La Corte di Tbilisi ha recentemente multato un politico georgiano per avere lanciato in diretta televisiva una serie di insulti omofobi nei confronti di un attivista dei diritti LGBT.
Il fatto in questione risale all’aprile 2016, quando durante un programma del canale Kavkasia TV il politico Beso Danelia, membro del Partito del Movimento Democratico Unito, formazione extraparlamentare legata all’alleanza Georgia Unita di Nino Burjanadze, insultò in diretta l’attivista Levan Berianidze, presidente del Movimento per l’Uguaglianza, tentando poi di aggredirlo fisicamente, venendo però fermato dal personale dell’emittente televisiva.
Berianidze ha in seguito citato in giudizio Danelia, e alla fine, a un anno e mezzo dal gesto incriminato, la Corte georgiana gli ha dato ragione, sanzionando il politico per aver violato la dignità dell’attivista LGBT. Fino a qui niente di strano, se non che il Tribunale di Tbilisi ha deciso di comminare a Danelia una multa simbolica di un lari (circa 0,33 euro), ovvero la sanzione minima prevista dalla legge; cifra ben lontana dai 500 lari (166 euro) richiesti in origine da Berianidze come risarcimento per danni morali.
Se da una parte questa sentenza ha a suo modo un valore storico, poiché è la prima volta che un tribunale georgiano sanziona un individuo per insulti omofobi, dall’altra la multa comminata a Danelia dalla Corte di Tbilisi appare irrisoria. In un’intervista rilasciata a OC Media, Berianidze, indignato per la beffarda sentenza, si è infatti detto di non essere stupito del fatto che la comunità LGBT stia progressivamente emigrando dal paese, dato il modo in cui viene considerata dalle autorità. L’attivista teme inoltre che tale verdetto, che pur gli ha dato ragione, possa incoraggiare ulteriori comportamenti discriminatori, date le esigue sanzioni a cui si andrebbe incontro.
Attivisti sotto attacco
Non è la prima volta che Berianidze finisce al centro della cronaca per un caso di intolleranza omofoba. Il 25 agosto 2017 l’attivista, insieme a un altro membro del Movimento per l’Uguaglianza, Tornike Kusiani, dopo essere stato vittima di un’aggressione nei pressi di una discoteca di Batumi, venne arrestato dalla polizia con le accuse di vandalismo e disobbedienza civile. I due, una volta rilasciati, denunciarono di aver subito una serie di aggressioni fisiche e verbali da parte degli agenti di polizia, accusando le forze dell’ordine di abuso di potere e omofobia.
Circa un anno dopo, il 17 maggio 2018, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, il Movimento per l’Uguaglianza fu invece costretto a cancellare la propria manifestazione, dopo che alcuni gruppi di estrema destra e neonazisti si erano mobilitati per fermare l’evento, temendo per l’incolumità dei partecipanti.
I leader del Movimento erano infatti memori di quanto successo nel 2013, quando sempre in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, il corteo LGBT che si riunì nel centro di Tbilisi venne brutalmente aggredito da migliaia di contromanifestanti ultra-conservatori, tra cui molti membri della Chiesa ortodossa georgiana; il tutto con il tacito benestare delle forze di polizia presenti, che permisero ai due gruppi di venire a contatto senza opporre troppa resistenza.
Una legge inefficace
Episodi come quelli sopraccitati evidenziano tutte le contraddizioni di un paese che se da una parte negli ultimi anni si è mostrato sempre più aperto all’Europa, dall’altra possiede ancora una società profondamente conservatrice e fortemente influenzata dalla Chiesa ortodossa, la cui autorità in Georgia è superiore persino a quella del governo.
Eppure, per combattere l’omofobia, nel 2014 il governo georgiano adottò sotto richiesta dell’UE una legge anti-discriminazione, posta da Bruxelles come condizione sine qua non per la firma dell’Accordo di associazione. La legge, nata con l’obiettivo di combattere ogni tipo di discriminazione e fornire protezione ai discriminati, venne però criticata fin dal principio dagli stessi attivisti LGBT, che espressero più di un dubbio in merito alla sua effettiva efficacia.
Tra le altre cose, essi denunciarono l’assenza di meccanismi d’attuazione concreti, così come la mancanza di adeguate sanzioni pecuniarie nei confronti dei trasgressori, come dimostra perfettamente il caso di Berianidze. Finché non applicata a dovere, la legge non appare quindi in grado di garantire un’adeguata tutela ai cittadini discriminati, risultando di per sé abbastanza inconsistente.