MOLDAVIA: A un mese dalle elezioni, il paese alla ricerca di maturità istituzionale

Le elezioni parlamentari che si terranno il 24 febbraio prossimo potrebbero rappresentare l’occasione per rendere chiara, agli occhi della comunità internazionale, la direzione che il paese intende intraprendere: non si tratta solo di verificare sul campo le aspirazioni europeiste o quelle filo russe, in gioco c’è soprattutto la capacità di dimostrare una maturità istituzionale che fino ad oggi ha stentato a manifestarsi.

I precedenti

Fino a oggi le consultazioni elettorali sono state contraddistinte da campagne fortemente influenzate dai media e da conflitti istituzionali, come nel caso della cancellazione dell’elezione di Andrei Nastase a sindaco della capitale Chisinau avvenuta a giungo 2018: la Corte costituzionale è intervenuta impedendo al leader della piattaforma Dignità e Verità di fare ricorso contro la decisione di una giurisdizione locale, la quale si era pronunciata invalidando le elezioni per il mancato rispetto del silenzio elettorale previsto il giorno prima delle elezioni. A questo si aggiungono le ripetute “sospensioni temporanee dall’incarico” operate dalla magistratura suprema nei confronti del presidente Igor Dodon: l’ultima è arrivata a dicembre scorso quando si è rifiutato di promulgare ben 5 leggi approvate dal Parlamento. Un braccio di ferro che si è giocato proprio su norme “simbolo” dell’apertura verso il blocco euro-atlantico: tra le leggi rimandante indietro c’erano infatti il nuovo Codice dei servizi audiovisivi, la giornata dell’Europa fissata il 9 maggio e l’assegnazione dell’area del vecchio stadio alla nuova ambasciata degli Stati Uniti.

La nuova legge elettorale

I moldavi saranno chiamati alle urne per il rinnovo dei seggi in parlamento con la nuova legge elettorale fortemente voluta dal partito democratico guidato dall’oligarca Vladimir Plahotniuc ed entrata in vigore a luglio del 2017. Il nuovo sistema – che ha sostituito il proporzionale puro – è di tipo misto: dei 101 parlamentari, 50 saranno eletti con il proporzionale su collegi elettorali nazionali dove competono le liste (bloccate) di partito, mentre 51 saranno eletti nelle circoscrizioni territoriali con sistema maggioritario uninominale secco. In queste ultime sono comprese anche le 2 circoscrizioni per gli abitanti della Transnistria e le 3 per i residenti all’estero. Il sistema è stato oggetto di critiche; in particolare le maggiori perplessità arrivano proprio dalla composizione dei collegi uninominali che sono stati “disegnati” seguendo il noto metodo del “gerrymandering”, ovvero su basi che si discostano dai criteri squisitamente territoriali, tendendo a privilegiare aggregazioni di tipo etnico-culturale o di classe demografica: in sostanza, i collegi elettorali vengono cuciti addosso ai candidati che possono dunque scegliere quello in cui sono maggiormente competitivi.

Il referendum

Lo stesso giorno si terrà un referendum con due quesiti: uno riguarda la diminuzione del numero dei parlamentari e l’altro si riferisce all’introduzione di una sorta di “revoca popolare del mandato”. In ambedue i casi siamo di fronte a quesiti che rimandano a logiche restrittive della rappresentanza democratica: la diminuzione dei seggi parlamentari – soprattutto alla luce di questa nuova legge elettorale – significherebbe, per il futuro, escludere di fatto i partiti minori. Anche sul “licenziamento” dei parlamentari su richiesta popolare permangono molti dubbi, legati soprattutto alla possibilità che lo strumento legislativo di democrazia diretta venga utilizzato come mezzo di ricatto nei confronti dei deputati “disobbedienti” o “non allineati”.

