Da KIEV – L’ultimo giorno del 2018 ha dato il via ufficiale alla campagna elettorale per le presidenziali che si terranno il prossimo 31 marzo. La corsa per spodestare l’attuale presidente ucraino Petro Porošenko è ufficialmente aperta e alcuni candidati si sono già registrati alla Commissione Elettorale Centrale. Le candidature saranno aperte fino all’8 febbraio compreso, previa sottomissione della documentazione alla commissione e di un deposito monetario di circa ottantamila euro, somma che verrà restituita solo se il candidato vince le elezioni o accede al secondo turno (altrimenti finisce nelle casse dello stato).
I principali candidati alle presidenziali in pillole
Il primissimo candidato a presentarsi davanti alla Commissione Elettorale Centrale il 31 dicembre è stato Ihor Ševčenko, fondatore dell’albo ucraino degli avvocati e senza partito. L’ex-ministro dell’Ecologia post-maidan di Arsenij Jacenjuk (2014-2015) ha dichiarato all’agenzia di stampa Interfax di voler costruire un paese di successo, dove in primo luogo devono regnare ordine e giustizia, con forze dell’ordine e giudici imparziali ed onesti. Parole indubbiamente di buon auspicio, visti i progressi altalenanti del paese in materia di giustizia.
Tuttavia, in un recente sondaggio dei candidati con maggiori possibilità di successo, Ševčenko si colloca parecchio lontano dall’ambita vetta, dove oggi spiccano: la leader indiscussa del partito “Bat’kyvščyna” (Patria) Julija Tymošenko, lo showman Volodymyr Zelenskyj e il presidente ucraino in carica Petro Porošenko, al 3° posto. Seguono l’oligarca ed ex-ministro dell’Energia ai tempi di Janukovyč del blocco oppositore Jurij Bojko, l’ex vice di Azarov Anatolij Hrytsenko e il sindaco di Leopoli Andrij Sadovyj (che puntano entrambi perlopiù ad entrare in parlamento) e il radicale Oleg Ljaško.
Petro Porošenko non molla
Se secondo alcune speculazioni l’idea iniziale del “re del cioccolato” era quella di rimanere al suo posto senza sforzo, posticipando o annullando le elezioni con l’approvazione di una legge marziale di 60 giorni, il suo piano non ha funzionato. La legge marziale è durata 30 giorni e le elezioni presidenziali si terranno come da calendario. Il presidente in carica dovrà perciò vedersela, fra meno di tre mesi, con diversi aspiranti al potere.
Tuttavia, egli non sembra preoccuparsi troppo dei vari sondaggi sulla sua popolarità (la cui credibilità è dubbia) che da mesi ormai lo collocano a malapena al terzo posto, perennemente in coda all’acerrima rivale Julija Tymošenko, data per favorita. Petro Porošenko prosegue imperterrito nelle sue decisioni e promesse politiche, ben dimostrando di saperle mantenere (il conseguimento dell’autocefalia per la Chiesa ucraina ne è l’esempio lampante).
La sua campagna elettorale, però, si focalizza per ora su alcuni aspetti alquanto marginali (lingua e fede), che non vanno certo a soddisfare i bisogni primari dell’elettorato medio ucraino. Il paese ha bisogno di riforme concrete e di un presidente ed un governo che si occupino in primis delle difficoltà economiche e sociali (prezzi, salari, pensioni, posti di lavoro migliori), argomenti su cui punta la concorrenza, nonché su una mossa decisiva per porre fine al conflitto armato a est del paese.
Finora, Petro Porošenko non rilascia dichiarazioni sulla sua partecipazione a un secondo mandato, data per scontata. L’unica cosa che sottolinea è l’importanza dell’alta qualità del processo elettorale, il biglietto da visita della nuova Ucraina: “Sono convinto che il monitoraggio internazionale della corsa alle presidenziali sia un’ulteriore garanzia della purezza delle procedure democratiche e competitive del processo elettorale, nonché un deterrente contro le interferenze esterne”.
Uno showman come presidente?
Se in testa alla classifica spicca la famosa Julija Tymošenko, oggi è la candidatura del comico ucraino Volodymyr Zelenskyj a creare scalpore; una reazione inaspettata, soprattutto per il modo in cui è apparsa: la trasmissione di fine anno sul canale “1+1” ha infatti iniziato lo spettacolo proprio con la nomina alle presidenziali di Zelenskyj, prima ancora di mandare in onda gli auguri del presidente, il quale è stato equiparato a un clown.
Indubbiamente Zelenskyj è una faccia nota nel mondo della televisione, ma non si può dire lo stesso per quanto riguarda la sfera politica. Volontario ATO (o così si presenta) e difensore della lingua russa (il suo messaggio è apparso metà in russo, metà in ucraino), egli si rivolge ad un elettorato indubbiamente ampio, cercando di attirare molti ucraini a integrare la sua non ancora formata squadra, senza porre discriminazioni etniche o linguistiche. In un’intervista dello scorso dicembre, Zelenskyj ha dichiarato di voler negoziare con la Russia e porre fine alla guerra nel Donbass, osservando come entrambe le parti possano trovare un terreno comune, che soddisfi tutti. Un discorso che ricorda gli obiettivi della stessa Tymošenko.
Le critiche a questa candidatura, però, non mancano: un giovane 41enne del mondo dello spettacolo, politicamente privo di esperienza e impreparato, come può pensare di diventare presidente e risolvere tutti i problemi del paese, tra cui ridare la pace ai suoi concittadini? Il suo quartier generale informale comprende i leader e gli sceneggiatori dello studio Kvartal 95, dietro al quale si cela il magnate Ihor Kolomojskyj, che tramite il suo canale televisivo “1+1” non smette di dimostrare apertamente la sua antipatia nei confronti di Porošenko.
Immagine: Pidsumky