POLONIA: Il Paese diviso sulla tomba del presidente

 

Mentre il 20 giugno parrebbe essere la data più probabile per le elezioni presidenziali polacche, indette per scegliere il successore di Lech Kaczynski, tragicamente scomparso nell’incidente aereo di Smolensk lo scorso fine settimana, il Paese si spacca sull’opportunità o meno che il defunto presidente possa essere seppellito con la moglie nella cripta del complesso di Wawel a Cracovia. Ci si chiede se sia il caso di tumularli accanto alle figure più rappresentative ed eroiche del pantheon nazionale.

La cattedrale del Wawel, collina situata sulla riva sinistra della Vistola, è il santuario nazionale polacco e con l’annesso castello reale rappresenta un luogo dal forte valore simbolico.

Sede del governo dal Medioevo e durante il Rinascimento il castello, luogo delle incoronazioni reali la cattedrale, il Wawel, alla fine del Settecento, quando la Polonia perse l’indipendenza, divenne appunto il simbolo della sovranità perduta.

Anche da un punto di vista artistico, il complesso rappresenta un gioiello architettonico: la cappella di Sigismondo (XVI secolo) fu definita “il più bell’esempio di Rinascimento toscano a nord delle Alpi”.

Alcune remote leggende raccontano di un drago che avrebbe abitato una caverna sotto la collina del Wawel e seminato distruzione e morte nelle regioni circostanti, fino ad essere sconfitto da un giovane eroe coraggioso che lo avrebbe indotto a divorare un agnello imbottito di zolfo: per calmare la sete, il mostro avrebbe bevuto metà della Vistola, gonfiandosi fino a scoppiare.

Dunque si tratta di un luogo in cui si concentra l’anima del Paese: oltre alle Tombe reali, nelle cripte e cappelle della cattedrale sono sepolti eroi nazionali e poeti, tra cui il re Jan III Sobieski che sconfisse gli ottomani di Kara Mustafa nell’assedio di Vienna (1683) grazie a una intelligente manovra della sua cavalleria, e il maresciallo Pilsudski che nel 1918 assunse la guida della nuova Repubblica di Polonia.

Secondo molti in questi giorni, la decisione assunta dalle più alte gerarchie della chiesa cattolica polacca (l’annuncio è stato dato dall’arcivescovo di Cracovia, cardinal Dziwisz, già segretario personale di papa Woytila) di accordare la sepoltura di Kaczynski e della consorte accanto a queste imponenti figure della storia patria, porterà alla rottura di quel filo di dialogo  che sembrava preconizzare un cammino di unità nazionale, da tutti auspicato in un momento di lutto che ha davvero coinvolto l’intero Paese.

La figura del presidente conservatore è stata in passato messa più volte in discussione e, malgrado il rispetto dovuto e il dolore espresso in questi giorni da migliaia di comuni cittadini e da figure istituzionali del Paese, non sembrerebbe opportuno a tutti elevare Kaczynski allo status di eroe nazionale.

Da più parti si chiede dunque alle alte cariche della chiesa polacca di rivedere una posizione che rischia di diventare inopinatamente un nodo in cui tornerebbero ad intrecciarsi tensioni che il lutto pareva aver in parte sopito, creando imbarazzi anche alle istituzioni nell’imminenza delle nuove elezioni.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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