MACEDONIA: Fallito il referendum per cambiare il nome al paese

Domenica 30 settembre 2018 i cittadini della Repubblica di Macedonia sono stati chiamati a votare al referendum per scegliere se approvare l’accordo bilaterale firmato dal governo macedone con le autorità greche. Nonostante si sia espresso a favore più del 90% dei votanti, il quorum non è stato raggiunto e il referendum è di fatto fallito. L’affluenza si è attestata al 36%, facendo di fatto prevalere il boicottaggio promosso dall’opposizione del VMRO DPMNE. La consultazione veniva considerata un’opportunità unica per la risoluzione del contenzioso con la Grecia e prevedeva il cambiamento del nome del paese in “Macedonia del Nord”, aprendo di fatto la strada all’adesione all’Unione Europea e alla NATO.

Il contenzioso

Il contenzioso era nato nel 1991, quando nell’ambito del processo di dissoluzione della Jugoslavia, la Macedonia si era dichiarata indipendente. Contestualmente, la Grecia aveva opposto le sue rimostranze a causa dell’omonimia tra il neonato stato e una delle sue regioni settentrionali.

Negli anni il paese ha portato avanti la sua adesione alle Nazioni Unite sotto il nome di FYROM (Former Yugoslavian Republic of Macedonia, in italiano Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia), iniziando a costruire le sue istituzioni nazionali e a creare la sua rete di relazioni bilaterali e multilaterali a livello internazionale. Ulteriori problemi relativi alla contesa con la Grecia sono sorti successivamente, nel momento in cui il governo di Skopje ha deciso di intraprendere il percorso di adesione all’Unione Europea e di richiedere l’accesso alla NATO.

Il referendum

L’esecutivo socialdemocratico guidato da Zoran Zaev, grande fautore dell’adesione all’Unione europea e all’Alleanza atlantica, aveva sostenuto l’accordo durante la campagna elettorale. L’opposizione conservatrice, guidata da Hristijan Mickoski, e dal presidente nazionalista Gjorgje Ivanov, si è schierata contro l’accordo: pur essendo favorevoli ad Unione Europea e NATO, hanno ritenuto l’accordo con la Grecia dannoso per gli interessi della Macedonia, oltre che incostituzionale.

Ad urne chiuse e con l’88,5% delle schede scrutinate, si può affermare che il referendum, pur non essendo vincolante, si è rivelato fallimentare. Il risultato della consultazione, tuttavia, ha visto prevalere il 91,33% di voti favorevoli su quelli contrari e pertanto Zaev ha chiesto al parlamento di “confermare la volontà della maggioranza”, dopo che la grande maggioranza degli elettori “si è espressa per il cambio di nome del paese”, facendo riferimento alla possibilità di votare l’accordo direttamente nell’assemblea dove servirà la maggioranza di due terzi.

Dalla parte greca, a nome dell’esecutivo, il ministro degli esteri Nikolaos Kotzias si è espresso neutralmente rispetto al risultato, affermando di rispettare la volontà popolare macedone.

La Macedonia si trova ancora una volta in una situazione di stallo nei processi di integrazione europei ed atlantici e nel paese potrebbe aprirsi una crisi politica ed istituzionale non irrilevante.

Immagine: abcnews.go.com

Chi è Leonardo Scanavino

Project Assistant presso lo European Centre for Electoral Support (Bruxelles), è laureato in Relazioni Internazionali e Studi di Sicurezza presso la Scuola Superiore Sant'Anna (Pisa) e l'Università di Trento. In precedenza, ha frequentato un semestre di studi (Erasmus) prasso la Latvijas Universitāte (Riga, Lettonia), e ha svolto uno stage presso l'Ufficio Economico e Commerciale dell'Ambasciata d'Italia presso la Federazione Russa a Mosca. Parla inglese, francese e studia russo.

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