RUSSIA: Nuova stretta governativa sul cinema

Non si arresta la stretta sulla cultura in Russia in ambito cinematografico. A fine agosto il Fondo per il cinema è passato sotto il diretto controllo del Ministero della Cultura, il cui ministro Vladimir Medinskij si è più volte distinto per affermazioni e decisioni discutibili e per uno spiccato interesse alla riscrittura della storia (ne abbiamo parlato nel dettaglio qui).

Film del calibro di Leviathan, candidato all’Oscar nel 2015 nonché premiato a Cannes, secondo il ministro, ad esempio, non vanno sostenuti economicamente dallo stato, “poiché non solo criticano il governo, ma lo infamano e questo è una mancanza di rispetto nei confronti degli elettori”.

Ricordiamo poi i veti posti su alcuni film come Il bambino n.44 o La morte di Stalin, non circolati in Russia perché ricchi di distorsioni, stando al ministero, di fatti e figure storici. O ancora le polemiche attorno al film Matil’da, nel quale l’ultimo Romanov era ritratto in atteggiamenti poco morali o non ortodossi. Al contrario, il Ministero della Cultura non bada a spese per film di suo gradimento e, come sostiene lo storico Nikita Petrov, con quei fondi oggi apertamente “si propagano miti e leggende filo-sovietiche e filo-staliniane”.

A fine luglio, inoltre, è stata emanata una nuova legge che inasprisce le regole per gli organizzatori del festival cinematografici, in primis quelli indipendenti: i festival internazionali dovranno essere registrati in una apposita lista del Ministero della Cultura; per ogni film sarà necessario presentare un “certificato di distribuzione” (il cui iter di ottenimento è spesso difficile, se non impossibile), a meno che all’interno del festival non si prevedano una giuria e dei premi; i festival non potranno durare più di dieci giorni (e nel caso della Russia, dove spesso le rassegne si sviluppano su più città, questo influisce non poco). Tuttavia, probabilmente in seguito alla lettera aperta di protesta degli organizzatori dei festival cinematografici indirizzata al presidente Putin il 1 agosto, al momento è già in discussione alla Duma una nuova proposta di legge che prevederebbe un’alleggerimento di queste nuove regole.

Il Fondo per il cinema in mano a Medinskij

Il Fondo federale per il cinema (Fond kino), nato nel 1995, sostiene il cinema russo nella produzione, distribuzione e promozione dei film prodotti nella Federazione. Nel 2009 l’allora premier Vladimir Putin promosse un maggiore controllo sui finanziamenti al cinema da parte del governo e del Ministero della Cultura. Tuttavia, è solo da agosto che anche a livello decisionale il Fondo è finito dritto in mano al ministro Medinskij.

Il 13 agosto il ministro ha proposto alla Duma di modificare lo statuto del Fondo per il cinema. Fino ad allora il consiglio di amministrazione era nominato dal governo e i suoi membri ne eleggevano in maniera indipendente il direttore esecutivo; solo 2 membri del consiglio su 14 provenivano direttamente dal Ministero della Cultura. La proposta di Medinskij invece vedrebbe il governo, e soprattutto il suo Ministero, centrale anche nella nomina del direttore e di un consiglio apposito, diretta emanazione del ministero, che si occupi dei finanziamenti. Al consiglio d’amministrazione resterebbe solo un ruolo di sorveglianza sull’utilizzo dei fondi.

L’attuale direttore del Fondo Anton Malyšev è in carica da oltre cinque anni e la sua direzione ha portato a casa molti risultati positivi: se nel 2012 la percentuale di spettatori di film russi si attestava al 16,4%, nel 2017 è giunta al 25,6%; anche gli incassi sono passati dai 6 ai 13 miliardi di rubli. Medinskij vuole probabilmente sostituirlo con una figura più malleabile e ottenere inoltre maggiore peso nel consiglio di amministrazione; non sarà un caso che da diversi anni il ministro accusa il Fondo di scarsa efficienza. Non è escluso che al ministro faccia gola anche il cospicuo capitale accumulato dalla direzione Malyšev, quasi 4 miliardi di rubli.

Il 30 agosto la proposta di Medinskij è stata approvata. Diretta la risposta dei registi, produttori e direttori delle holding televisive che hanno inviato una lettera aperta al ministro, nella quale chiedevano di riconfermare il direttore e la squadra attuali del Fondo per il cinema. La lettera è stata firmata dalla quasi totalità degli attori dell’industria russa del cinema, a dimostrazione, come ha affermato il produttore Aleksandr Rodnjanskij, dell’assenza di corruzione all’interno del Fondo: “tutte le decisioni prese dal Fondo negli anni sono state negli interessi del cinema russo in generale, senza alcuna preferenza”.

Come si poteva prevedere, il Ministero della Cultura, forte dell’approvazione del governo, è andato dritto per la sua strada. Tra le nuove decisioni prese, quella relativa alla soglia del 35% per le repliche di uno stesso film all’interno di ogni cinema nello stesso giorno: una scelta che, stando al ministero, dovrebbe favorire il cinema russo su quello straniero.

Il 12 settembre il Ministero degli Interni ha presentato un esposto contro il Fondo per il cinema per appropriazione indebita di finanziamenti destinati a tre film, nello specifico il cartone animato Bob e i film Superpapà e I sogni di Seva Gorelov. Dal Fondo negano, spiegando che si tratta di debiti delle compagnie cinematografiche nei confronti di alcuni soldi prestatigli dal Fondo stesso.

Di lì a poco, dopo aver cercato di screditare quindi anche in questo modo il lavoro del Fondo per il cinema, il 18 settembre il ministro Medinskij ha proposto al governo di nominare un nuovo direttore. Al posto di Malyšev si fa il nome di Larisa Solonitsyna, direttrice dal 2014 del Museo del cinema. Nominata allora in sostituzione dello storico del cinema Naum Klejman, direttore del museo per oltre vent’anni, Solonitsyna provvide subito a licenziare alcuni collaboratori del museo nell’ottica di “riportare ordine in un’istituzione inefficiente”, mentre altri se ne allontanarano poco dopo volontariamente denunciando la poca competenza della nuova direttrice anche in una lettera al dipartimento dei beni culturali e successivamente al ministro Medinskij.

Il 19 ottobre, infine, Anton Malyšev ha lasciato ufficialmente il posto di direttore esecutivo del Fondo per il cinema. “Esco dal Fondo su disposizione del governo. Mi hanno chiamato oggi comunicandomi questa decisione”, ha affermato. Al momento il nuovo direttore (o, probabilmente, direttrice) non è ancora stato nominato.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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