gioco d'azzardo

ALBANIA: Il governo dichiara guerra al gioco d’azzardo

Giovedì 25 ottobre il parlamento albanese ha approvato una nuova legge sul gioco d’azzardo. Il testo prevede un approccio al tema decisamente radicale: dal 1° gennaio 2019 i casinò elettronici e i centri scommesse presenti in Albania saranno chiusi. Una decisione voluta dal primo ministro Edi Rama per contrastare una piaga che impoverisce ogni anno migliaia di albanesi e per fermare il crescente controllo della criminalità organizzata sul settore. Una decisione, però, anche controversa e non esente da rischi.

La legge

La legge approvata dal parlamento di Tirana prevede la chiusura dei casinò elettronici, dei centri scommesse e delle sale bingo a partire dal prossimo anno. Il gioco d’azzardo sarà permesso solo all’interno dei grandi hotel, mentre la lotteria nazionale gestita dallo Stato continuerà ad operare. La chiusura riguarderà però solo le zone residenziali, perciò si individueranno determinate aree, a vocazione turistica o nelle periferie, dove queste attività potranno essere aperte. La legge coinvolge anche i siti online, costretti a chiudere entro la fine dell’anno.

Il “diavolo” del gioco d’azzardo

A favore della legge si è mosso in prima persona il premier socialista Rama, che ha parlato di una “guerra frontale contro un diavolo radicato nella società”, denunciando la presenza di gruppi criminali dietro a molte attività legate al gioco d’azzardo. Quella delle scommesse e del gioco d’azzardo è sicuramente una piaga sociale molto diffusa in Albania, così come in altri paesi della regione. Secondo un’analisi condotta da BIRN, nel 2017 gli albanesi hanno speso circa 124 milioni di euro in casinò elettronici e scommesse sportive, un numero che non copre però tutto il sommerso, compreso il quale si arriverebbe a circa 700 milioni. Nel paese, inoltre, si contano circa 4.300 centri scommesse, quattro volte tanto il dato del 2013. Si tratta difatti di numeri in costante crescita e che mostrano un fenomeno sempre più preoccupante, se pensiamo che in Albania il salario medio netto è inferiore ai 400 euro e la disoccupazione si aggira, secondo i dati ufficiali, tra il 12 e il 14%.

Le reazioni e i dubbi

La strada intrapresa dal governo ha suscitato reazioni. L’opposizione, impegnata nel boicottaggio dei lavori parlamentari, ha accusato Rama di voler creare un monopolio e di favorire delle aziende amiche, ma il contenuto della legge sembrerebbe smentire questa opzione. Più comprensibili sono le reazioni dei rappresentanti di settore: l’associazione dell’industria delle scommesse sportive si è detta pronta a muovere un’azione legale per il danno economico subito. Nelle settimane precedenti il voto, la stessa associazione aveva provato a mediare, proponendo una riduzione del 50% dei centri presenti nel paese, ricevendo il rifiuto dell’esecutivo. Quest’ultimo ritiene di avere dalla sua la maggioranza dei cittadini, come dimostrato da un sondaggio dell’emittente tv TopChannel, che riporta un sostegno alla legge del 94% degli intervistati.

Altri dubbi aleggiano, però, intorno alla politica intrapresa dall’Albania. Il primo dubbio è di tipo economico: con la chiusura dei casinò e dei centri scommesse, lo Stato dovrà rinunciare alle entrate fiscali derivanti da queste attività, che l’anno scorso ammontavano a circa 54 milioni di euro. Il ministro dell’Economia e delle Finanze Arben Ahmetaj ha dichiarato di non essere preoccupato del mancato introito, chiarendo che in vista del prossimo bilancio questa voce è già stata eliminata. A questo si aggiungono le considerazioni legate ai lavoratori del settore: per quanto si tratta per lo più di lavori poco retribuiti e con scarse tutele, la chiusura totale genererà disoccupati.

Infine, permangono dubbi di fondo sull’approccio scelto dal governo. Per quanto la volontà di contrastare la criminalità organizzata e di porre l’attenzione sui rischi del gioco d’azzardo è sicuramente da apprezzare, la storia del proibizionismo è costellata di insuccessi. Il rischio maggiore è che si faccia largo un circuito di scommesse e casinò clandestini, su cui mancherebbe il controllo dello Stato. Non è un caso che i paesi che hanno intrapreso una simile strada nel mondo sono molto pochi. Il gioco d’azzardo è vietato soprattutto in paesi non democratici (come Corea del Nord, Brunei, Emirati Arabi e Qatar), ma è fortemente controllato dallo Stato anche in Libano, a Singapore, in Ucraina e in Giappone. In due paesi dell’Unione europea, Cipro e Polonia, sono state adottate delle legislazioni restrittive.

Per il successo dell’iniziativa molto dipenderà dall’applicazione della legge e dalla capacità del governo di vigilare contro il fiorire di attività illegali. La legge, per quanto non esente da problematiche, ha comunque un merito innegabile: per la prima volta un paese balcanico prende di petto una piaga dilagante, che affligge molti paesi della regione e impoverisce ogni anno migliaia di cittadini.

Foto: Tirana Times

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

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