UCRAINA: Quel pasticciaccio brutto della Timoshenko. Kiev contro tutti

di Matteo Zola

L’arresto di Yulia Timoshenko, già leader della Rivoluzione Arancione, il 5 agosto scorso, si sta rivelando un boomerang per l’establishment ucraino guidato dal filorusso  Viktor Yanuchovyc. L’arresto, lo ricordiamo, è stato motivato da oltraggio alla corte: la Timoshenko, durante un’udienza del processo che la vede coinvolta, ha lanciato insulti al giudice Rodion Kirejev e si è fatta beffe dell’attuale primo ministro Mikola Azarov. L’accusa a suo carico è di corruzione e malversazione: durante il suo ministero avrebbe stipulato un contratto per la fornitura di gas con il Cremlino troppo vantaggioso per quest’ultimo. La carriera politica e imprenditoriale dell’oligarca Timoshenko è tutt’altro che trasparente ma l’arresto è chiaramente politico

Da tempo la restaurazione filorussa di Yanuchovyc costa, ai protagonisti dell’avventura arancione, carcere e processi. L’arresto della Timoshenko ha però costretto le cancellerie europee a far sentire la loro voce. Una voce timida. Vista la situazione economica del vecchio continente c’è altro da pensare che alla Timoshenko che pure santa non è. La Timoshenko stessa, secondo il nostro avviso, ha forzato la mano al suo arresto proprio per trovare sponde internazionali alla sua causa in modo da uscire dal vicolo cieco della (certo non trasparente) giustizia ucraina. Che la Timoshenko possa però ancora incantare qualcuno con il piglio dell’eroina e della martire, è dubbio. Le questioni che porteranno alla sua probabile liberazione sono altre.

La partnership con l’Unione Europea

L’Ucraina di Yanuchovyc non intende rinunciare alla partnership commerciale con l’Unione. In un vertice tenuto in Polonia, che ha la presidenza di turno, i ministri degli Esteri dell’ Unione si sono trovati d’ accordo: “L’ intesa può essere raggiunta solo se il caso Tymoshenko è risolto”. Yanuchovyc, l’uomo di Mosca, si trova adesso contro al Cremlino. Dal ministero degli Esteri russo è arrivata la secca precisazione che il contratto firmato da Yulia a suo tempo rispettava tutte le leggi russe e ucraine. Che fare?

Una nuova guerra del gas

Una nuova guerra del gas potrebbe inoltre essere alle porte se Kiev e Mosca non trovano un’intesa sui prezzi. Yanuchovyc vorrebbe, in virtù del suo “vassallaggio“* a Mosca, un trattamento di favore. La Russia però gioca d’azzardo e cerca di mettere le mani sui gasdotti ucraini: gas a poco prezzo in cambio del controllo delle tubature. E addio autonomia energetica per l’Ucraina. Yanuchovyc non ci sta e cerca di sciogliere Naftogaz, la società che stipulò i contratti con il Cremlino ai tempi di Yulia ma il “niet” russo è secco: se Naftogaz si scioglie, si fonde con Gazprom. Yanuchovyc risponde che se non si trova un accordo si rivolgerà ad un arbitrato internazionale. E l’Europa occidentale non ha intenzione di passare l’inverno al freddo.

Una nuova rivoluzione arancione?

L’appoggio commerciale dell’Unione diventa allora fondamentale in un contesto di simile crisi politica, e la liberazione della Timoshenko potrebbe esser vicina. Intanto la “pasionaria” scrive lettere dal carcere come un altro oligarca caduto in disgrazia, Khodorkovski, che pure lui santo non è. Lettere che animano i suoi sostenitori protagonisti, ieri, di scontri con la polizia che, tra le manganellate, ha impedito che venissero piantate tende davanti al tribunale in viale Khreshatik. Prove per una nuova rivoluzione arancione? Forse non auspicabile se finanziata coi soldi della “zarina del gas”.

*Sul “vassallaggio” di Kiev a Mosca:

Kiev, provincia di Mosca

Kiev e il nuovo patto di Varsavia, pardon- di Taskent

La fusione fra Kiev e il Cremlino

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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3 commenti

  1. Oksana Repinska

    Dal mio punto di vista,di un’ucraina che vive di persona la facenda, l’autore e’ molto soggetivo e si sbaglia su molte cose.Oppure vuole sbagliare. Ora tutti i vertici Europei vedono un film fatto sull’argomento.Sia l’autore che tutti gli interessati possono vederlo qua e poi giudicare. http://uainfo.censor.net.ua/news/6431-v-evrope-pokazyvayut-film-sudilische-nad-timoshenko-smotret-s-achat.html?utm_source=twitterfeed&utm_m
    Oksana Repinska
    Ucraina

    • Gent. Oksana

      comprendo perfettamente il suo punto di vista, e lo rispetto. La Timoshenko può forse salvare gli ucraini dalla dittatura. Non credo, però, che con la Timoshenko ci sarebbe una democrazia compiuta. La Timoshenko può essere il male minore, ma è pur sempre un male. A meno che non si voglia negare il suo legame con Kuchma, i suoi interessi con Gazprom, e la corruzione di cui si è macchiata (in un Paese dove la corruzione è ovunque, certo non è l’unica).
      Che quello alla Timoshenko sia un processo politico, l’ho detto. Ma devo anche spiegare al lettore italiano (che nulla sa della Timoshenko) chi e che cosa ha fatto la “zarina”.
      I vertici europei non salveranno la Timoshenko perché non la si può salvare: in primo luogo, perché è colpevole. In secondo luogo perché l’Europa con l’Ucraina vuole farci affari. Affari che fa indipendentemente da chi governa. Oggi li fa con Yanukovyc. L’Europa potrà dire qualche bella parola sulla Timoshenko, ma nulla di più. Interferire con gli affari interni ucraini è anche interferire con la Russia. E anche con la Russia l’Europa ha grossi affari in ballo.
      Se gli ucraini vogliono la democrazia, devono prendersela da soli. La “Rivoluzione arancione” fu un buon esempio. Un bel tentativo ma molto resta da fare. E poi, una battuta: quanto sono stati democratici Timoshenko e Yushenko nel riabilitare Stejpan Bandera? Mi scusi la provocazione, non voglio offendere nessuno, ma lei saprà che Bandera ha combattuto anche dalla parte dei nazisti (https://eastjournal.net/2010/09/07/dossier-storia-1-la-doppia-e-reciproca-pulizia-etnica-in-galizia-e-volinia/). Se un governo europeo avesse fatto una cosa del genere come minimo gli si metteva delle sanzioni economiche (in Austria ci andarono molto vicino). Quel che voglio dire è che – personalmente – sono d’accordo sul fatto che l’Ucraina è in pericolo (legga qui gli articoli sull’Ucraina: https://eastjournal.net/2010/03/15/3672/ e questo in particolare https://eastjournal.net/2010/04/24/ucraina-kiev-provincia-di-mosca-2/) ma non credo che la Timoshenko sia il bene né la salvezza per il Paese. Quel che le chiedo è: i russi d’Ucraina che ne pensano della situazione e della Timoshenko? Un saluto cordiale

      Matteo

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