Tre Mari, l’iniziativa energetica per liberarsi da Mosca e Berlino

di Carolina Muzzillo

Il 17 e il 18 Settembre si è tenuto a Bucarest il terzo summit annuale dell’Iniziativa Tre Mari. L’iniziativa, conosciuta anche come “Trimarium”, è stata lanciata nel 2015 con l’intento di riunire 12 stati, dal Baltico al Mar Nero, abbracciando anche il Mar Adriatico: Austria, Bulgaria, Romania, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Slovacchia e Slovenia. Con i primi due summit, quello di Dubrovnik nel 2016 e quello di Varsavia nel 2017, sono state delineate le linee chiave dell’iniziativa: l’interconnettività regionale, progetti infrastrutturali e, soprattutto, una politica energetica comune, opponendosi alla politica ritenuta “espansionista” della Russia e alla funzione dominante della Germania all’interno dell’Unione Europea.

L’Iniziativa Tre Mari era stata inizialmente concepita come risposta della “Nuova Europa” – quella formata dai paesi della più recente fase di allargamento europeo – alla “Vecchia Europa”, il nucleo primitivo dell’Unione Europea, in cui la Germania detiene un ruolo trainante. La contrapposizione alla “Vecchia Europa” si è rivelata specie riguardo la questione energetica, ponendo quest’ultima come oggetto primario dell’iniziativa per poter interferire con i legami energetici tra Russia e Germania, specialmente riguardo la questione del nuovo gasdotto Gazprom, il North Stream II, che fornirà gas all’Europa partendo dalla Russia e arrivando in Germania. Alla base del Trimarium vi è infatti la volontà di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e l’indebolimento del traino tedesco nell’Unione Europea, espressa principalmente da Croazia e Polonia.

I punti chiave del summit in Romania tra il 12 paesi partecipanti sono stati principalmente l’interconnessione regionale nel campo energetico e infrastrutturale, il consolidamento delle relazioni transatlantiche e il processo di coesione europea.

Uno dei principali traguardi nel campo infrastrutturale è stata la scelta di completare l’autostrada “Via Carpatia”, che dovrebbe collegare i Baltici all’Egeo. Per quanto riguarda l’energia, è stata stabilita l’installazione di due terminal per il gas naturale liquido statunitense, uno sull’isola di Krk in Croazia e l’altro a Swinoujscie in Polonia. È stata inoltre firmata una dichiarazione sulla creazione di una rete di camere di commercio nella regione ed è stato presentato il progetto per creare un fondo di investimento comune per l’iniziativa tre mari con lo scopo di poter attuare i progetti ritenuti primari al summit.

Il summit di Bucarest rappresenterebbe inoltre, per la Romania, l’opportunità di avere un ruolo guida nell’iniziativa Tre Mari e la possibilità di diventare un bacino energetico regionale, come dichiarato dal suo presidente della repubblica Klaus Johannis.

La Romania, paese storicamente euro-atlantista, ha dato una svolta decisiva alla precedente impostazione ideologica dell’Iniziativa Tre Mari. A dimostrazione del cambio di rotta sono stati gli inviti, da parte del presidente della repubblica rumeno Klaus Iohannis, al presidente della commissione europea Jean Claude Juncker, al ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, al segretario all’Energia degli USA Rick Perry e ai rappresentati della Banca Mondiale e della Banca Europea per gli investimenti. Johannis ha infatti dichiarato che il Summit di Bucarest rappresenta la concretizzazione di ciò di cui si era discusso nei due precedenti summit, ma che per la buona riuscita dell’iniziativa si necessiterebbe dell’appoggio statunitense. La Romania vuole infatti mantenere, oltre ad una solida coesione europea, anche stabili rapporti transatlantici. L’iniziativa ha pertanto ottenuto il riconoscimento dell’Unione Europea e dell’amministrazione Trump, discostandosi dall’originale significato ideologico che si celava dietro la Tre Mari, sostenuta soprattutto da Croazia e Polonia, che, oltre ad essere i maggiori investitori, avevano anche stabilito la linea direttrice verso cui stava andando l’iniziativa.

Nonostante il conflitto di interessi tra i 12 paesi membri all’interno del Trimarium possa essere considerata un’ovvietà e nonostante l’eterogeneità politica dell’iniziativa, per ora la Romania è riuscita a dare la propria impronta e il proprio contributo. Il passaggio dal summit di Varsavia a quello di Bucarest ha rappresentato infatti due visioni antitetiche della politica europea, trasposte ovviamente anche sul campo energetico.

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