A un mese dalle elezioni bosniache del 7 ottobre, le polemiche tra il neo-eletto membro croato alla presidenza tripartita bosniaca, Željko Komšić, e i più accesi sostenitori del nazionalismo croato non sembrano placarsi. Komšić, esponente di spicco del partito socialdemocratico Demokratska Fronta (Fronte Democratico) è riuscito a raccogliere i voti necessari dell’opzione civica e anti-nazionalista bosniaca impedendo l’affermazione elettorale dei conservatori della Comunità Democratica Croata (HDZ BiH) guidati da Dragan Čović.
Gli scambi incrociati
A unirsi al malcontento di Čović sono stati gli ambienti conservatori di Zagabria capeggiati dall’HDZ, il “partito-madre” dei nazionalisti croati di Bosnia. A tal riguardo, il primo ministro della Croazia Andrej Plenković ha commentato l’elezione di Komšić come una circostanza “in cui uno dei popoli costitutivi (i bosgnacchi, nda) del territorio della Federazione di Bosnia-Erzegovina sia in grado di decidere la rappresentativa di un altro, il popolo croato”.
Di simile avviso sono stati gli 11 europarlamentari croati che hanno espresso all’unanimità la propria preoccupazione per l’elezione del leader del Fronte Democratico. Il 25 ottobre in una lettera aperta alle maggiori cariche dell’Unione europea i rappresentanti croati al Parlamento europeo hanno infatti chiesto di sottoporre la “questione bosniaca” alla prossima seduta del Consiglio degli Affari esteri dell’Unione. Gli europarlamentari hanno specificato che “i risultati delle elezioni non contribuiscono alla stabilità e alla funzionalità della Bosnia-Erzegovina come previsto dagli accordi di Dayton e di Parigi”.
La risposta del diretto interessato, Željko Komšić, non si è fatta attendere. Il politico bosniaco ha inviato, a sua volta, una lettera alle maggiori istituzioni dell’Unione, definendo il comportamento dei rappresentanti croati come un’aperta “aggressione diplomatica” di uno stato membro dell’Unione europea alla Bosnia-Erzegovina, paese che ha presentato domanda di adesione all’UE. Komšić ha poi aggiunto che la lettera degli europarlamentari croati costituisce un nuovo “attacco della Croazia alla sovranità della Bosnia-Erzegovina e al suo diritto di decidere il proprio sistema elettorale. L’interferenza croata negli affari interni bosniaci è contraria al diritto internazionale nonché alle relazioni consuetudinarie tra due stati sovrani”.
Gli ulteriori motivi di attrito tra Zagabria e Sarajevo
Le tensioni tra Croazia e Bosnia non si limitano soltanto al panorama politico emerso dalle elezioni del 7 ottobre. A costituire uno dei temi maggiormente divisivi nei rapporti tra i due stati post-jugoslavi, è stata la reiterata ipotesi di creazione di una terza entità a maggioranza croata nel territorio bosniaco. I maggiori fautori e beneficiari sono pertanto i croato-bosniaci che si sentirebbero “schiacciati” dall’attuale assetto istituzionale del paese, fondato su due entità fortemente autonome: la Repubblica Srpska, a maggioranza serba e la Federazione di Bosnia-Erzegovina composta da bosgnacchi e croati. Secondo molti croato-bosniaci, l’introduzione di una terza entità a maggioranza croata determinerebbe un’effettiva rappresentatività e un bilanciamento ulteriore tra i tre popoli costitutivi.
Allo stesso tempo, un ulteriore motivo di disputa tra Sarajevo e Zagabria è rappresentato dal progetto di costruzione del ponte di Pelješac in Dalmazia. La struttura, che sarà finanziata anche con fondi dell’Unione europea e concepita per connettere l’exclave di Dubrovnik al resto della rete autostradale croata, servirebbe a evitare il passaggio per Neum, l’unica città costiera della Bosnia. A opporsi fermamente alla realizzazione di questo progetto sono però sia i partiti bosgnacchi che il Fronte Democratico di Komšić. Per entrambi gli schieramenti il ponte bloccherebbe l’ingresso delle grandi imbarcazioni al porto di Neum nonché l’accesso della Bosnia al mare aperto, costituendo una violazione all’integrità e alla sovranità del paese.
Ostruzionismo o normalizzazione dei rapporti?
Sarà dunque interessante seguire le prossime reazioni dei rappresentanti dell’HDZ BiH, i veri sconfitti dalla recente tornata elettorale. I nazionalisti croati, capitanati da Dragan Čović, potrebbero infatti manifestare la propria opposizione giocando la carta dell’ostruzionismo e impedendo la formazione degli esecutivi federali e statali. Nel frattempo, è stata comunicata la data ufficiale per la cerimonia di inaugurazione dei nuovi membri alla Presidenza della Bosnia-Erzegovina che si terrà il 20 novembre. A questo punto, una domanda sorge spontanea: riuscirà Komšić a normalizzare le relazioni con Zagabria e con i croato-bosniaci ed evitare un’impasse istituzionale che danneggerebbe tutti i cittadini della Bosnia-Erzegovina?
Foto: klix.ba