Il 12 ottobre la popolazione bulgara ha rivolto, durante il suo funerale, l’ultimo omaggio a Viktoria Marinova, conduttrice e direttrice della rete televisiva Tvn brutalmente stuprata e uccisa il 6 ottobre scorso. La giovane giornalista di soli 30 anni è morta in circostanze ambigue, forse legate alla sua attività professionale. Tristezza e amarezza sono stati i principali sentimenti percepiti in Bulgaria nel corso delle indagini, mentre non sono mancate ovviamente dichiarazioni di condanna da parte dalla comunità internazionale verso il governo di Boyko Borisov, già sotto pressione per i recenti tumulti all’interno della sua coalizione.
L’omicidio
Il corpo di Marinova è stato ritrovato in un cespuglio nel molo del fiume Danubio intorno alle 14:20, nei pressi della città di Ruse. Il delitto si è consumato qualche ora prima in pieno giorno, mentre la giovane donna faceva jogging nel lungofiume. Secondo le prime ricostruzioni la giornalista sarebbe morta a causa di numerosi colpi inflitti alla testa e per strangolamento, venendo prima selvaggiamente picchiata e stuprata. È stata anche derubata dei suoi principali oggetti personali, quali le chiavi della macchina, gli occhiali da vista e alcuni vestiti, lasciando così pensare inizialmente a un movente del delitto svincolato dalla sua attività lavorativa.
L’arresto del presunto killer
La caccia all’assassino è scattata immediatamente, portando all’arresto di un senzatetto di origini rumene il 9 ottobre, poi rilasciato lo stesso giorno. Il 10 ottobre è stato arrestato il presunto killer, Severin Krassimirov, un cittadino bulgaro di etnia rom di 21 anni. Il ragazzo è stato arrestato in Germania nella cittadina di Celle, in Bassa Sassonia, mentre si trovava a casa della madre. L’arresto è scattato in quanto il DNA del sospettato è stato rinvenuto sulla scena del crimine, mentre durante una perquisizione nella sua casa a Ruse sono stati ritrovati oggetti personali della giornalista. Il presunto killer, già noto alle autorità a causa di precedenti penali per stupro in Russia, ha confessato di aver violentato e ucciso la donna dopo un diverbio; Krassimirov era sotto l’effetto di droghe e alcool.
Le ragioni dell’omicidio
Marinova aveva già subito in passato minacce, assalti e violenze, tutte legate alla sua attività di conduttrice del programma d’inchiesta “Detector”, trasmesso dalla tv privata Tvn, molto famosa nell’area di Ruse. Il 30 settembre Marinova ha ospitato nel suo programma Attila Biro e Dimitar Stoyanov, due giornalisti che si occupano anch’essi di inchieste legate a casi di corruzione. I tre si stavano occupando del recente scandalo che sta interessando la Bulgaria e il colosso chiamato “GP Group Stock Company”, una grossa società per azioni nazionale che si occupa principalmente di infrastrutture nei più svariati campi, dall’edilizia industriale alla gestione e manutenzione di impianti petroliferi e gasdotti, con business attivi anche in Croazia, Serbia e Macedonia.
Nella puntata Marinova e i suoi ospiti hanno apertamente accusato il colosso finanziario di aver intascato ingenti quantità di denaro proveniente dai fondi europei del Programma di Sviluppo Regionale, dai Programmi Operativi e dal Programma di Efficienza Energetica dell’Unione europea. Biro e Stoyanov hanno raccontato di essersi recati a Radomir, un piccolo villaggio a circa 40 km da Sofia, per esaminare dei documenti del gruppo GP, da loro considerati come presunte prove dei finanziamenti UE di cui dirigenti si sarebbero appropriati. Lì la polizia ha fermato e sequestrato i due giornalisti, rilasciati soltanto all’alba del giorno successivo.
Tuttavia, il procuratore generale Sotir Tsatsarov ha affermato che “a questo stadio delle indagini non si può dire se il delitto sia collegabile all’attività professionale della vittima”. Il premier Borissov ha invece espresso le condoglianze ai famigliari, ringraziando gli inquirenti e le autorità tedesche per il lavoro svolto. Egli ha risposto alle varie critiche internazionali ricevute, sostenendo che le “ingiuste accuse hanno danneggiato la Bulgaria, mentre tutta la nazione era al cento per cento al lavoro per cercare di risolvere il caso”.
Nonostante le affermazioni delle autorità competenti, resta il fatto che la libertà di stampa sia stata ancora una volta attaccata in maniera violenta, e sale a tre il numero degli omicidi a danni di giornalisti nell’UE nell’ultimo anno, dopo gli omicidi di Daphne Cruana Galizia a Malta e Jan Kuciak in Slovacchia.
Fonte foto: CBS News