ARMENIA: Elezioni anticipate, Pashinyan punta alla maggioranza in parlamento

Domenica 9 dicembre in Armenia si terranno le settime elezioni parlamentari della storia del paese dal 1991, anno della sua indipendenza; le prime successive alla cosiddetta Rivoluzione di velluto, anticipate rispetto al previsto dall’attuale premier ad interim Nikol Pashinyan al fine di provare a ottenere quella maggioranza parlamentare necessaria a governare.

Dalle proteste di piazza al voto

Sebbene le ultime parlamentari si siano tenute nel 2017, con una larga affermazione del Partito Repubblicano, le proteste di piazza dello scorso aprile hanno cambiato completamente le carte in tavola, portando prima alle dimissioni di Serzh Sargsyan, che da presidente si era riciclato con un’abile mossa a primo ministro, e poi alla nomina del leader della piazza, Nikol Pashinyan, alla guida del governo.

Tuttavia, fino ad oggi quello di Pashinyan è stato un governo d’opposizione, dato che la sua coalizione, Yelk (Via d’Uscita), dispone attualmente di soli nove seggi in parlamento, i quali scendono a cinque se si contano solo quelli in dote al partito Contratto Civile, di cui è capo politico.

Perciò, per poter governare, negli ultimi mesi Pashinyan ha avuto bisogno del sostegno dell’intera opposizione parlamentare, formata dall’Alleanza Tsarukyan (31 seggi), guidata dal partito Armenia Prospera, e dalla Federazione Rivoluzionaria Armena (7 seggi). Si è trattato però di una soluzione provvisoria, destinata a formare un governo che potesse traghettare il paese verso elezioni anticipate.

Per tornare alle urne entro la fine dell’anno, lo scorso ottobre Pashinyan ha dovuto rassegnare le proprie dimissioni da premier, dopodiché ha aspettato che l’Assemblea Nazionale, provasse a eleggere, senza successo, un suo successore. In seguito alla seconda votazione andata a vuoto, per legge, il parlamento è stato sciolto, e il presidente Armen Sargsyan ha indetto nuove elezioni.

Pashinyan verso la riconferma

Alle elezioni parteciperanno in totale nove partiti politici e due coalizioni. In vista del voto, a venir data per favorita è proprio la nuova coalizione guidata da Pashinyan, l’alleanza Il mio passo (Im kaylǝ), nata ad agosto in sostituzione di Yelk, e formata dal Contratto Civile e dal Partito della Missione, precedentemente parte dell’Alleanza Tsarukyan.

Secondo un recente sondaggio condotto da GALLUP, tale coalizione avrebbe il sostegno di ben il 69,4% dei cittadini armeni, a dimostrazione di come negli ultimi mesi il sostegno popolare nei confronti di Pashinyan e della sua formazione politica non sia diminuito. Gli armeni hanno voglia di cambiamento, lo hanno dimostrato lo scorso aprile e lo hanno ribadito a settembre, quando l’alleanza Il mio passo ha ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni comunali di Yerevan, ottenendo l’81% dei voti. Dati alla mano, quindi, per Pashinyan la strada verso l’ottenimento della maggioranza parlamentare sembrerebbe essere spianata.

Indietro gli altri partiti

Data praticamente per certa l’affermazione de Il mio passo, gli altri partiti si presentano alle urne per giocarsi tra loro il secondo posto, o comunque per ottenere il maggior numero possibile di seggi in parlamento. Secondo il sondaggio di GALLUP, alle spalle della coalizione di Pashinyan vi sarebbe il partito Armenia Prospera guidato da Gagik Tsarukyan, negli ultimi mesi al governo insieme a Yelk, il quale viene dato al 5,7% delle preferenze.

Armenia Prospera si giocherà verosimilmente la seconda piazza con il partito Armenia Luminosa, di Edmond Marukyan, formazione che fino ad agosto faceva parte della coalizione Yelk, e che viene ora data da GALLUP al 3,8%. I due partiti sono arrivati rispettivamente secondo e terzo alle ultime comunali di Yerevan, e sembrano destinati a ripetere questo risultato anche domenica.

Ancora più indietro partono le altre formazioni politiche, come il Partito pan-armeno Sasna Tsrer, la Federazione Rivoluzionaria Armena, la coalizione Noi Alleanza (formata dai Liberi Democratici e dal partito Repubblica, ex Yelk), e i partiti Stato di Diritto, Decisione del Cittadino, Progresso Nazionale e Rinascita cristiano-democratica; tutte formazioni che difficilmente otterranno i voti necessari a entrare in parlamento (la soglia di sbarramento è fissata al 5% per i singoli partiti e al 7% per le coalizioni).

Stesso discorso vale per il Partito Repubblicano, che ha candidato alla presidenza del consiglio Vigen Sargsyan, ex ministro della Difesa dal 2016 al 2018. Travolti prima dalla Rivoluzione di velluto e poi dall’imponente campagna anti-corruzione avviata da Pashinyan una volta al governo, i repubblicani sono divenuti più che mai impopolari tra gli armeni, tanto da essere dati da GALLUP solo all’1,3% delle preferenze.

Per tentare di entrare in parlamento i repubblicani proveranno a contare sui voti delle classi sociali più agiate, rimaste fino ad ora distanti da problemi come la corruzione e il basso tenore di vita della popolazione. Nel caso dovessero fallire nell’obiettivo, sarebbe la prima volta dal 1995, anno a partire dal quale il Partito Repubblicano ha sempre detenuto la maggioranza dei seggi all’interno dell’Assemblea Nazionale.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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