Il quotidiano polacco di stampo liberale Gazeta Wyborcza ha pubblicato martedì delle intercettazioni inedite su un presunto caso di truffa relativo al leader del partito di governo. I cosiddetti “nastri di Kaczyński” riguarderebbero un colloquio estivo registrato di nascosto tra il capo di Diritto e Giustizia e un imprenditore austriaco, dove il leader polacco ammetterebbe di non voler pagare all’appaltatore un progetto di costruzione a Varsavia di due grattacieli.
La genesi
Il costruttore doveva essere la Srebrna, società di proprietà della fondazione Kaczyński, insieme a Gerald Birgfellner, un industriale già collaboratore dell’attuale leader conservatore. Il piano prevedeva la realizzazione di due grattacieli gemelli di circa 190 metri nella capitale Varsavia, le “torri K” in onore dei due fratelli Kaczyński: il presidente del PiS e suo fratello Lech, ex capo di stato morto in un disastro aereo nel 2010. Tra le varie difficoltà del progetto vi era un prestito di 300 milioni di euro che la banca Pekao, di proprietà statale, avrebbe dovuto elargire per finanziare i grattacieli, insieme a un ostacolo burocratico riguardante l’ottenimento del nullaosta necessario per costruire su un terreno con potenziale interesse storico.
L’edificazione delle torri includeva perciò una clausola politica. Condizione necessaria all’esecuzione dell’opera era la vittoria del partito di governo alle elezioni comunali di Varsavia, al fine di ottenere agilmente le autorizzazioni necessarie alla costruzione e magari utilizzare i nuovi grattacieli come trampolino per rilanciare il partito su scala nazionale.
In autunno le cose non sono andate secondo gli schemi di Kaczyński e l’opposizione ha conquistato la guida della capitale eleggendo a sindaco Rafał Trzaskowski, esponente del centro-destra liberale di Piattaforma Civica. Il piano si è perciò arenato.
L’imprenditore austriaco avrebbe quindi denunciato il leader del PiS per il mancato pagamento dei disegni progettuali, dichiarando di essere stato ingannato dalle rassicurazioni di Kaczyński. Dalle intercettazioni pubblicate in settimana emergerebbe un ruolo attivo del leader conservatore nell’affare, posizione che contravverrebbe alla legge polacca che vieta ai partiti di condurre attività economiche. Nei nastri, Kaczyński sembra infatti negoziare apertamente il progetto con Birgfellner, agendo quindi per conto della Srebrna.
La difesa
Kaczyński ha cercato di minimizzare l’accaduto per bocca del suo compagno di partito, il primo ministro Mateusz Morawiecki. Il premier si è limitato a sottolinearne l’onestà, ribadendo come le nuove rivelazioni non contengano in realtà alcuna ipotesi di reato per il leader del PiS. Il partito di governo ha cercato di capovolgere la situazione dando colpa all’opposizione per la mancata concessione dei permessi necessari alla costruzione. L’autorizzazione non è stata ancora ottenuta, determinando il blocco del progetto e quindi delle attività a esso collegate.
Perché lo scandalo non spaventa il PiS?
Non è chiaro l’impatto che la vicenda avrà sull’opinione pubblica polacca ma il PiS sembra non dare troppo peso alla questione e non è nuovo a questo genere di accuse.
C’è una peculiarità dei partiti nazionalisti, con caratteristiche populiste o anti-establishment, che li rende quasi impermeabili alle critiche. E’ una formula politica che tende a funzionare a tutte le latitudini. Quando una di queste forze viene attaccata dall’esterno, il sentire comune tende a giustificarne i comportamenti in nome del bene della nazione. Se nel caso della Polonia la vecchia dirigenza liberale era considerata corrotta e corruttrice per meri fini economici individuali, i nazional-conservatori sono percepiti come parte lesa anche quando i fatti smentiscono tale racconto.
E’ la narrazione che vede il Kaczyński di turno agire nel “giusto”. Il leader morigerato vicino ai diseredati e ai dimenticati dal progresso economico è moralmente puro, perchè agisce solamente per il bene di questi, e quando viene accusato di truffa è truffato e non truffatore. E’ il capovolgimento della logica matematica e il perfetto esempio di quella politica, con dinamiche opposte a quelle prevedibili, che porta questi partiti e i loro leader addirittura a guadagnare consenso dagli scandali e dalle accuse.
E così Orbán incassa il successo elettorale dopo aver minato il potere giudiziario interno, Babiš resta l’unica alternativa al governo ceco nonostante le continue accuse di frode sui fondi europei, mentre il PiS polacco è ancora primo partito nei sondaggi.
Foto: Icaew.com
Obiettività, questa sconosciuta.