultura e per mezzo di eventi di risonanza europea è uno degli obiettivi di Plovdiv 2019. Tuttavia la teoria si discosta molto dalla pratica e gli ostacoli da affrontare non sono pochi: “L’insicurezza sociale negli anni ’90 ha portato le persone a guardare con sospetto alcuni gruppi etnici”, dice Mariana Tcholakova, console onoraria tedesca a Plovdiv, che ha sostenuto il progetto di Peykov. E aggiunge: “Quando ci siamo candidati come capitale della cultura sapevamo che Plovdiv è ricca di storia, archeologia e ha una società multiculturale, ma abbiamo deciso di mettere da parte il politically correct e di parlare apertamente delle tensioni tra i gruppi etnici“.

L’iniziativa di celebrare la cultura delle città europee, evidenziandone la ricchezza e la diversità di ognuna, è nata nel 1985 su un’idea del ministro della Cultura greco di allora, Melina Merkouri, la quale trovò il modo per rafforzare i legami culturali all’interno dell’Unione europea. La prima città ad avere l’onore di inaugurare questo progetto fu proprio la capitale greca, Atene. Da allora, ogni città prescelta ha l’opportunità di rigenerarsi e di valorizzare la propria immagine non solo a livello internazionale, ma anche locale: gli stessi abitanti guardano la città in cui vivono con occhi diversi e finiscono per sentirsi cittadini europei all’interno di un’area culturale comune. Plovdiv, come capitale europea della cultura 2019, vuole aprirsi al mondo, ma anche e soprattutto ai suoi cittadini e alle diverse comunità che la abitano, abbattendo gli stereotipi e i pregiudizi che ancora resistono in questa parte d’Europa semi-dimenticata.

 

Immagine: “Together”

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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2 commenti

  1. Beh e Matera?

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