RUSSIA: Verso nuove manifestazioni in Inguscezia

“È tempo di prenderci una pausa, di riposarci e darci appuntamento al 31 ottobre. Questo, tuttavia, non significa che rinunciamo alle nostre istanze”. Sono le parole di Akhmed Barakhoev, uno dei leader delle manifestazioni che per quindici giorni hanno animato le strade di Magas, capitale dell’Inguscezia.

Gli ingusci sono in stato di mobilitazione dal 26 settembre, quando è stato siglato un accordo che comporterebbe la cessione di territori della repubblica alla vicina Cecenia. Nella bufera sono finiti Yunus-bek Yevkurov, presidente dell’Inguscezia e i membri dell’Assemblea nazionale, il parlamento locale. Se il primo ha messo materialmente la firma sul controverso documento, i secondi lo hanno ratificato il 4 ottobre, con una votazione che è poi stata dichiarata nulla dalla Corte costituzionale.

La protesta continua

Nel suo discorso, Barakhoev ha spiegato quelli che sono i piani dell’opposizione inguscia per le prossime settimane. Tra il 31 ottobre e il 2 novembre è in programma una nuova manifestazione a Magas. Prima di quella  data, gli organizzatori della protesta si sono dati il compito di informare i compatrioti che vivono fuori dalla capitale di quanto sta avvenendo. Le autorità hanno, infatti, bloccato l’accesso ad internet mobile in tutta l’Inguscezia, lasciando molti all’oscuro dello svolgersi degli eventi.

Barakhoev ha aggiunto che sono già stati presentati ricorsi ai tribunali federali russi e ha annunciato l’intenzione di appellarsi al Consiglio d’Europa, all’Onu e alla Lega islamica. Quattro parlamentari dell’Assemblea nazionale hanno testimoniato di brogli nel corso del voto per la ratifica dell’accordo con la Cecenia. I manifestanti di Magas richiedono anche che venga organizzato un referendum sulla questione del confine. 

L’espansionismo ceceno

L’Inguscezia è parte naturale di quello che può essere descritto come un progetto espansionistico perpetrato dal presidente della Cecenia, Ramzan Kadyrov, nel Caucaso del Nord. Ingusci e ceceni appartengono, infatti, a un unico gruppo etnico e dal 1936 al 1992 hanno convissuto in una comune repubblica autonoma in seno all’Unione sovietica. 

Mentre si svolgevano le manifestazioni a Magas, è tornata a galla anche la questione del distretto di Aukh in Daghestan, una zona abitata da una minoranza cecena che sin dal 1957 aspira a una qualche forma di autonomia amministrativa. Finora, pur sfociando ciclicamente in scontro aperto, è rimasto un conflitto latente, ma non è escluso che, in un futuro prossimo, Grozny possa spingere a una revisione anche di questo confine. Kadyrov ha dalla sua il ruolo di pacificatore della Cecenia dopo il conflitto degli anni novanta.

L’indifferenza di Mosca

Durante l’incontro del 16 ottobre, a Pjatigorsk, tra una delegazione inguscia e il rappresentante del Cremlino per il Caucaso Settentrionale, Aleksandr Matovnikov, ha dimostrato che le autorità federali non sono interessate a cambiare i termini dell’accordo del 26 settembre e sono disinteressate alla legalità della procedura che ha portato alla sua ratifica.

Mosca sembra continuare a considerare il territorio dell’Inguscezia come una pedina di scambio per comprare la fedeltà dei vassalli nel Caucaso del Nord, ma la memoria dei torti subiti nel recente passato resta viva tra gli ingusci. In molti dei manifesti esposti durante le manifestazioni di Magas, si trovavano riferimenti ai territori del distretto di Prigorodnyj ceduti nel 1992 all’Ossezia settentrionale dopo un conflitto sanguinoso. La via della piazza sembra, dunque, l’unica percorribile per coloro che vogliono mantenere l’integrità territoriale dell’Inguscezia.

Immagine: News.ru

 

Chi è Aleksej Tilman

È nato nel 1991 a Milano dove ha studiato relazioni internazionali all'Università statale. Ha vissuto due anni a Tbilisi, lavorando e specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell'area caucasica all'Università Ivane Javakhishvili. Parla inglese, russo e conosce basi di georgiano e francese.

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