Gli attori in campo e il caso della circoscrizione “33”

La notizia è che il presidente Igor Dodon non parteciperà come candidato alla competizione elettorale anche se non farà mancare il sostegno alla sua compagine politica: il Partito socialista guidato da Zinaida Greceanîi. In campo a contendersi i seggi in parlamento ci saranno dunque, oltre al partito di maggioranza relativa, il Partito liberal democratico moldavo il cui leader è Tudor Deliu, il Partito comunista di Vladimir Voronin, il Partito democratico di Vladimir Plahotniuc e il Partito liberale con il suo leader Dorin Chirtoacă. La novità, in questa competizione, è rappresentata dal blocco elettorale “Acum”, formato dall’alleanza tra la piattaforma Dignità e Verità di Andrei Nastase e il partito Azione e Solidarietà di Maia Sandu. Di fatto, la legge elettorale – che prevede soglie di sbarramento variabili a seconda della composizione dei blocchi elettorali – è stata concepita per marginalizzare l’alleanza extra-parlamentare e filo-occidentale guidata da Sandu e Nastase, la stessa che alle presidenziali del 2016 mise in seria difficoltà il cartello elettorale Platonihuc-Dodon.

Ma i tentativi di arginare le forze politiche di matrice civica sembrano estendersi anche a espedienti non proprio “ortodossi” con il tentativo di confondere l’elettorato: è questo il caso della circoscrizione n. 33 di Chisinau, dove Andrei Nastase dovrà confrontarsi all’uninominale con quello che è stato definito dalla stampa il suo “clone”, ovvero tale Andrei Nastas, anche lui avvocato come il leader di Dignità e Verità, ma che ha ottenuto l’iscrizione all’albo appena quattro giorni prima della presentazione della candidatura come indipendente.

La campagna elettorale e le nuove regole

La competizione elettorale e la copertura mediatica dei candidati verrà monitorata, oltre che dalle istituzioni moldave preposte, anche da osservatori internazionali come il network europeo “Enemo” e la missione del National Democratic Institute di Washington. Dal canto suo il primo ministro Pavel Filip ha dichiarato – proprio nel corso di un incontro con gli esperti internazionali – di aver adottato tutte le misure necessarie per garantire un processo elettorale libero, trasparente ed equo. Allo stesso tempo, per aumentare la trasparenza del processo elettorale, è stato deciso di installare sistemi di sorveglianza nei seggi. È stato inoltre annullato il silenzio pre elettorale ed è stata esclusa la restrizione che impediva di fare campagna elettorale entro un raggio di 100 metri dai seggi. Tutto ciò con l’obiettivo di limitare le interpretazioni della magistratura in caso di eventuali violazioni.

Il ruolo dei media

Anche l’ambasciata americana ha sollecitato le autorità di Chisinau affinché venga assicurato un processo elettorale libero, equo e dagli esiti trasparenti. Il riferimento ai media è d’obbligo, in una realtà come quella moldava significativamente segnata da un sistema dei mezzi di comunicazione dominata da trasmissioni filo-russe, i diplomatici statunitensi auspicano che venga data a tutti i candidati uguale accesso e copertura, in maniera imparziale ed equilibrata. Si tratta della prima elezione che si terrà dall’introduzione della la legge anti-propaganda: a monitorare le trasmissioni, la copertura dei candidati e l’imparzialità delle informazioni sarà l’autorità pubblica CCA (Consiliul Coordonator al Audiovizualului). Le reti televisive moldave (alcune già sanzionate diverse volte da quando è in vigore la nuova legge che regola il settore audiovisivo) saranno messe duramente alla prova, poiché solo per le circoscrizioni della capitale Chisinau dovranno dare spazio a circa 80 candidati. A completare il quadro ci sono i giornalisti indipendenti già impegnati da tempo nella campagna “Stop False”, contro il dilagante fenomeno delle fake news, e l’Api (associazione per la stampa indipendente) che ha lanciato anche per queste elezioni l’iniziativa “Per un parlamento pulito 2019” con l’obiettivo di monitorare i candidati sotto il profilo dell’integrità.

[foto: OpenDemocracy]

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